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Focus Cina - Previsioni Sace
Il ruolo dell’urbanizzazione nei piani di Pechino
Giovanni Salinaro
| 04 giugno 2018

Il 20 gennaio 2012 l’Ufficio nazionale di statistica cinese diffuse un dato storico: nel 2011 per la prima volta nella storia del Paese la popolazione urbana (691 milioni) ha superato quella rurale (657 milioni). Nei trent’anni precedenti la Cina aveva sperimentato una crescita economica senza precedenti, in cui sono stati proprio i centri urbani (in particolare quelli costieri) ad accentrare le attività industriali, attirando forza lavoro e permettendo il progresso che ha portato la Cina a diventare, oggi, la prima potenza mondiale in termini di Pil (PPP). Il processo di urbanizzazione studiato e voluto dal Partito comunista cinese ha la funzione di agglomerare ancor di più le attività economiche ed è funzionale a quel “cambiamento del modello di sviluppo” - necessario e difatti in corso - dell’economia, che abbandona gradualmente il traino degli investimenti e dell’export e si sposta più sul consumo domestico. Urbanizzazione e crescita del reddito pro-capite sono, infatti, due grandezze che sono in stretta relazione (cfr. Fig. 1). Per la gran parte questo avviene attraverso un aumento dei salari dei lavoratori: l’effetto agglomerante della città ha come risultato lo spostamento della manodopera dal settore primario a quello secondario e terziario e permette, sia a chi offre sia a chi domanda lavoro, di sfruttare le esternalità positive di tecnologia e conoscenza, a tutto vantaggio della produttività.

 

Fig. 1 – Reddito pro-capite (PPP $ - asse sx), popolazione urbana (milioni – asse dx) e tasso di urbanizzazione (%) in Cina

 

 

Fonte: elaborazioni SACE su dati Banca Mondiale

 

Tra il 1978 (anno dell’apertura al mondo della Cina) e il 2012, il reddito pro-capite cinese è cresciuto di 16 volte, portando circa 500 milioni di individui fuori dalla povertà1. Ma una crescita del reddito pro-capite basata prevalentemente sulla migrazione dalle campagne alle città costiere (cfr. Fig.2), non è sostenibile nel lungo termine e non può permettere alla Cina di centrare uno degli obiettivi primari del Partito, quello di divenire un Paese “ad alto reddito”.

Fig. 2 – Variazione della popolazione urbana per fonte (2000-2010)

 

 

 

Fonte: World Bank, Urban China

 

Ma quali sono i problemi che il processo di urbanizzazione ha fatto emergere e che il governo cinese deve risolvere?
Il primo è rappresentato dalla spinta eccessiva del settore costruzioni e immobiliare che ha generato una quantità ingenti di abitazioni, in parte rimaste vuote anche a causa della rapida crescita dei prezzi che ha interessato i grandi agglomerati urbani. A ciò è connesso un altro fattore critico, quello che riguarda il bilancio degli enti locali: il processo di decentralizzazione fiscale lanciato dalle riforme di Deng Xiaoping (unitamente ad altre riforme che hanno favorito dinamiche speculative nella vendita dei diritti d’uso del suolo nonché la rapida crescita del mercato immobiliare) ha fatto sì che i governi locali utilizzassero la leva dello sviluppo urbano come mezzo per generare ricchezza e aumentare il gettito fiscale2. Gli enti locali si sono fortemente indebitati offrendo come garanzia alle banche (statali) gli stessi immobili poi, in parte, rimasti invenduti. Per questo motivo uno sgonfiamento della bolla immobiliare ha preoccupato l’intero sistema bancario e ha portato (nel 2015) il governo a porre un tetto all’indebitamento degli enti locali.
Gli incentivi a far crescere le città difficilmente si coniugano con uno sviluppo sostenibile in grado di assicurare protezione ambientale e sociale. Difatti ulteriori problematiche emerse sono i problemi di inquinamento e la crescita della diseguaglianza. Nel 1980 il coefficiente di Gini per la Cina era pari a 0,3 mentre oggi si avvicina allo 0,53. Questa differenza è particolarmente rimarcata se si confronta la popolazione rurale con quella urbana, tra le quali il gap di reddito è estremamente elevato. Ma anche all’interno della stessa popolazione urbana, ci sono fasce di popolazione marginalizzate: sono i lavoratori migranti che, essendo registrati come “residenti rurali”, non avevano accesso ai servizi sociali essenziali come sanità e istruzione. La riforma del sistema di registrazione (Hukou) è, infatti, tra le prime misure adottate dal governo a partire dal 2014 per porre rimedio a questa problematica, sebbene molta strada sia ancora da fare. Parallelamente si è lavorato sullo sviluppo della Cina interna e delle città cosiddette “di seconda fascia” per ridimensionare il fenomeno migratorio verso la costa.
Sul fronte ambientale, tematica particolarmente sensibile per i cittadini cinesi, il governo si è messo in moto con varie misure previste nel 13° piano quinquennale: riduzione dell’intensità energetica (che passa dalla riduzione all’utilizzo del carbone), disincentivi per le industrie più inquinanti (molte delle quali hanno dovuto chiudere), sviluppo di trasporti su ferro, promozione dell’energia rinnovabile e della produzione e importazione di auto elettriche.

Il processo di urbanizzazione si è, pertanto, rivelato cruciale per lo sviluppo della Cina moderna, non mancando di far emergere elementi che meritano una correzione. D’altronde, come specificato nel “Piano nazionale per l’urbanizzazione di nuovo tipo (2014-2020)”, il primo documento di pianificazione cinese dedicato allo sviluppo urbano, l’urbanizzazione è da intendersi come un fenomeno “naturale”, che riguarda l’evoluzione della società umana, e non quale frutto di mere scelte politiche. È pertanto un fatto inevitabile e, preso coscienza dei problemi che questo ha comportato, non resterà che osservare in che modo il Partito affronterà e gestirà questo fenomeno (fino ad oggi in gran parte escluso dal dibattito politico4)  che, secondo le intenzioni del 13° piano quinquennale, porterà la popolazione urbana permanente al 60% di quella totale.

 


1 Banca Mondiale - Urban China
2 Orizzonte Cina, 2017
3 Si considera segno di un’elevata diseguaglianza un coefficiente di Gini superiore allo 0,4.
4 Orizzonte Cina, Daniele Brombal, 2017

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Tags

focus cina Asia Geoeconomia Cina sviluppo

AUTORE

Giovanni Salinaro
Country Risk Analyst Sace

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