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Commentary

Imprese: New normal a dimensione individuo

Fabio Pompei
|
Andrea Poggi
24 settembre 2021

I primi segnali concreti di ripresa iniziano a fare capolino tra le fila dell’ecosistema imprenditoriale italiano e sono le stesse aziende a guardare con positività al prossimo futuro: il 75% delle organizzazioni prevede un ritorno del fatturato a livelli pre-pandemia entro il 2022, in linea con quanto percepito dal 64% dei consumatori. Le premesse, quindi, sono positive ma affinché questo sia realizzabile e possa gettare le basi per una crescita solida e duratura, sarà necessario agire con determinazione e struttura su specifiche direttrici.

Sostenibilità, ambientale e sociale, e innovazione: queste, insieme alla tutela della salute, sono le priorità che il nostro Paese deve perseguire per abilitare una ripresa virtuosa e supportare le stime macroeconomiche che lasciano intravedere per l’economia non solo italiana, ma anche europea, il più elevato tasso di crescita degli ultimi decenni – infatti, si stima una ripresa del Pil italiano del +6% nel 2021.

 

Il PNRR per il rilancio dello sviluppo economico

Istituzioni e aziende private stanno volgendo entrambe lo sguardo a progettualità che abbiano al centro queste priorità. Una conferma in questo senso viene proprio dall’analisi delle risorse del Next Generation EU (NGEU) e alle direzioni strategiche definite all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano. Il programma – riconosciuto dal 90% di aziende e consumatori come un mezzo fondamentale per sostenere lo sviluppo post pandemico - ha infatti il duplice obiettivo di supportare il recupero dei punti di Pil perduti, ma soprattutto, di gettare le basi per un solido sviluppo economico a 360 gradi fondato su innovazione, digitalizzazione, sostenibilità e coesione sociale.

Dall’altro lato, in questa fase di ripartenza le imprese stanno delineando gli obiettivi e le direttrici del futuro e, secondo una ricerca Deloitte che ha coinvolto il top management di 300 aziende italiane e 4.500 cittadini di 8 Paesi europei, l’88% delle imprese vuole raggiungere obiettivi di innovazione, il 79% sostenibilità ambientale e l’82% di trasformazione digitale. La trasformazione digitale e, più in generale, la digitalizzazione dei modelli è infatti uno tra i prerequisiti fondamentali per abilitare l’innovazione all’interno delle realtà aziendali, pubbliche e private ed è stato dimostrato che, quanto più le aziende presentano un livello di maturità digitale elevato, tanto è maggiore la loro capacità di innovare grazie a una maggiore propensione alla sperimentazione.

 

I due principali drivers: sostenibilità e digitale

Guardando nel dettaglio alla sostenibilità, più della metà delle aziende italiane ritiene infatti la transizione verde un driver fondamentale per il rilancio verso il New Normal, garantendo un vantaggio competitivo nuovo, e il 53% delle aziende intervistate, specialmente quelle di maggiori dimensioni, ritiene di essere preparata in questo ambito. Inoltre, un’azienda su tre aumenterà il budget allocato a progetti green entro i prossimi cinque anni, puntando principalmente su tecnologie a basso impatto ambientale e a supporto dell’economia circolare – cavallo di battaglia dell’economia italiana  - , nel miglioramento dell’efficienza energetica a tutti i livelli e nell’adozione di modelli di innovazione e business sempre più orientati e incardinati alla concetto di sostenibilità.

Se volgiamo lo sguardo invece al tema dell’innovazione, la nostra analisi ha rilevato che entro i prossimi dodici mesi più di 8 aziende su 10 investiranno in questi ambiti al fine di migliorare la propria bottom line, adeguandosi al nuovo futuro post-pandemico. Le innovazioni, specialmente quelle abilitate dal digitale, infatti definiscono molteplici benefici per le aziende: se da un lato creano nuovo valore, ad esempio nei modelli di business e nella customer experience, dall’altro aiutano le aziende a raggiungere più consistenti livelli di resilienza, rendendole pronte ad assorbire shock imprevisti. Questi trend trovano conferma nei dati della ricerca da cui emerge che le imprese considerano tali soluzioni non solo come uno strumento per semplificare i processi (34%) ed efficientare le operations (26%), ma anche come un abilitatore per adeguare la propria value proposition al mutevole contesto (24%) e favorire processi di upskilling e reskilling della forza lavoro (22%).

 

Verso un nuovo sistema produttivo e di consumi

La direzione è quella giusta: se infatti da un lato esiste la volontà da parte delle aziende di portare avanti azioni di innovazione, digitalizzazione e sostenibilità – intesa nella sua più ampia accezione – dall’altro risulta fondamentale la scelta delle istituzioni, nazionali ed europee, di supportare queste decisioni. Non dobbiamo infatti dimenticare che l’Italia è un Paese ad alta densità di piccole imprese (il 95% del totale ha meno di 10 dipendenti  e per queste realtà è difficile riuscire a investire in modo adeguato e continuo in innovazione e sostenibilità. Per questo motivo, gli incentivi pubblici sono fondamentali: sgravi fiscali, finanziamenti, sburocratizzazione, investimenti in formazione e misure che, in generale, facilitino la creazione di un ecosistema più verde, inclusivo e innovativo rappresentano il modo principale per rendere concreta una volontà aziendale sempre più forte e decisa. Ad esempio, a questo proposito deve essere letta positivamente la decisione del Governo Italiano di impiegare parte delle risorse di NGEU (13,38 miliardi di euro – M1C2.1) per supportare il nuovo piano nazionale Transizione 4.0, così da incentivare gli investimenti privati in tecnologie 4.0 e R&S attraverso il potenziamento di tutte le aliquote di detrazione e un anticipo dei tempi di fruizione.

Naturalmente, in questo ri-disegno complessivo di priorità e progettualità, il punto di partenza e di arrivo non può che essere il singolo, il cittadino, il fruitore finale, il dipendente. A monte, infatti, queste nuove priorità sono spinte da rinnovate consapevolezze individuali: i nuovi paradigmi sociali che si sono affermati a seguito della pandemia descrivono un mondo caratterizzato da modelli di consumo innovativi, da una digitalizzazione sempre più pervasiva e da una crescente sensibilità verso temi di sostenibilità, che le aziende non possono più ignorare e devono assecondare, considerando che saranno trend destinati a perdurare nel tempo. A questo proposito, ad esempio, circa il 60% dei cittadini italiani utilizzerà sempre più servizi innovativi, ad esempio app e servizi online e pagamenti contactless, e, inoltre, vi è una crescente attenzione su temi di natura ambientale - più marcata che a livello europeo (44%) - dimostrata dal fatto che il 60% degli italiani dichiara di voler vivere e consumare in modo più equo e sostenibile, cercando di preservare il più possibile le risorse naturali e tutelando le generazioni future.

A valle invece, il singolo individuo sarà il destinatario di questi nuovi modelli e per questo motivo dovrà necessariamente essere posto al centro dei nuovi processi e delle nuove proposte di valore delle aziende. Se guardiamo all’innovazione, i nuovi modelli dovranno presuppore una formazione e un adeguamento delle competenze e uno sviluppo di un approccio ibrido, che valorizzi il contatto umano e lo coniughi opportunamente alla tecnologia. Non è un caso che l’analfabetismo digitale (53%), il bisogno di contatto umano (39%) e la data privacy (24%) sono i temi fondamentali per assicurare un’innovazione a misura d’uomo, in Italia così come in Europa, e dovranno senza alcun dubbio essere al centro delle nuove progettualità aziendali. Il tema della sostenibilità invece dovrà tradursi in un vero e proprio cambiamento culturale che coinvolga tutti gli stakeholders e che influenzi le strategie delle imprese, non esaurendosi a livello puramente d’immagine o limitandosi al semplice conseguimento di certificazioni.

 

Saper cogliere le opportunità: Italia in pole position?

Concludendo, non possiamo non evidenziare che per cogliere le opportunità del rilancio e rafforzare l’attuale sistema Paese, tutti gli stakeholders dell’ecosistema hanno compiti e responsabilità specifiche. I cittadini sono parte attiva del cambiamento e con le loro scelte di vita e consumo, sempre più digitali e verdi. Al contempo, è bene che le aziende adeguino le proprie strategie, andando incontro alle esigenze dei consumatori e accelerando tali trend anche grazie alle opportunità dirette e indirette riconducibili al NGEU. Le istituzioni, infine, si devono fare interpreti, garanti e promotori del cambiamento riscrivendo le priorità e le linee di sviluppo della società e dell’economia del futuro.

Sarà infine fondamentale che questo approccio, strutturato e fortemente coordinato, sia costantemente monitorato tramite indicatori puntuali e dettagliati, da un lato per garantire l’efficacia e l’efficienza dei singoli progetti e dall’altro per rispettare le richieste provenienti dall’Europa e per poter continuare a beneficiare dei fondi. In questo senso, la fiducia dei cittadini e delle aziende nei confronti dell’operato del governo è molto elevata: infatti, stando alla nostra ricerca circa il 70% di cittadini e aziende intervistate sostiene che l’Italia e le sue istituzioni saranno in grado di utilizzare e di monitorare l’impatto economico e sul benessere dei cittadini proveniente dall’utilizzo del NGEU. L’Italia è sulla buona strada: l’Europa ha approvato il PNRR e iniziano ad arrivare già i primi fondi e, in contemporanea, il Governo sta iniziando a emanare i primi decreti attuativi. L’opportunità è unica e imperdibile. Agendo tramite un approccio di ecosistema, strutturato e costantemente monitorato, potremo tutti insieme dirigerci verso il raggiungimento di obiettivi economici, sociali e ambientali in grado di migliorare il benessere della collettività tutta.

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