Free Food Grain Programme”. A Narendra Modi piace dare nomi enfatici ai suoi piani sociali ed economici: è parte della sua retorica populista che tuttavia coglie quasi sempre nel segno e conquista consenso. Il Free Food lanciato due anni fa nel pieno della prima ondata pandemica, era stato annunciato dalla ministra delle Finanze Nirmala Sitharaman.L'obiettivo era distribuire 5 chili di cereali più uno di legumi a ciascuno degli 800 milioni d'indiani delle varie categorie sociali che definiscono la povertà del Paese. Gli altri - 500 milioni - sono middle class e non hanno bisogno di aiuti di stato.
È comprensibile che di fronte a una gigantesca priorità che riguarda due terzi della popolazione indiana, la lontana guerra in Ucraina sia meno importante. Essendoci stata una seconda ondata pandemica destinata a pesare sulla crescita economica nazionale e sul costo quotidiano della vita, in queste settimane l'iniziativa “cereali per tutti” è ripresa con nuove distribuzioni. Continuerà fino a settembre.
Un rapporto antico
“L'India si sta avvicinando alla Russia?” è il quesito molto diffuso fra i commentatori, che in molti casi sottintende una risposta positiva. Da quando è incominciata la guerra, l'India ha acquistato 13 milioni di barili di petrolio russo; fino a pochi anni fa l'88% delle importazioni militari indiane veniva dalla Russia (sebbene oggi si siano ridotte al 35%). Delhi si è anche astenuta sul voto che ha sospeso Mosca dal Consiglio per i diritti umani dell'ONU: precedentemente non aveva preso posizione neanche sulla condanna della guerra.
Ma la questione va posta nel suo contesto. I rapporti con l'Unione Sovietica/Russia sono stretti dai giorni dell'indipendenza indiana del 1947. Indira Gandhi ai tempi dell'invasione dell'Afghanistan e Narendra Modi oggi, non hanno mai avallato le decisioni di Mosca: le hanno criticate ma in privato, senza dichiararlo pubblicamente.
Per molti in Asia solo un conflitto europeo
Il problema di fondo è che diversamente da noi europei, per gli indiani, gli indonesiani e tutti i Paesi asiatici che all'ONU non hanno preso posizione (non c'erano europei fra gli astenuti), la guerra in Ucraina non è un evento fondamentale. Per loro, come anche per i mediorientali e gli africani, non si tratta di una guerra mondiale ma di un conflitto fra europei per determinare quale sistema di sicurezza debba prevalere nel Vecchio continente, non nel mondo.
Il futuro dell'ordine globale non sarà deciso dalle guerre europee ma dal confronto in Asia, sul quale gli eventi ucraini hanno un rilievo limitato”, sostiene Shivshankar Menon, consigliere per la sicurezza nazionale dell'ex premier Manmohan Singh. “Oggi il centro di gravità dell'economia mondiale si è spostato dall'Atlantico a Est degli Urali. Le dispute geopolitiche e i dilemmi di sicurezza che possono influenzare l'ordine mondiale, sono concentrate nell'Asia marittima. E il mondo cerca un nuovo equilibrio per rispondere all'ascesa cinese”.
Cina e USA: i percorsi paralleli di Modi
L'India lo sta già facendo da tempo. Dopo la breve ma sanguinosa battaglia dell'estate 2020 nella valle di Galwan, lungo l'irrisolta frontiera himalayana, Delhi si è avvicinata al fronte dei Paesi determinati a contenere l'espansionismo cinese. Ma allo stesso tempo, in questi due anni gli scambi commerciali con Pechino si sono moltiplicati. Come se economia e geopolitica viaggiassero lungo due percorsi differenti.
L'ultimo incontro virtuale fra Joe Biden e Narendra Modi è stato chiarificatore per molti punti di vista. A dispetto del rifiuto indiano di farsi coinvolgere direttamente nella vicenda ucraina, il dialogo è stato proficuo. Se il Presidente americano e il Premier indiano si sono parlati a distanza, i ministri di Esteri e Difesa di Delhi erano a Washington per incontrare i loro colleghi americani. È il “2+2 ministerial meeting” che accompagna ogni vertice fra i due Paesi. È un privilegio diplomatico che l'India spartisce con gli Stati Uniti e pochissimi altri Paesi. Fra questi la Russia.