FOCUS - Infrastrutture e connettività: l’India cerca investitori
“La globalizzazione è una realtà dei nostri tempi, e per stare al passo con questa realtà abbiamo bisogno di infrastrutture di altissima qualità”, ha spiegato lo scorso febbraio il premier indiano Narendra Modi durante la cerimonia per l’avvio dei lavori del nuovo aeroporto internazionale Navi Mumbai, il secondo della città. Sarà uno dei 15 aeroporti internazionali distribuiti su tutto il territorio indiano e aprirà nel 2022, quando saranno riportati a pieno regime anche 70 aeroporti regionali sinora inutilizzati o sotto-serviti. L'obiettivo è quello di quadruplicare entro dieci anni il numero di passeggeri, da 265 milioni nel 2017 a un miliardo entro il 2030: il settore dell'aviazione civile indiana cresce già del 19% e sarà presto il terzo al mondo, dopo quelli di Stati Uniti e Cina.
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di Nicola Missaglia
PREVISIONI SACE - Buone prospettive per l’export italiano
L’area asiatica si conferma tra le principali mete di destinazione dell’export Made in Italy e l’India un Paese promettente per le esportazioni italiane. Nel 2017 l’export italiano verso l’Asia ha raggiunto i 51 miliardi di euro, in crescita di circa il 12% rispetto all’anno precedente. 39 miliardi sono frutto delle vendite verso le economie emergenti.
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di Valentina Cariani, Ufficio Studi Sace
PERCHE' INDIA WATCH
India Watch offre alle imprese interessate al mercato indiano un focus continuo sulle riforme e le opportunità di business in un subcontinente ancora troppo poco conosciuto. Ogni numero segnalerà i nuovi trend, le aree a maggiore potenziale di sviluppo e i settori più interessanti per il Sistema Italia.
IL DATO
È il numero di indiani che escono dalla povertà estrema ogni minuto, il tasso più alto di riduzione della povertà al mondo.
LAVORO - Sistema formativo al centro della scommessa di Modi
Ogni anno, 12 milioni di indiani si affacciano al mercato del lavoro. Oggi, sono 200 milioni gli indiani nella fascia di età compresa tra i 24 e i 35 anni. Entro il 2030, un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa sarà indiana. Per un Paese ambizioso e demograficamente dinamico come l’India, l’educazione e la formazione professionale dei suoi giovani costituisce una priorità assoluta. Una delle prime misure lanciate nel 2014 dal governo del Primo ministro Narendra Modi, è stato il programma Make in India, che punta a incrementare la quota del settore manufatturiero nel Pil nazionale dall’attuale 18% al 25% e di aumentare le esportazioni indiane da 300 miliardi di dollari a 700 miliardi entro il 2022. Tale obiettivo si è tuttavia da subito scontrato con un dato allarmante: solo il 4,7% della forza-lavoro indiana possiede le qualifiche e capacità richieste dal mercato.
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di Claudio Maffioletti, Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry
E-COMMERCE - Al via la partita indiana dei Big Players globali
La più importante acquisizione societaria mai effettuata in India ed il più oneroso acquisto di un’azienda di e-commerce a livello mondiale: è con questa premessa che si inquadra la colossale operazione effettuata da Walmart nei confronti di Flipkart (leader incontrastato del settore in India, con un valore che si attesta attorno ai 2,5 miliardi di euro), apre nuovi scenari di business nel Subcontinente e testimonia come il ruolo dell’India, da un punto di vista economico e geopolitico, sia destinato a pesare sempre di più negli anni a venire nello scacchiere globale. La statunitense Walmart, la più grande catena al mondo nel settore GDO, grazie ad un investimento di quasi 13,6 miliardi di Euro si è assicurata il 77% delle quote azionarie di Flipkart, riuscendo a bruciare la concorrenza di Amazon.
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di Alessandro Fichera e Manlio Urbano, Octagona
IL RAPPORTO
CRISIL Infrastructure Yearbook 2017
Il primo e più completo annuario delle infrastrutture Indiane, pubblicato da CRISIL (Standard&Poors).
IL SITO WEB
L'APPUNTAMENTO
LO STATO - Investire in West Bengal
Le parsimoniose banche indiane negli ultimi cinque anni hanno dato crediti per 18 miliardi di dollari alle piccole e medie imprese del West Bengal. È quasi un miracolo per le 3,7 milioni di Pmi, con 343 clusters, dello stato orientale: la quarta economia dell’Unione, terza per industrializzazione, prima nella produzione di riso e verdura. Uno dei settori di maggiore successo della piccola e media industria (in questo caso anche micro) del West Bengal sono i prodotti di pellame lavorato di cui lo Stato è il primo esportatore indiano. Il settore dà lavoro a 2 milioni e mezzo di persone. Storicamente il Bengala Occidentale è uno dei grandi centri industriali del Paese. Dopo qualche decennio di guida comunista dello Stato, l’attuale ed energica Chief Minister Mamata Banerjee , ha notevolmente ridotto le barriere burocratiche e rilanciato gli investimenti. Fra il 2010 e il 2017, il Pil è raddoppiato: ora è di 158 miliardi di dollari. Il 100% dei villaggi sono stati raggiunti dall’elettrificazione, sebbene non sia chiaro per quante ore al giorno ne possano disporre. Nel disegno indo-giapponese di creare un’alternativa alla “Via della seta” cinese, il Bengala Occidentale all’estremo Est dell’India, a dispetto del nome, è un trampolino verso Asia e Oceania per stimolare scambi e investimenti internazionali. Nello Stato sono già molto attive le imprese giapponesi.