L'approvvigionamento di idrocarburi rappresenta uno dei fattori di maggior rilevanza internazionale dell'area del Caucaso meridionale. L'Azerbaigian, in particolare, si presenta nel duplice ruolo di paese produttore e di paese di transito per la produzione dell'Asia centrale. I recenti sviluppi infrastrutturali sembrano tuttavia mostrare una crescente rilevanza del primo aspetto, destinato con ogni probabilità a restare prevalente nei prossimi decenni.
La decisione di costruire il Trans Adriatic Pipeline (TAP), anziché il più costoso Nabucco West, ha rappresentato infatti l'ultimo tassello del sistema di gasdotti concepito per trasportare il gas azerbaigiano sui mercati europei a partire dal 2019 e per almeno venticinque anni. Il primo tratto sarà costituito dall'espansione del South Caucasus Pipeline (SCP), che con una lunghezza di 693 km attraverserà l'Azerbaigian e la Georgia. Il secondo tratto sarà rappresentato dal Trans Anatolian Pipeline (circa 1.300 km), che attraverserà integralmente il territorio turco, dal confine con la Georgia fino al confine con la Grecia. Infine, l'ultimo tratto sarà quello del TAP, che attraverserà Grecia, Albania e il Canale d'Otranto, arrivando dopo 870 km in Puglia.
I nuovi gasdotti trasporteranno 6 miliardi di metri cubi (Gmc) sul mercato turco e altri 10 sui mercati dell'UE: 8 in Italia, uno in Grecia e uno in Bulgaria. Il gas proverrà interamente dai giacimenti offshore nella sezione azerbaigiana del Caspio, in particolare dal giacimento di Shah Deniz(1). Si tratterà nei fatti di un raddoppio della produzione azerbaigiana di gas, che nei decenni passati era rimasta in secondo piano, ma che nei prossimi anni attirerà investimenti per 25 miliardi di dollari(2).
Se il ruolo dell'Azerbaigian quale paese produttore sembra dunque destinato a crescere, risulta invece completamente tramontata l'ipotesi che sul suo territorio – e più in generale attraverso il Caucaso meridionale – possa transitare gas turkmeno diretto in Europa. La repubblica centroasiatica rappresentava agli occhi della Commissione l'ultima speranza per dare corpo al gasdotto Nabucco, immaginato all'inizio del decennio scorso quale strumento di diversificazione rispetto alle forniture russe(3).
Le riserve del Turkmenistan (18.800 miliardi di metri cubi, il 9% del totale mondiale(4)) rappresentano infatti un potenziale produttivo enorme, che la Commissione europea ha cercato invano di instradare verso i mercati europei attraverso forti pressioni, dovendo tuttavia fare i conti con la reale fattibilità economica del progetto e con le insormontabili difficoltà geopolitiche(5). In particolare, a pesare in modo determinante è stato l'incondizionato veto russo alla costruzione di un gasdotto che attraversasse il fondale del Caspio, portando grandi quantità di gas turkmeno a competere con quello russo sui mercati occidentali.
Gli investimenti infrastrutturali previsti per il decennio in corso rappresenteranno dunque l'affermazione dell'Azerbaigian quale paese fornitore dei mercati europei, di cui incrementerà la diversificazione e la concorrenzialità. Le esportazioni azerbaigiane saranno tuttavia marginali dal punto di vista della sicurezza energetica europea: a pieno regime, il gasdotto coprirà al massimo il 2% dei consumi europei(6). Anche nel caso di un eventuale raddoppio, il gas azerbaigiano continuerà a rappresentare solo una frazione non determinante del fabbisogno europeo(7).
L'impatto del nuovo gasdotto sarà invece molto più rilevante per la regione caucasica, a cominciare proprio dall'Azerbaigian. Il paese ha infatti passato il proprio picco produttivo di petrolio nel 2010 e conoscerà nei prossimi anni un lento declino delle rendite da esportazione(8). Le maggiori esportazioni di gas sono dunque destinate a compensare in parte le minori esportazioni petrolifere, anche se le rendite attese dal gas sono solo una frazione di quelle petrolifere.
Le nuove infrastrutture sono destinate ad avere un impatto positivo anche per la Georgia, inevitabile paese di transito per il gas azerbaigiano. Il paese riceverà infatti ulteriori sconti sulle forniture di gas naturale e attirerà nuovi investimenti esteri in infrastrutture. Su un piano più politico, la realizzazione dell'infrastruttura aumenterà la rilevanza della stabilità nel paese; la crescente importanza – in particolare per la Turchia – delle infrastrutture presenti sul territorio georgiano è infatti destinata a tradursi in una maggiore pressione esterna sul processo politico interno, volta soprattutto a contenere i potenziali rischi di un nuovo confronto con la Russia.
Come accaduto anche per gli altri grandi progetti infrastrutturali degli ultimi due decenni, lo sviluppo del sistema di gasdotti diretto in UE non avrà invece alcun impatto diretto per l'Armenia. La tensione tra Baku e Yerevan sullo status del Nagorno-Karabakh rappresenta infatti un ostacolo insormontabile per la cooperazione tra i due paesi, penalizzando l'Armenia e al contempo rafforzandone il legame con la Russia(9).
Il ruolo della Russia sarà determinante anche per un eventuale sviluppo del ruolo di transito delle infrastrutture energetiche del Caucaso meridionale. Attualmente, l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) è sporadicamente utilizzato per esportare piccoli volumi di petrolio kazako(10). A seguito degli accordi di cooperazione siglati ad agosto tra Socar e Rosneft, è attualmente allo studio l'ipotesi di esportare modeste quantità di greggio russo in Azerbaigian attraverso l'oleodotto Baku-Novorossijsk (attualmente inutilizzato), per poi riesportare una quantità analoga attraverso il BTC(11). In ogni caso, il ruolo di produttore resterà largamente preminente per l'Azerbaigian.
Guardando al futuro, è probabile che gli attuali sviluppi infrastrutturali nel Caucaso meridionale chiuderanno la fase corrente di evoluzione del settore energetico azerbaigiano. Le attuali riserve provate del paese non sono infatti in grado di garantire volumi tali da giustificare ulteriori infrastrutture. Allo stesso tempo, il permanere dell'opposizione russa alla cooperazione con il Turkmenistan rende improbabile una qualunque evoluzione nella costruzione di un gasdotto trans-caspico.
Per quanto concerne i paesi europei, il loro coinvolgimento nella regione sarà di conseguenza essenzialmente orientato alla protezione degli investimenti effettuati dagli operatori internazionali nelle attività di produzione e nelle infrastrutture di trasporto. In tal senso, l'elemento chiave sarà quello della stabilità, sia nei processi politici interni dei paesi della regione, sia nei loro rapporti reciproci. A cominciare dal mantenimento di uno status quo relativamente pacifico in Nagorno-Karabakh.