Le ferrovie rappresentano la spina dorsale del sistema di trasporti europei e hanno ricoperto un ruolo vitale per la società, soprattutto nell'ultimo decennio. Più di altri mezzi, essi hanno infatti contribuito a sviluppare l'economia e la mobilità, salvaguardando sia la tutela dell'ambiente che la coesione territoriale. Un elemento essenziale quindi nella risoluzione delle sfide più urgenti dei nostri tempi, che dovranno essere affrontate in questo mandato politico dall'Unione Europea.
Un ruolo ritrovato
L'UE, se vorrà soddisfare le esigenze di passeggeri e imprese, dovrà necessariamente investire nel potenziamento sia dei servizi offerti che delle infrastrutture di collegamento fra le diverse parti d'Europa e fra queste e il resto del mondo. In una simile prospettiva alcuni segnali già si intravedono: l’annuncio dei primi due armatori al mondo attivi nel trasporto via mare di container che intendono avviare nuovi servizi di trasporto su ferrovia fra Asia (Cina, Corea e Giappone) ed Europa permetteranno a Msc e Maersk di offrire soluzioni via terra per il trasporto di merci containerizzate, diversificando in questo modo le catene distributive e provando a mitigare potenziali rischi di stop (come avvenuto per la Evergiven che ha bloccato il canale di Suez).
Qualificandosi come un fattore abilitante per la competitività europea, il settore ferroviario si caratterizza per la tempestività con cui ha rotto gli indugi nella ricerca e nell’applicazione dell’alimentazione a idrogeno dei convogli. Alstom e Ferrovie dello Stato Italiane (in collaborazione con SNAM) rappresentano solo alcuni esempi di campioni nazionali nel trasporto su rotaia che mirano al raggiungimento degli obiettivi diminuzione delle emissioni di gas serra, sostenendo contemporaneamente crescita economica e creazione di posti di lavoro; inoltre, abbracciando la digitalizzazione e sfruttando le opportunità ad essa legate nella gestione dell'infrastruttura e nelle operazioni dei treni, questi ultimi saranno un traino formidabile per lo sviluppo di tecnologie innovative.
Proprio per tali ragioni il programma CEF (Connecting Europe Facility) 2021-2027 ha previsto per i trasporti 25,81 miliardi di euro, promuovendo l’interconnessione e dando priorità all’ulteriore sviluppo delle reti transeuropee, concentrandosi specialmente sui collegamenti mancanti e sui progetti transfrontalieri come valore aggiunto dell’Unione. Attraverso questi interventi si intende ridurre la congestione nell’ambito di un sistema integrato permettendo collegamenti più rapidi fra i grandi centri urbani e le aree periferiche.
Un elemento fondamentale per la mobilità
La diffusione della pandemia da Covid-19 ha pesato in maniera significativa sulla domanda di trasporto ferroviario facendo registrare nel quarto trimestre del 2020 le maggiori diminuzioni del numero di passeggeri: in Irlanda (-74% rispetto al quarto trimestre del 2019, -9,5 milioni di passeggeri), Grecia (-68%, -3,8 milioni di passeggeri), Italia (-61%, -144,9 milioni di passeggeri), Paesi Bassi (-61%, -62,0 milioni di passeggeri), Slovacchia (-54%, -11,2 milioni di passeggeri), Slovenia (-53%, -1,9 milioni di passeggeri) e Polonia (-51%, -44,8 milioni di passeggeri).
Purtuttavia come segnala l’International Transport Forum entro il 2050 l’attività totale di trasporto sarà più che raddoppiata rispetto al 2015 e, se gli sforzi attuali verranno mantenuti costanti, il numero di passeggeri aumenterà di 2,3 volte, mentre quello merci di 2,6. In questo contesto appare necessario dare una chiara priorità alla ferrovia come pilastro vitale per la ripresa economica, sociale e ambientale sia a breve che a lungo termine.
Il futuro del settore, guardando all’applicazione della strategia evita-sposta-migliora con iniziative integrate, intermodali e con approcci equilibrati, consentirà di raccogliere tutti i vantaggi di una riduzione delle emissioni e di un equo accesso alla mobilità diffusa. Con un simile approccio anche le città diverranno dei luoghi migliori in cui vivere, riducendo la congestione del traffico, il rumore e liberando spazio.
Nel quadro delle iniziative promosse a tal fine dalla Commissione in quest’anno europeo dedicato alle ferrovie, il 2 settembre partirà da Lisbona il Connecting Europe Express, un treno speciale che fermandosi in più di 40 città di 26 paesi, giungerà a Parigi il 7 ottobre, simboleggiando così la forza del trasporto ferroviario nel collegare persone e per ribadire l'importanza della politica infrastrutturale dell'Unione Europea nel rendere tutto ciò possibile. Come sottolineato da Adina Valean, Commissaria ai Trasporti, «Attraversando il continente da Lisbona a Bucarest e da Berlino a Parigi, il Connecting Europe Express seguirà itinerari che ci uniscono in quanto Paesi, imprese o persone. Pur essendo un simbolo di collegamento, questo treno serve anche a ricordare che abbiamo ancora molta strada e molto lavoro da fare prima che la ferrovia diventi la prima scelta dei cittadini europei in quanto a trasporto».
La Commissione prenderà inoltre in considerazione l’avvio di uno studio sulla possibile creazione di un’etichetta europea per promuovere le merci ed i prodotti trasportati, oltre all’introduzione di un indice di connettività ferroviaria volto a classificare il livello di integrazione raggiunto attraverso l’utilizzo dei servizi sulla rete, mettendo in risalto il potenziale competitivo delle ferrovie con altri mezzi di trasporto.
Il treno come vettore geopolitico
Le ferrovie stanno oramai divenendo un rilevante elemento geopolitico e l'incremento della lunga percorrenza tra Cina ed Europa, indipendentemente dalla crisi Covid, ne è la dimostrazione più eclatante. I maggiori problemi si sono riscontrati nello sbilanciamento dei traffici che, nel novembre 2020, hanno fatto segnare a fronte di 10 treni che ogni settimana partivano dalla Cina verso l’Europa, solo 2 che coprivano la tratta in direzione opposta. Ciò soprattutto a causa di alcune lacune tecniche e regolamentari la cui eliminazione permetterebbe di sviluppare il settore ferroviario, consentendogli di raggiungere maggiore efficienza, utile all'internazionalizzazione e alla realizzazione di quei convogli a lunga percorrenza sul modello statunitense, in cui il trasporto merci è rappresentato per il 46% da treni lunghi e pesanti che viaggiano per migliaia di km.
Valorizzando i diversi fattori di forza e sostenendo l’intermodalità risulterà altresì opportuno, per giungere a un rilancio nel contesto post-emergenziale, recepire appieno una delle tante lezioni di questo difficile periodo: la logistica e il trasporto delle merci sono necessari e rappresentano di fatto un servizio fondamentale. Ciò vale tanto di più in situazioni di crisi peraltro connesse non solo a eventi di drastica portata globale come il caso Covid-19, ma anche ad accadimenti comunque impattanti sulla mobilità che, sebbene più circoscritti, finiranno per rappresentare un’importante criticità nel prossimo futuro. Perciò i collegamenti ferroviari, soprattutto quelli ad alta velocità, diverranno dei mezzi efficaci per l’affermazione di potere geopolitico determinando, come registrato da Paolo Sellari, un nuovo ruolo per l’Unione Europea nella formazione delle politiche nazionali del settore delle infrastrutture e nelle politiche di sviluppo in generale.
Se Bruxelles deciderà di agire in queste direzioni, si concretizzerà in prima istanza l’occasione per fornire un segno tangibile della propria esistenza ai suoi cittadini e, in secondo luogo ma di certo non meno importante, per respingere lo stereotipo del Leviatano che si manifesta esclusivamente con vincoli e direttive da accettare o peggio ancora da subire.