Il settore infrastrutturale è da sempre considerato di fondamentale interesse per lo sviluppo dell’economia nazionale, ancor più a seguito della crisi mondiale dovuta al propagarsi della pandemia COVID-19. Risulta quindi più che mai importante in questo periodo storico seguire e consolidare le strategie politiche nazionali già adottate in precedenza e nuovamente riprese all’interno del Piano Italia Veloce, tra le quali si evidenziano: individuazione dei fabbisogni e delle priorità infrastrutturali, trasportistiche e logistiche; garanzia del funzionamento e della resilienza del Sistema Nazionale dei Trasporti (SNIT) e reperimento di investimenti di immediata capacità di spesa, attraverso i quali portare a compimento almeno le Opere Strategiche Prioritarie.
Le risorse e il Piano Italia Veloce
Tra le risorse finanziarie pubbliche, utili a sostenere il comparto, il Piano Italia Veloce menziona: investimenti concordati attraverso le annuali Leggi di Bilancio, ad esempio il Fondo per il Finanziamento degli Investimenti e lo Sviluppo Infrastrutturale del Paese; Programmi Operativi Nazionali, in particolare PON Infrastrutture e Reti e PON METRO; Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e altri Fondi destinati al rilancio infrastrutturale; Marebonus; Ferrobonus e Fondi Strutturali di Investimento Europeo, in particolare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE). A quanto elencato andranno aggiunti, non appena fruibili, i finanziamenti messi a disposizione dal Piano per la Ripresa e il Quadro Finanziario Pluriennale per il Periodo 2021-2027, in parte provenienti dal programma Next Generation EU, il quale si baserà principalmente su un bilancio comunitario rafforzato a medio termine.
In questo contesto il Piano Italia Veloce presenta Programmi e Interventi Prioritari, Interventi soggetti a Project Review e quelli in riferimento ai quali sono richiesti lo sviluppo del progetto di fattibilità e la valutazione ex ante dell’utilità di investimento di 130 Opere Prioritarie così suddivise: ferrovie, strade e autostrade, porti, aeroporti, ciclovie e sistemi di trasporto rapido di massa per le aree metropolitane.
Il Piano, in stretta correlazione con il DL Semplificazioni e il Piano Nazionale di Riforma, punta a rilanciare le fasi di pianificazione e progettazione delle opere, al fine di definire obiettivi e strategie di medio-lungo termine, verso i quali far tendere la politica infrastrutturale, che costituirà le basi per il nuovo Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL).
L’Italia e i Piani europei
L’Allegato Infrastrutture al DEF 2020 inoltre, analizzando in particolare la spesa necessaria alla realizzazione dei singoli programmi e interventi, la relativa copertura finanziaria già disponibile e i fabbisogni da reperire, permette alla Commissione Europea di conoscere il quadro economico degli Interventi Programmatici necessari all’assetto infrastrutturale del Paese, nell’ottica unitaria dell’inizio di un processo di riforma attraverso il quale il Governo cercherà di ottenere il massimo contributo possibile dal Recovery Fund.
L’Allegato fa infatti non soltanto riferimento ad Opere Strategiche Prioritarie, quali: l’Autostrada del Mediterraneo, il discusso Traforo del Brennero, la Linea Torino-Lione o le Pedemontane Veneta e Lombarda, ma anche a interventi in corso e programmati per la realizzazione delle ciclovie nazionali e ai 14 Programmi di Interventi Prioritari per le Città Metropolitane. In particolare le due tipologie appena citate, sia in un’ottica di sviluppo di contesti urbani, economicamente sostenibili e autosufficienti sul piano energetico e attenti alla qualità della vita dei propri cittadini, sia in previsione di un’accelerazione del processo di trasformazione sostenibile delle realtà urbane, che punti alla riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e delle aree dismesse, nonché alla creazione di nuove infrastrutture e siti produttivi, rispondono non soltanto ai fabbisogni richiesti dal Piano European Green Deal, ma anche agli obiettivi europei del Programma Next Generation EU, che sostiene iniziative in linea con le seguenti priorità: transizione verde e digitalizzazione.
Smart Mobility
Una delle priorità, frutto delle conseguenze della diffusione del COVID-19, risulta infatti essere l’attribuzione di un ruolo sempre più importante al sistema delle infrastrutture digitali, attraverso le quali monitorare e organizzare i dati raccolti, trasformandoli in servizi per i cittadini, al fine di affrontare emergenze e criticità, così da garantire un miglior funzionamento del tessuto urbano. L’uso di infrastrutture digitali porterebbe inoltre a migliorare l’impatto ambientale e ridurre il costo di numerosi servizi, oltre a rendere il nostro spazio più sicuro anche dal punto di vista sanitario, mediante strumenti e big data capaci di monitorare l’eventuale nascita di focolai di trasmissione e quindi il diffondersi di malattie.
L’emergenza COVID-19 e il blocco totale che ne è scaturito suggeriscono inoltre nuove riflessioni anche in riferimento al concetto di Smart Mobility. Se prima della pandemia i pilastri della mobilità intelligente erano: efficienza, impatto ambientale positivo e miglioramento della qualità della vita delle persone, nel periodo post COVID-19, una priorità innegabile dovrà essere la sicurezza sanitaria.
Tra le risposte che la Smart Mobility può fornire ai problemi di sostenibilità, ambientale e personale, si evidenzia, in particolar modo, l’importanza dei servizi on-demand (MaaS, piattaforme on-demand) e della micro-mobilità (bike-sharing, car-sharing, uso di monopattini elettrici) che, oltre a permette alle persone di muoversi in città in modo efficace e conveniente, potrebbero anche contribuire al grande archivio di dati su trasporti e mobilità urbana.
Vizi italiani
In questo contesto, nel rispetto delle priorità e degli obiettivi propedeutici all’attivazione dei fondi del piano Next Generation EU, sarà fondamentale per il nostro Paese anche riconoscere e mitigare le principali criticità del settore, emerse ancor prima del diffondersi della pandemia da COVID-19, quali: carenze di visione su un assetto infrastrutturale nazionale, assenza di pianificazione basata sulla sostenibilità gestionale della PA, sottovalutazione dei rischi realizzativi. Va inoltre sottolineato che il quadro normativo, alla base della programmazione infrastrutturale, imponendo vincoli piuttosto rigidi alla progettazione delle opere, contribuisce ulteriormente al rallentamento della loro realizzazione.
Risulta inoltre rilevante: realizzare opere basate su una domanda attendibile, ancor prima di procedere alla progettazione; identificare idee progettuali alternative a quella iniziale; individuare e coinvolgere gli stakeholders interessati al progetto, permettendo un confronto tra i programmi infrastrutturali, al fine di evitare “opere parallele” e creare sinergie tra quelle simili.
L’Italia dovrà affrontare i trend macroeconomici globali attraverso un’adeguata dotazione infrastrutturale e di servizi, che non sia bloccata o rallentata da procedure farraginose, processi burocratici lenti e disfunzioni legate al Codice degli Appalti. In quest’ottica sarà altresì fondamentale rilanciare gli investimenti privati attraverso accordi di Partenariato pubblico-privato o operazioni di Project financing a sostegno dei finanziamenti pubblici.