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TECNOLOGIA

Intelligenza Artificiale: battaglia globale per tre

Elena Pisanelli
28 ottobre 2022

Il 7 ottobre 2022 l’Amministrazione Biden ha annunciato una nuova politica che impone restrizioni alle aziende statunitensi leader nella produzione di semiconduttori, quali Nvidia, riguardo la vendita di chip necessari allo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale (IA) alla Cina.

In occasione dell’ultimo Congresso del Partito Comunista cinese, il 16 ottobre 2022, Xi Jinping ha sottolineato quanto sia cruciale per la Cina il raggiungimento di una maggiore indipendenza e leadership nell’ambito scientifico e tecnologico, attraverso strategie nazionali che guidino l’innovazione.

All’inizio di novembre 2022 entrerà in vigore il Digital Markets Act reso ufficiale dall’UE il 12 ottobre 2022. L’obiettivo è quello di regolare la concorrenza nel mercato digitale per incrementare l’innovazione tecnologica. Il 7 ottobre 2022 la Casa Bianca ha firmato il nuovo ordine esecutivo per regolamentare lo scambio di dati tra Stati Uniti e UE.

Il mese di ottobre è stato dunque particolarmente significativo per l’innovazione tecnologica sul fronte IA. Ma a che punto siamo? Chi sta vincendo la corsa alla leadership tecnologica? Quali sono le strategie che dovrà adottare l’UE per restare al passo?

 

Il paradosso della collaborazione all’interno della competizione

Nell’ambito dello sviluppo e dell’applicazione della data economy (letteralmente economia dei dati) all’IA ciò che emerge maggiormente è il duopolio Cina-Stati Uniti, in cui tutto il resto del mondo – compresa l’UE – svolge il semplice ruolo di fornitore di dati. La Cina e gli Stati Uniti hanno infatti il più alto tasso di adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale nel governo e nelle imprese degli ultimi cinque anni. In particolare, hanno contribuito al 94% dei finanziamenti globali di nuove aziende nell’ambito dell’IA e, nello stesso ambito, impiegano il 70% dei migliori ricercatori globali.

Il potere geopolitico di Stati Uniti e Cina si sta espandendo alla sfera economica e in particolare al mercato digitale. Aziende quali Apple, Amazon, Alphabet, Facebook, Tencent, Alibaba o Huawei contano circa il 90% della capitalizzazione di mercato delle più grandi piattaforme tecnologiche mondiali. Queste aziende stanno chiaramente scommettendo sul digitale, investendo in infrastrutture tecnologiche, acquisendo enorme potere di mercato sia in termini finanziari che economici e controllando un vasto numero di dati individuali degli utenti.

Questo enorme potere di mercato non è stato però raggiunto solamente attraverso la concorrenza economica tra i due Stati, ma soprattutto grazie alla collaborazione. Sembrerà paradossale, ma Stati Uniti e Cina fanno (o almeno hanno fatto fino ad ora) della collaborazione scientifica il loro punto di forza per mantenere un ruolo dominante nel mercato. Nonostante la loro rivalità e le tensioni crescenti, infatti, Stati Uniti e Cina sono diventati leader mondiali per quanto riguarda la collaborazione nella ricerca sull’IA, che è quintuplicata nel periodo 2010-2021. Ma perché due nazioni decisamente distinte dal punto di vista politico e in evidente concorrenza economica collaborano tra loro? Innanzitutto, entrambi i Paesi hanno riconosciuto l’importanza delle attività di ricerca e sviluppo nella corsa alla leadership digitale. Sia Stati Uniti che Cina hanno investito ingenti risorse nelle attività di ricerca e sviluppo e molti ricercatori cinesi sono stati formati negli Stati Uniti, mantenendo forti legami con le istituzioni e i colleghi statunitensi. Questa pratica di collaborazione non è nuova per gli Stati Uniti, ma si è ripetuta in tutte le rivoluzioni industriali.

Con l’inasprirsi delle tensioni Cina-Stati Uniti, non possiamo dimenticare un attore fondamentale nella corsa alle nuove tecnologie: Taiwan. Taiwan non solo rappresenta uno dei maggiori produttori di chip al mondo, ma è anche il maggior fornitore delle aziende americane, inclusa Apple. A seguito della decisione di Biden di imporre restrizioni all’export di chip e semiconduttori verso la Cina, Taiwan ha dichiarato che si atterrà ai controlli delle esportazioni annunciati dalla Casa Bianca. Che cosa aspettarci? Non si può escludere che Stati Uniti e Taiwan rafforzino la loro alleanza economica e politica contro la Cina, facendo leva proprio sulla concorrenza nel mercato dei semiconduttori per contrastare l’espansione economica di Pechino.

Gli Stati Uniti allo stesso tempo necessitano di una partnership con l’UE per controbilanciare le ambizioni tecnologiche di Pechino. Questo ha portato a una collaborazione tra Washington e Bruxelles riguardo la regolamentazione dell’utilizzo dell’IA in ottica di data privacy, con la firma da parte di Biden del nuovo ordine esecutivo del 7 ottobre 2022, in cui gli Stati Uniti si impegnano a tutelare i diritti dei cittadini americani ed europei in ambito di e-commerce e utilizzo di tecnologie di IA.

Ma cos’hanno i diritti umani a che fare con la concorrenza nel mercato digitale internazionale? Stati Uniti e UE sono alleati nello sviluppare una serie di regole che enfatizzano la privacy e i diritti umani senza limitare od ostacolare l’innovazione tecnologica. Un approccio diametralmente opposto a quello cinese e che può rivelarsi la chiave per controbilanciare la costante espansione della Cina. Nel 2021, infatti, Stati Uniti e UE hanno creato il Trade and Technology Council con l’obiettivo di assicurare all’Occidente una leadership duratura nel mercato tecnologico e contrastare la concorrenza della Cina. Un’alleanza di Paesi democratici e liberali, combinata con il peso economico che Stati Uniti e UE hanno nel mercato globale, ha la capacità di promuovere investimenti strategici e definire quando i trasferimenti tecnologici rischiano di minare la sicurezza nazionale, assicurando che l’approccio normativo cinese non domini l’utilizzo delle tecnologie nel mondo.

 

Chi è in testa alla corsa

Tutte le economie globali possono beneficiare dall’utilizzo e dallo sviluppo dell’IA sia nelle aziende che nel settore pubblico. Molti Paesi stanno infatti intraprendendo ricerche per accelerare l’adozione e lo sviluppo dell’IA, con l’idea che chi adotterà l’IA per primo ne diventerà il prossimo leader globale.

Gli Stati Uniti sono stati il primo Paese a implementare un piano strategico per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di IA nel 2016. Il piano prevedeva una serie di centri di ricerca nell’ambito dell’IA sia all’interno del governo che nel privato e nelle università, finanziati a livello federale. Considerato che il settore privato stava già investendo ingenti risorse nell’IA, il governo si era focalizzato sugli ambiti che rimanevano scoperti, supportando la ricerca in ambito di sanità, urbanistica, giustizia e ambiente.

La Cina ha seguito gli Stati Uniti,  rilasciando il suo Next Generation AI Development Plan nel 2017, con l’obiettivo di diventare leader mondiale entro il 2030. Il piano prevedeva efficienza nelle attività di ricerca e sviluppo, lo sviluppo di una serie di prodotti e applicazioni di IA e la creazione di un settore specifico per l’IA. Anche nel caso della Cina, il piano includeva finanziamenti ingenti da parte dello Stato. Obiettivo della Cina era quello di attrarre i migliori talenti in ambito di IA del mondo. Il piano ha avuto particolare successo e ha generato importanti collaborazioni tra centri di ricerca, aziende private e governo.

L’UE, invece, è fortemente in ritardo. Non esiste ancora un piano strategico per l’IA e il livello di investimenti pubblici e privati è molto più basso che in Cina e negli Stati Uniti. L’adozione dell’IA da parte delle aziende rimane molto bassa e manca una visione chiara che incentivi e supporti questa adozione.

Queste tre potenze (Cina, Stati Uniti e UE), anche se con strategie diverse, sono gli attori principali che dominano la corsa alla supremazia tecnologica. Attualmente, gli Stati Uniti occupano il ruolo di leader dell’IA, con la Cina che sta recuperando terreno e l’UE molto più indietro.

Le ragioni per cui gli Stati Uniti hanno una posizione di vantaggio rispetto ai competitors sono molteplici. In primo luogo, gli Stati Uniti possiedono un maggior numero di startup rispetto a Cina e UE, che vengono finanziate tramite capitale privato e di rischio. Secondo, gli Stati Uniti, insieme a Taiwan, dominano la produzione e il mercato dei semiconduttori e dei chip che rendono possibile il funzionamento delle tecnologie di IA. La Cina, dal canto suo, sta riducendo velocemente il divario con gli Stati Uniti grazie al maggiore accesso ai dati dei cittadini e dei consumatori rispetto a Stati Uniti e UE. Risulta però in netto svantaggio per la minor disponibilità di talenti nella ricerca, che – come detto sopra – si formano negli Stati Uniti o in Europa.

L’UE, sebbene abbia i talenti necessari per competere con entrambi Stati Uniti e Cina, soffre di una disparità tra la quantità di ricercatori disponibili e il finanziamento per favorire la ricerca e l’adozione dell’IA da parte delle aziende. Ad esempio, le startup americane e cinesi hanno ricevuto più finanziamenti privati e con capitale di rischio nel solo 2017 rispetto a quanto ricevuto dalle startup europee nel triennio 2016-2018. La posizione arretrata dell’UE ne mina la possibilità di influenzare la governance globale dell’IA, che rappresenta uno degli obiettivi primari della Commissione Europea.

Per la precisione, gli Stati Uniti occupano il primo posto per abilità di attrarre talenti e impiegarli nelle aziende leader nella produzione e adozione delle tecnologie di IA, le quali vengono finanziate privatamente e tramite capitale di rischio. In entrambi questi aspetti, l’UE ha un enorme svantaggio. Un esempio chiarificante è il fatto che delle 20 aziende che nel 2017 occupavano un posto di rilievo nella produzione di brevetti riguardanti tecnologie di IA, 10 erano basate negli Stati Uniti, 6 in Europa, mentre per la Cina figurava solamente Huawei. Oltre che con finanziamenti privati e capitale di rischio, le aziende possono innovare grazie alle acquisizioni. Gli Stati Uniti dal 2000 al 2019 hanno superato UE e Cina anche per numero di acquisizioni (526 contro le 139 dell’UE e le 9 della Cina). Per quanto riguarda invece le aziende che hanno adottato l’IA con successo troviamo la Cina al primo posto, con il 32% di aziende, seguita dagli Stati Uniti con il 22% e per ultima sempre l’UE, con il 18%. Gli Stati Uniti tornano però in vantaggio sulla produzione dei semiconduttori necessari al funzionamento dell’IA. Se guardiamo infatti alle attività di ricerca e sviluppo di semiconduttori, le sole ad aver intrapreso investimenti considerevoli sono le aziende americane.

 

Raccomandazioni per l’UE

Per l’UE si rende quindi necessario un piano strategico per acquisire rilievo nella corsa globale all’IA. L’UE avrebbe i talenti necessari per competere con Cina e Stati Uniti, tuttavia, i ricercatori europei spesso si spostano negli Stati Uniti a causa di un ecosistema innovativo che risulta inferiore rispetto a quello statunitense. L’UE dovrebbe quindi sviluppare politiche che incoraggino il “rientro dei cervelli” e le attività imprenditoriali. Inoltre, sarebbe necessario sviluppare partnership tra università e aziende con l’obiettivo di incrementare le attività di ricerca e sviluppo in ambito di IA.

Oltre a incrementare le attività di ricerca e sviluppo, sarebbe necessario anche promuovere l’adozione delle tecnologie di IA nelle aziende. L’UE dovrebbe quindi identificare le aree più rilevanti per le aziende per finanziare non solo la ricerca in quegli ambiti ma anche progetti che accompagnino le aziende nell’adozione delle nuove tecnologie attraverso programmi di training per i lavoratori.

Sicuramente l’IA cambierà l’economia dei prossimi anni e la transizione tecnologica è inevitabile per l’UE. Diventa quindi fondamentale lo sviluppo di un piano chiaro di ciò che si rende necessario per aiutare le aziende europee a sfruttare tutto il potenziale dell’IA, fornendo fiducia in questa nuova tecnologia e finanziamenti per competere con Stati Uniti e Cina sul fronte della leadership tecnologica.

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Global Watch: Speciale Geoeconomia n.123

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Tags

Geoeconomia intelligenza artificiale USA Cina UE
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AUTORI

Elena Pisanelli
ISPI E EUROPEAN UNIVERSITY INSTITUTE

Image Credits (CC BY 2.0): Mike MacKenzie

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