Il voto all’undicesima sessione d’emergenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) sulla risoluzione sull’aggressione russa dell’Ucraina ha sancito un forte isolamento internazionale per Mosca: solo 4 paesi – Siria, Eritrea, Bielorussia e Corea del Nord – si sono schierati apertamente con Mosca votando contro la risoluzione: 141 invece i paesi che hanno approvato la risoluzione, e 35 gli astenuti. Tuttavia, le posizioni di molti governi risultano in realtà più sfumate dei voti espressi, come nel caso della Serbia (alleato storico della Russia) che, pur votando a favore, si colloca in una posizione neutrale. Se in Europa e in Nord America c’è stato un sostanziale allineamento sulla condanna all’aggressione e sull’adozione di sanzioni, il resto del mondo offre uno scenario più vario: l’Asia risulta spaccata tra i paesi che hanno condannato apertamente l'invasione quelli che sono rimasti neutrali; in America Latina ha prevalso una presa di posizione di condanna, tardiva nel caso del Brasile di Jair Bolsonaro, mentre Cuba si è astenuta, ribadendo una neutralità significativa alla luce dei forti legami con Mosca; in Africa molti paesi rimangono ancora in una posizione di neutralità, per quanto un numero significativo abbia rotto il silenzio nel voto del 2 marzo votando a favore della risoluzione; un approccio condiviso anche dalla maggior parte dei paesi del Medio Oriente, con l’eccezione importante della Siria di Assad. Mentre il conflitto si sviluppa in Europa dell’Est, con il passare delle ore le reazioni dei governi a livello globale rimangono in evoluzione.
America Latina
In America Latina la condanna all’aggressione russa dell’Ucraina è stata largamente condivisa. Uniti nel condannare l'escalation sono stati paesi con governi molto diversi tra loro, come la peronista Argentina (per cui la Russia è un partner importante anche grazie ad investimenti infrastrutturali e alla fornitura massiccia di dosi di vaccino anti-Covid Sputnik), la Colombia del conservatore Ivan Duque, e il Peru del socialista Pedro Castillo. In Cile sia l'uscente Piñera che il neoeletto Boric hanno condannato Mosca per l'uso della forza, posizione su cui si è poi allineato anche il Messico. Molto più sfumate invece le posizioni di Brasile e Bolivia: il primo ha approvato la risoluzione ONU ma il Presidente Jair Bolsonaro ha ribadito la neutralità del paese, mentre la seconda si è astenuta e nei giorni scorsi aveva espresso una posizione equidistante. Il Brasile fa parte, proprio insieme alla Russia, del forum dei BRICS: iniziativa che da alcuni anni fa ha perso slancio, ma che è stata caratterizzata da un certo grado di convergenza tra Brasilia e Mosca. Nella regione, la Russia può contare anche su alleati storici. In primis il Venezuela (sono oltre 200 gli accordi siglati da Mosca con Chávez e Maduro), assente alla votazione, ma che ha manifestato a Putin il suo supporto, avendo peraltro appena concluso nuovi accordi con Mosca in campo militare. Cuba e Nicaragua si sono invece astenuti alle Nazioni Unite, per quanto abbiano biasimato la NATO per l’escalation del conflitto. Del resto, la Russia, dopo essere stata il principale alleato di L’Avana durante la Guerra Fredda, negli ultimi anni ha rinnovato il sostegno a Cuba e proprio pochi giorni fa ha accordato una dilazione nel ripagamento degli interessi sul debito dovuto, oltre ad essere un partner fondamentale di Managua sul piano militare.
Asia
L’Asia è divisa nella condanna all’invasione russa dell’Ucraina. Le economie più avanzate come Giappone, Corea del Sud e Singapore oltre a votare a favore avevano già stabilito l’applicazione di sanzioni alla Russia. Anche Taiwan, pur non avendo rappresentanza all’ONU, si è espressa condannando le azioni russe e allineandosi con le sanzioni occidentali. Numerosi paesi asiatici hanno optato per una impostazione sostanzialmente neutrale. È questo il caso ambiguo della Cina che ha ribadito la propria fermezza nei confronti del principio del mantenimento dell’integrità territoriale di ogni paese, ma al contempo ha riconosciuto la particolare relazione storica tra Russia e Ucraina e le preoccupazioni russe in materia di sicurezza - quali l’espansione della Nato verso est. Tuttavia, pur non condannando la posizione russa, Pechino ha comunque richiesto a Mosca di intraprendere la strada diplomatica, tanto che il 1° marzo il ministro degli esteri ucraino Kuleba ha chiesto al suo corrispettivo cinese Wang Yi di mediare per un cessate il fuoco. Anche l’India si è astenuta nella votazione all’ONU, una posizione fortemente influenzata dagli stretti rapporti nel settore della Difesa tra i due Paesi, basti pensare che più del 60% dell'equipaggiamento militare indiano è fornito dalla Russia. L’ASEAN, Association of South East Asian Nations, nei giorni precedenti al voto all’Assemblea Generale si era dichiarata in larga parte neutrale. Questa posizione è stata solo parzialmente mantenuta con il voto all’Assemblea Generale dove i membri hanno votato a favore della risoluzione, eccetto per Vietnam e Laos che si sono astenuti. Sorprende particolarmente il voto favorevole del Myanmar, la cui giunta militare – in potere dal colpo di stato di febbraio 2021 – ha regolarmente manifestato il proprio supporto alla Russia definendo le recenti azioni come giustificate. Tuttavia, questa discrepanza nel voto all’ONU è dovuta al fatto che il rappresentante del Myanmar alle Nazioni Unite è stato assegnato dal precedente governo democratico, non dalla giunta militare (così come per l'Afghanistan, il cui rappresentante non è stato scelto dal regime talebano). La Russia è il principale fornitore di armi del Myanmar e, mentre il mondo condannava il colpo di stato del 2021 e isolava il paese, Putin stringeva solidi legami con la giunta militare birmana, che difficilmente rischierebbe di alienare una delle poche voci alleate rimastegli.
Per approfondire la posizione cinese ascolta la nuova puntata di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica
Medio Oriente e Nord Africa
La maggior parte dei paesi del Medio Oriente e Nord Africa ha mantenuto una posizione neutrale sull'invasione, dato il rischio di mettere a repentaglio tanto i rapporti con Stati Uniti e Unione Europea quanto le relazioni strategiche con Mosca. La cautela è particolarmente evidente per le monarchie del Golfo che si sono a lungo astenute dal prendere posizione ufficiali. Gli Emirati Arabi Uniti, l'unico paese arabo a detenere un seggio temporaneo nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si sono astenuti due volte sulle votazioni al Consiglio del 25 e 27 febbraio per identificare la Russia come unico responsabile dell’aggressione dell'Ucraina. Anche l’Arabia Saudita ha adottato un approccio cauto nei confronti della crisi. Sebbene entrambi i paesi abbiano votato a favore della risoluzione (non vincolante) dell’Assemblea Generale dell’Onu del 2 marzo (così come tutti gli altri stati del Golfo, Yemen compreso), questa mossa non suggerisce un cambiamento sostanziale nel loro approccio alla questione ucraina. Ciò è stato ulteriormente dimostrato dalla riunione dell'OPEC+ (contemporanea all’Assemblea Onu), dalla quale non sono emersi piani di incremento della prodizione di greggio (da tempo richiesti da Washington). Anche l’Egitto ha adottato un atteggiamento neutrale, salvo poi imporre da marzo un aumento (fino al 10%) dei costi di transito per il Canale di Suez. In Israele, il primo ministro Bennett ha espresso solidarietà all'Ucraina, astenendosi però dal condannare apertamente la Russia. Il ministro degli Esteri Lapid ha però contemporaneamente condannato l'attacco, dichiarandolo una grave violazione del diritto internazionale. Rimane complessa la posizione della Turchia di fronte alla crisi. Fin dal primo giorno di guerra, il paese membro della NATO ha condannato l’operazione militare contro l’Ucraina ed espresso sostegno alla sua unità territoriale. Pur astenendosi dall'applicare sanzioni contro la Russia, Ankara ha deciso di applicare la Convenzione di Montreux, che le riserva il diritto di regolare il passaggio di navi da guerra attraverso lo stretto del Bosforo e dei Dardanelli. Fin dall’inizio, Teheran si è dichiarata contraria alla guerra, pur abbracciando la retorica del Cremlino definendo la crisi come "radicata nelle provocazioni della NATO". Al momento, la Siria è l’unico paese della regione a schierarsi apertamente con Putin, mentre nessuno stato ha abbracciato il regime di sanzioni imposte alla Russia. Paesi come il Qatar e l’Algeria potrebbero beneficiare della crisi energetica europea per aumentare le proprie esportazioni di gas (che attualmente rappresentano rispettivamente il 5% e l’8% delle importazioni di gas naturale dell’Unione).
Africa Subsahariana
A fronte dell’invasione russa dell’Ucraina, in Africa ha a lungo prevalso il fronte della neutralità e sono stati pochi i governi che hanno preso una posizione diplomatica ufficiale. Il 24 Febbraio l’Unione Africana ha condannato l’invasione, espresso preoccupazione e auspicato un immediato cessate il fuoco. I tre paesi africani attualmente membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Kenya, Ghana e Gabon, sono stati concordi nel condannare repentinamente l’offensiva russa. Il 27 febbraio, anche l’organizzazione regionale ECOWAS ha espresso la sua condanna all’occupazione da parte della Russia. Il Sudafrica, dopo un iniziale momento di silenzio, si è espresso per il ritiro delle truppe russe, una presa di posizione significativa alla luce degli stretti legami economici tra i due paesi, entrambi parte del gruppo dei BRICS e legati da un volume di scambi commerciali che nel 2020 ammontava a 981 milioni di dollari; una posizione però che non si è riflettuta nel voto di astensione in sede UNGA. Il voto del 2 marzo ha visto 28 paesi africani prendere posizione per il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina: tra questi vi sono paesi che si erano già espressi con dichiarazioni o firmando la proposta di risoluzione, ma anche paesi di cui non si erano registrate altre dichiarazioni ufficiali (tra gli altri, Ciad, Nigeria, Mauritania, Somalia). 16 paesi si sono astenuti, continuando una linea di neutralità mantenuta anche nei giorni precedenti, mentre 9 paesi non hanno partecipato alla votazione. Significativamente, l’Eritrea si è allineata a Bielorussia, Siria e Corea del Nord nel votare contro la risoluzione. Il paese del Corno d’Africa è stato a sua volta sottoposto a sanzioni degli Stati Uniti a novembre 2021, e ha intavolato con la Russia un rapporto di cooperazione sancito da un incontro il 7 febbraio tra il presidente Isaias Afwerki e il rappresentante speciale del presidente russo Vladimir Putin per il Medio oriente e l’Africa, Mikhail Bogdanov. In Africa rimane una tendenza a non sbilanciarsi prendendo posizioni nette nei confronti dell’invasione. Mentre una serie di colpi di stato ha aumentato l’instabilità e gli equilibri politici e di alleanze del continente, per molti paesi africani, la Russia rappresenta un partner significativo in un più ampio quadro di diversificazione dei partner a livello internazionale, con importanti collaborazioni in termini economici e nel settore militare, mentre proprio quest’anno si terrà il prossimo Summit Russia-Africa. In Mali, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana e Guinea ci sono state manifestazioni di supporto verso la Russia, mentre si ritiene che il gruppo russo Wagner sia presente in Mali con un numero stimato di 1000 unità.