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Ispi Watch

Iran: il gigante in marcia tra Europa e Asia

27 aprile 2018

FOCUS - Tra Asia ed Europa: l’Iran gioca la carta infrastrutture

Spinto dall’incertezza circa il futuro dell’accordo sul nucleare e le relazioni con l’Europa, l’Iran guarda a Est. Già lo scorso febbraio, la Guida suprema Ali Khamenei in un discorso pubblico aveva dichiarato che l’Iran avrebbe privilegiato l’Est all’Ovest, e in particolare le relazioni con Cina e Russia. Obiettivo dell’ayatollah era senza dubbio segnalare all’Europa che l’Iran non è disposto ad aspettare per sempre che Bruxelles risolva la propria “relazione complicata” con Washington riguardo il futuro dell’accordo nucleare e delle sanzioni. Khamenei voleva insomma spronare gli europei a trovare il coraggio di perseguire una linea autonoma in politica estera e di impegnarsi a esercitare pressione sugli Usa affinché questi rimangano parte dell’accordo. Continua a leggere →
di Annalisa Perteghella

NUOVE SANZIONI - Europa al lavoro per frenare Trump

Prosegue la corsa contro il tempo dei paesi europei EU3 (Francia, Germania, Regno Unito) per cercare di salvare l’accordo sul nucleare prima della scadenza del prossimo 12 maggio. Entro quella data, infatti, il presidente Usa Donald Trump dovrà decidere se rinnovare o meno le esenzioni alle sanzioni secondarie che erano state approvate in seguito alla firma dell’accordo sul nucleare (Joint Comprehensive Plan of Action, JCPOA). In occasione dell’ultimo rinnovo delle esenzioni, lo scorso ottobre, Trump aveva annunciato l’adozione di una nuova strategia verso l’Iran e lanciato un ultimatum agli europei, invitandoli a trovare il modo di rinegoziare alcune questioni dell’accordo che il presidente Usa non ritiene conformi all’interesse nazionale statunitense, pena il non rinnovo delle esenzioni. Dal momento che la reintroduzione delle sanzioni secondarie andrebbe a colpire i soggetti non-US, dunque anche le aziende europee, gli EU3 si sono mossi in questi mesi per cercare di trovare una soluzione che possa soddisfare le richieste di Trump, portandolo a rinnovare le esenzioni, senza mettere a rischio la tenuta dell’accordo. In particolare, Francia, Germania e Regno Unito hanno preparato una bozza di nuove sanzioni che andrebbero a colpire specifici soggetti iraniani coinvolti nel programma di sviluppo missilistico. Tale bozza però, che deve essere approvata da tutti i membri UE all’unanimità, ha incontrato finora le resistenze di alcuni paesi – in prima linea l’Italia – preoccupati dal fatto che l’adozione di nuove sanzioni, seppur non legate al nucleare, possa mettere in pericolo la tenuta dell’accordo stesso. Al contempo, è in corso un impegno personale da parte del presidente francese Emmanuel Macron e della cancelliera tedesca Angela Merkel per cercare di convincere Trump a rimanere parte dell’accordo. Mentre la visita di Merkel è in corso in queste ore, Macron, ricevuto a Washington in visita di stato il 23-25 aprile, ha invitato Trump a considerare l’ipotesi di un nuovo accordo con Teheran che ampli il JCPOA comprendendo anche la questione della durata dell’accordo, le attività militari regionali di Teheran, e il suo programma missilistico. Non è chiaro però se questo sarà abbastanza per convincere Trump, né se l’Iran sia pronto ad accettare di entrare in nuove negoziazioni nel momento in cui gli Usa continuano a mettere in discussione un accordo al quale Teheran sta adempiendo – come rilevato da report periodici dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

 

 

Perché Iran Watch

Con Iran Watch ISPI offre alle imprese interessate al mercato iraniano un focus continuo sulle riforme e le occasioni di business nel paese, monitorando in particolare lo stato di implementazione del Jcpoa e l’evoluzione degli scenari geopolitici che potrebbero condizionare l’accordo.

La Mappa

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Il personaggio

Farzaneh Sharafbafi - CEO, IranAir
Il ministero dei Trasporti iraniano scommette su di lei per rilanciare la flotta aerea. Sharafbafi, 44 anni, ha un PhD in ingegneria aerospaziale ed è stata in precedenza membro del board di IranAir.

 

VALUTA - Contro il crollo del Rial unificazione del cambio

Lo scorso 11 aprile la Banca centrale iraniana (CBI) ha provveduto all’unificazione del cambio – quello ufficiale e quello di mercato – per cercare di frenare la corsa verso il basso intrapresa dal rial iraniano negli ultimi mesi. L’unificazione dei tassi di cambio era uno dei punti principali del programma di Hassan Rouhani già nel suo primo mandato. La sua effettiva realizzazione, però, è stata sempre rimandata: ufficialmente, perché si attendeva la ripresa dei legami bancari internazionali, che nonostante l’accordo del 2015 sta tardando a manifestarsi; ufficiosamente, perché la compresenza di un tasso ufficiale e di un tasso di mercato permette l’esistenza di uno spazio grigio la cui esistenza fa comodo a molti attori, che dunque si oppongono all’unificazione dei tassi. A questo stadio, però, l’introduzione di questa misura – seppur temporanea – è stata ritenuta necessaria. Il tasso di cambio rial/dollaro è stato dunque fissato a 42.000/1, dopo che nel periodo settembre 2017-aprile 2018 il rial ha subito una svalutazione del 60%, passando da 36.000/1 a 60.000/1. Il crollo sarebbe dovuto a diversi fattori: le difficoltà da parte della CBI a gestire il doppio sistema di cambio, così come le difficoltà riscontrate nel rimpatrio della valuta straniera in seguito all’aumento del volume delle transazioni internazionali e al contestuale aumento degli standard di conformità e trasparenza ai quali le banche iraniane devono aderire; ma soprattutto l’effetto panico scatenato dalla possibile decisione di Donald Trump di abbandonare l’accordo sul nucleare e ancora il fatto che l’acquisto di dollari sia diventato oggetto principale dell’attenzione degli speculatori, in un momento in cui il mercato immobiliare – tradizionale settore di speculazione – attraversa una fase di ristagno. Dunque il crollo della valuta non sarebbe per il momento da imputare allo scoppio di una nuova crisi economica – la crescita del Pil nel 2017 è stata del 3,5% – bensì a fattori congiunturali. Tuttavia, come rileva l’economista Esfandyar Batmanghelidj, se il tasso di cambio si discosta ulteriormente dalla reale situazione dell’economia iraniana, l’abilità del governo di rafforzare il rial attraverso la politica monetaria potrebbe diminuire. In conclusione, la corsa al dollaro non è da intendere al momento come il segnale di una congiuntura economica negativa. In futuro tuttavia, a causa della crescente speculazione, potrebbe rappresentarne una causa.
 

Il sito web

European MPs for JCPOA - Il sito che raccoglie l’appello dei parlamentari EU3 per la salvaguardia dell’accordo sul nucleare JCPOA.

L'account twitter

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L'appuntamento

Iran Petroleum and Energy Club Congress and Exhibition
La IV edizione di uno dei principali eventi del settore del petrolio e dell’energia si terrà a Teheran dal 16 al 18 ottobre 2018. Informazioni qui.

 

TURCHIA-IRAN - Verso un’emancipazione dal dollaro?

Nel mese di aprile la banca iraniana Bank Melli Iran ha aperto la prima linea di credito per finanziare gli scambi commerciali con la Turchia, dando così attuazione all’accordo di currency swap firmato da Teheran e Ankara lo scorso ottobre. Questo accordo, del valore di 1,4 miliardi di dollari, consente ai due paesi di utilizzare le rispettive monete per gli scambi commerciali bilaterali, attraverso lettere di credito emesse dall’iraniana Bank Melli e della turca Ziraat Bank. In seguito all’accordo, dunque, il governo iraniano ha a disposizione una linea di credito in lire turche in Turchia; allo stesso modo, la Turchia può ricorrere ad analoghi finanziamenti in rial per le sue transazioni con l’Iran. Obiettivo di questo tipo di intese – che l’Iran ha firmato anche con Russia e Iraq, senza arrivare però alla fase operativa – è aggirare l’ostacolo delle transazioni in dollari, proibite dal permanere in vigore delle sanzioni primarie statunitensi. L’adozione di questo tipo di accordi solleva però alcuni dubbi: essi infatti funzionano se entrambi i regolatori nazionali sono in grado di limitare il rischio di fluttuazioni nei rispettivi tassi di cambio, mentre rappresentano un potenziale rischio se contratti tra economie ad elevata volatilità, come quella iraniana sembra rimanere.

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Geoeconomia Iran sviluppo Hassan Rouhani
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A cura dell’Osservatorio Geoeconomia dell’ISPI

ricerca e redazione: Annalisa Perteghella, Research Fellow Iran desk

 

Coordinamento editoriale
Sara Cristaldi, Senior Advisor, Co–Head Osservatorio Geoeconomia

 

Coordinamento redazionale
Massimo Barison, Senior Programme Manager

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