Iraq: paralisi letale
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
I disordini

Iraq: paralisi letale

30 Agosto 2022

Moqtada al-Sadr annuncia il ritiro dalla vita politica e a Baghdad esplode la rabbia dei suoi sostenitori. Ma il rischio è lo scontro aperto tra sciiti.

 

Sale la tensione in Iraq e a Baghdad, in particolare, teatro ieri di proteste e scontri armati. Sostenitori di Moqtada al-Sadr hanno fatto irruzione nel palazzo del governo, dopo che il leader sciita aveva annunciato il suo “ritiro definitivo” dalla vita politica in seguito allo stallo politico in atto da mesi. Nei disordini almeno 30 persone sono rimaste uccise e diverse centinaia sono state ferite. Gli scontri dentro e attorno alla Zona Verde della capitale, che ospita ambasciate e palazzi delle istituzioni, sono proseguiti fino a tarda notte. I manifestanti hanno bruciato immagini raffiguranti il generale iraniano Qasem Soleimani, defunto capo della Brigata Qods dei Pasdaran iraniani, ucciso in un attacco americano nella capitale irachena nel gennaio 2020. Intanto il paese – in preda alla paralisi politica da quasi un anno a causa della mancata nomina di un governo – rischia di scivolare nel caos. Al-Sadr ha annunciato di avere iniziato uno sciopero della fame “fino a che le violenze non saranno cessate”. Sabato scorso, il leader sciita aveva lanciato un ultimatum di 72 ore per lo scioglimento del parlamento e invitato tutti i leader politico-confessionali a ritirarsi da ogni incarico istituzionale e pubblico per consentire l’avvio di un processo di riforme.

 

 

Ritiro annunciato o strategia?

A far precipitare una situazione già pericolosamente in bilico è stato, ieri, l’annuncio del ritiro definitivo di Moqtada al-Sadr dalla scena politica irachena. “Ho deciso di non immischiarmi negli affari politici” ha scritto il leader sciita su Twitter precisando che tutte le istituzioni del movimento sadrista, a eccezione del mausoleo di suo padre, saranno chiuse. Una mossa che se ha scatenato le proteste dei suoi sostenitori, è stata accolta con più scetticismo dagli osservatori esterni. Al-Sadr è considerato infatti tra i volti più noti della politica irachena e tra i pochi capaci di mobilitare masse di simpatizzanti in tutto il paese. Discendente di un’autorevole famiglia di religiosi sciiti Al-Sadr ha guidato la resistenza contro le truppe di occupazione americane e successivamente quella contro le milizie del sedicente Stato Islamico. Oggi il 47enne leader sciita è un affermato campione del populismo nazionalista iracheno, schierato a favore delle proteste anti-sistema che hanno portato migliaia di persone, soprattutto giovani, a scendere in piazza contro le condizioni la corruzione, la mancanza di lavoro e di servizi.

 

Una crisi venuta da lontano?

Vero vincitore della tornata elettorale dell'ottobre 2021, il partito sadrista ha conquistato il maggior numero di seggi (73), ma non è riuscito a formare un governo a causa delle rivalità con gli altri partiti della galassia sciita – sostenuti dall'Iran – riuniti nel cosiddetto ‘Quadro di coordinamento’. A giugno i suoi deputati si sono dimessi in blocco dal Parlamento e da allora è in corso un duro braccio di ferro: a fine luglio i sostenitori di al Sadr hanno fatto irruzione in Parlamento e inscenato un sit-in all'esterno del palazzo impedendo la nomina di un nuovo presidente e un nuovo premier. Lo scontro ha coinvolto anche il Supremo Consiglio Giudiziario al quale al-Sadr si è rivolto, senza successo finora, per ottenere la dissoluzione del Parlamento e la convocazione di una nuova tornata elettorale. Alla luce delle violenze di ieri, il premier uscente Mustafa al-Kadhimi, intanto, ha ordinato la sospensione fino di ogni riunione del Consiglio dei ministri e ha chiesto personalmente ad al-Sadr di fare appello ai suoi seguaci perché abbandonino il Palazzo della Repubblica e si ritirino dalle strade della capitale.

 

Lotta fratricida?

Di recente il campo sadrista era stato profondamente scosso dallo strappo dell’Ayatollah Kadhim al-Haeri. Il religioso, considerato un ‘padre spirituale’ del movimento sadrista, aveva messo in dubbio con le sue dichiarazioni la legittimità del leader 46enne: “Non puoi guidare in nome loro. In realtà non sei un sadrista anche se fai parte della famiglia dei sadristi” ha detto Haeri, 83 anni, in una dichiarazione che i sostenitori di al-Sadr ritengono essere stata estorta “contro la sua volontà”. Osservate in prospettiva, le dimissioni di al-Haeri e gli sviluppi delle ultime ore gettano ombre cupe sul futuro del paese: c’è chi teme che l’escalation si trasformi in una battaglia aperta tra le milizie sostenute dall'Iran e i partiti fedeli a Baghdad. “In pratica le parole di al-Haeri equivalgono a una scomunica. Moqtada al Sadr non è l'erede legittimo di suo padre – o di suo suocero. Lo è [il leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ali] Khamenei” spiega al Guardian l’ex ambasciatore britannico in Iraq, Sir John Jenkins. “Presumo che l'Iran abbia esercitato enormi pressioni su di lui. Il che significa che questa volta devono essere seriamente preoccupati. Ma la domanda è: i sadristi ascolteranno?”.

 

Il commento

Di Francesco Salesio Schiavi, Osservatorio MENA dell’ISPI

"I recenti scontri nella capitale vanno considerati il punto di arrivo della contesa che da mesi vede opporsi Muqtada al-Sadr al suo principale rivale politico, l’ex premier Nuri al-Maliki. All’indomani del voto di ottobre e in rottura con il passato, al-Sadr ha cercato di cavalcare il successo elettorale per delegittimare i leader del campo rivale e potenzialmente escluderli dal processo di formazione del governo. Non essendoci riuscito attraverso vie istituzionali, ha adottato un approccio non convenzionale, mobilitando le piazze con la speranza di spostare il pendolo a suo favore per poter negoziare da una posizione di forza. Pur dimostrando la grande influenza di al-Sadr verso la propria base, questa strategia comporta tuttavia grandi rischi, rendendo la situazione ancora più infiammabile e le prospettive di uno scontro aperto sempre più concrete”.  

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

Ti potrebbero interessare anche:

Palestina: giornata di sangue
Focus Mediterraneo allargato n.1
Valeria Talbot
ISPI
Italy’s “Wider Mediterranean”: Is It Just About Energy?
Diplomazia, terrorismo e propaganda
Ugo Tramballi
ISPI SENIOR ADVISOR
Israel: New Government, New Uproar
Israele: la resa dei conti

Tags

Iraq MENA Moqtada al-Sadr
Versione stampabile

Iscriviti alla Newsletter Daily Focus

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157