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Il mondo in tasca

Brasile: l'Amazzonia incendia la campagna elettorale

14 ottobre 2021

A(h)ia, Bolsonaro

Nuova denuncia contro Bolsonaro alla Corte penale internazionale dell’Aia. Sette quelle finora depositate, quest’ultima da parte dell'ONG austriaca AllRise per “crimini contro l’umanità”. Secondo l’accusatore, la politica ambientale distruttiva del leader brasiliano potrebbe essere responsabile di 180 mila morti indirette nel corso di questo secolo a causa dell'aumento delle temperature globali.
Insomma, un’accusa piuttosto ampia che si potrebbe rivolgere a mezzo mondo e che evidenzia come le denunce contro il presidente siano diventate uno strumento di protesta “comune” tra i suoi oppositori. Tuttavia, tra politiche a favore della deforestazione e dell’attività mineraria nelle riserve indigene, Bolsonaro non si è certo contraddistinto per una agenda green. E di questo passo della foresta amazzonica rimarrà ben poco.

 

La savana amazzonica

Numerosi studi scientifici giudicano le politiche di Bolsonaro responsabili della perdita ogni anno di circa 400.000 ettari (poco più di mezzo milione di campi da calcio) di foresta pluviale, livelli che non si registravano dai primi anni della presidenza Lula. Ma se il suo (possibile) principale rivale alle elezioni del 2022 aveva poi nel corso dei suoi due mandati diminuito la deforestazione dell’80%, con Bolsonaro registriamo un +35%.
A causa dell’azione dell’uomo e del cambiamento climatico l’Amazzonia è sempre più esposta agli incendi, più che raddoppiati dal 2013. Prendendo in considerazione la CO2 emessa dagli incendi, ad oggi la foresta amazzonica rilascia tre volte più gas serra di quanti ne assorba. Altro che polmone del pianeta.

 

Bolsonaro 2022?

Secondo gli ultimi sondaggi il 58% dei brasiliani disapprova la presidenza di Bolsonaro, e gli exit poll lo danno sconfitto al primo turno. Più delle politiche ambientali a essere sotto esame sono quelle economiche: inflazione ai massimi e disoccupazione ben distante dal livello pre-pandemico.
Inoltre, il Brasile è diventato il secondo paese al mondo a superare la soglia dei 600mila morti da Covid, ma il presidente si è distinto – ancora una volta - per essersi fatto cacciare dallo stadio non essendo ancora vaccinato. Per di più, a pochi giorni dall’ennesima manifestazione di massa in più di 200 città del paese che chiedeva l'impeachment del presidente. Sembra un dejà vu di quanto accaduto con The Donald: sarà così anche con le elezioni?

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