Porte aperte
La Cina continua la sua fase di riapertura e si avvicina alla normalità ad ampie falcate. Questo il messaggio che emerge dalle parole del vicepremier cinese Liu He in occasione della sua partecipazione al Forum Economico Mondiale in corso in questi giorni a Davos. Sia nel suo discorso di martedì, che in incontri a latere emerge ottimismo per un ritorno alla normalità dell’economia cinese nel corso del 2023 – un aspetto che, realistico o meno, vuole rassicurare i partner economici internazionali.
In Svizzera, l’alto funzionario cinese ha anche incontrato la segretaria del tesoro americana Janet Yellen: un segnale di apertura al dialogo in un contesto di competizione strutturale con gli Stati Uniti, in vista anche dell’atteso viaggio a Pechino del segretario di Stato Antony Blinken a febbraio.
Punto di svolta
Le prospettive tratteggiate, insomma, sono incoraggianti. Lo scenario, però, non è così roseo. L’economia cinese ha visto nel 2022 una crescita del 3%. Si tratta del valore più basso degli ultimi 40 anni, secondo solo al 2.2% segnato nel 2020 quando, pur nel contesto del Covid, la Cina era stata l’unica grande economia a non cadere in recessione. Lo scenario due anni dopo è ben lontano dal rebound del 2021 (8.1%), ma anche dagli obiettivi di crescita ufficiali per l’anno appena concluso (5.5%).
Insomma, l’economia paga il prezzo dei severi lockdown della strategia “zero Covid” e il suo pesante impatto sui consumi. Ma si prepara a un cambio di rotta, con le stime per il 2023 che si attestano tra il 4,3 e il 5%.
Picchi di Capodanno
Lo scenario rimane però fragile, con la ripresa delle attività commerciali ancora troppo timida, mentre continua la crisi immobiliare che ha fatto contrarre pesantemente il settore e la riduzione demografica (vista nel 2022 per la prima volta da 60 anni) pone nuovi interrogativi in un paese in cui la disoccupazione giovanile è al 16,7%.
Il paese è poi ancora in preda all’ondata di Covid-19 in seguito al sollevamento delle misure di prevenzione. L’alta circolazione del virus e dei decessi (ufficialmente 60.000, presumibilmente di più) fanno preoccupare in particolare in vista dei festeggiamenti dell’ormai imminente Capodanno lunare. Una celebrazione che però è anche l’occasione perché un aumento degli acquisti dia una spinta all’economia.
Il picco epidemico è atteso in prossimità del Capodanno, presumibilmente seguito da un momento economicamente più propizio. La Cina riuscirà a bilanciare l’impeto della riapertura e le sue fragilità interne?