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Il mondo in tasca

Cop27: l'urgenza chiama

07 novembre 2022

Clima rovente

È iniziata ieri a Sharm el-Sheikh la COP 27. Il vertice, che riunisce 200 delegati da altrettanti paesi, arriva dopo un anno di disastri climatici e con unatemperatura media nel 2022 di circa 1,15 gradi superiore ai livelli preindustriali. Un livello pericolosamente vicino al valore limite stabilito dagli Accordi di Parigi (pari a +1,5°C) e che, avverte l’Onu, difficilmente riusciremo a non superare.

Eppure, nonostante la necessità di nuove regole e ulteriori incentivi economici, è improbabile che il vertice sarà decisivo nella lotta al cambiamento climatico. Non solo perché mancano i leader di Cina, Russia e India, 3 dei 4 maggiori emettitori mondiali di gas serra, ma anche per gli interessi divergenti dei paesi partecipanti.

Danni collaterali

Da una parte ci sono i paesi più ricchi. Alle prese con la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina e i rischi della recessione economica, questi ultimi hanno temporaneamente messo gli obiettivi climatici in secondo piano. Limitando anche i finanziamenti per la transizione: promessi ai paesi in via di sviluppo nel 2009, ma effettivamente mai arrivati a 100 miliardi di dollari l’anno.

Dall'altra i paesi più poveri, meno responsabili del riscaldamento globale ma largamente esposti alle sue conseguenze, che chiedono risarcimenti per perdite e danni connessi ai disastri climatici. Una questione controversa, che per la prima volta verrà discussa ufficialmente dai leader mondiali, ma che per la quale il compromesso ancora latita.

Giochi per grandi

Sullo sfondo, la crescente rivalità fra Cina e Usa. Mentre l’inviato cinese chiede più aiuti ai paesi in via di sviluppo, in settimana Biden annuncerà il suo nuovo piano contro il cambiamento climatico: crediti di carbonio scambiati fra meritevoli enti statali che riducono le emissioni da combustibili fossili e aziende private disposte ad acquistarli.

E così Biden cerca di ripristinare la credibilità degli Usa e contrastare la crescente influenza cinese, così come il suo vantaggio nell’industria green (solare, eolico e produzione di veicoli elettrici). Il problema? Non c’è soluzione al cambiamento climatico che non coinvolga tutti i “grandi”. Che però da un po’ di tempo a questa parte non si parlano.

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