Punti di sutura
Un rialzo di 75 punti base dei tassi di interesse. Questo è l’annuncio che ci si attende stasera dalla Federal Reserve. Sarà il quarto aumento da inizio anno dopo quello di giugno delle stesse dimensioni (il più grande negli ultimi 30 anni), e quelli di marzo (25 punti) e maggio (50). Un ulteriore rialzo da 50 punti è previsto a settembre, ma potrebbe essere ancora più grande se l’inflazione non rallenterà.
I tassi di interesse, vicini allo zero a inizio anno, toccheranno così i massimi dall’estate 2019 (tra il2,25% e il 2,50%): uno dei più rapidi cambi di marcia della politica monetaria statunitense. Che più diventa restrittiva più rallenterà la crescita economica. Anche se ormai la frenata c’è già stata.
Problemi di stima
I rendimenti dei titoli del Tesoro americano a due anni sono ora più alti di quelli dei titoli a dieci anni. Un segnale di perdita di fiducia nella crescita economica nel breve termine. Anche perché tale crescita potrebbe essere negativa per il secondo trimestre di fila, quella che viene definita una recessione tecnica. Non sorprende che le previsioni di crescita del PIL USA per il 2022 siano state quindi riviste al ribasso dal Fondo Monetario Internazionale, 1,7 punti percentuali in meno rispetto a quelle di gennaio.
Gli USA sono però in buona compagnia. Per l’Eurozona, quest’anno l’FMI ipotizzava prima della guerra un aumento del PIL del 3,9% ora ridimensionato al 2,6%. Mentre la crescita cinese si fermerà al 3,3%: la performance peggiore dal 1976 (a parte il 2020, anno della pandemia).
Una serie di sfortunati eventi
A una minor crescita in tutte le principali economie del mondo corrisponde inevitabilmente un rallentamento dell’economia mondiale, rispettivamente di 0,4 punti percentuali nel 2022 e di 0,7 nel 2023 rispetto alle stime di aprile. E si tratta di uno scenario relativamente ottimistico che può solo peggiorare.
In caso di manovre più restrittive delle banche centrali, nuovi lockdown in Cina e uno stop alle esportazioni di gas e greggio russi in Europa, si perderebbero altri 1,5 punti percentuali di crescita globale in questo biennio. Ipotesi non così remote, considerando le intenzioni della FED (e della BCE), il lockdown annunciato oggi a Wuhan e il dimezzamento dei flussi di Nord Stream 1.
Con finanze pubbliche ancora provate dalla pandemia e la necessità di politiche macroeconomiche disinflazionistiche, il rallentamento economico è inevitabile?