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Il mondo in tasca

Europa: decrescita infelice?

16 maggio 2022

Montagne “russe”

+2,7%: questa la nuova proiezione di crescita europea per il 2022 pubblicata oggi dalla Commissione europea. In netto rallentamento rispetto a febbraio (+4%), ma in linea con le aspettative degli ultimi mesi. In fondo, lo stesso commissario Paolo Gentiloni aveva definito le previsioni antebelliche come "fuori portata".

E mentre le proiezioni economiche scendono, quelle inflazionistiche salgono: +7,5% ad aprile, ormai non lontane dai livelli americani (+8,3%). E a continuare a crescere è anche l’inflazione “core” (+6,1%), che esclude i prodotti più volatili come gli alimentari e gli energetici.

Rischio stagflazione sempre più vicino?

 

Respinto al mittente

Tra stimoli fiscali per isolare famiglie e imprese dallo shock energetico e nuove spese (militari, umanitarie o per accogliere chi fugge), il rallentamento rende ancora meno “appetibile” l’adozione di nuove sanzioni. E così, seppur annunciato da von der Leyen già dodici giorni fa, il sesto pacchetto Ue non ha ancora visto la luce.

E questo malgrado abbia perso una serie di pezzi cruciali. Prima Slovacchia e Repubblica Ceca hanno chiesto esenzioni, spiegate con la (effettiva) difficoltà a trovare petrolio alternativo a quello russo in tempi ragionevoli. Poi Grecia, Cipro e Malta hanno ottenuto la rimozione del divieto di trasportare petrolio russo per navi europee. Infine l’Ungheria si è messa di traverso, minacciando un veto che incombe ancora oggi.

Insomma, sembra mettersi male.

 

La storia infinita

La Germania ha comunicato che, anche in assenza di sanzioni UE, smetterà di acquistare il petrolio russo entro fine anno. Ma è sempre più evidente che ai governi europei basti meno dello spettro di una recessione per iniziare a rivedere le proprie posizioni.

Non solo. Le cancellerie d’Europa hanno anche altre scuse da addurre; non ultimi i rischi per il resto del mondo. Perché se è vero che il prezzo dei beni alimentari è esploso soprattutto a causa dell’invasione e, adesso, del continuo blocco dei porti ucraini, è altrettanto vero che sanzioni e auto-sanzioni europee spingono al rialzo i prezzi di petrolio, gas e carbone.

Intanto, le aziende europee si preparano a “pagare in rubli” il gas russo, attraverso uno stratagemma suggerito proprio oggi dalla Commissione europea. Il re è nudo?

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ISPI e Università di Torino

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