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Il mondo in tasca

Francia: 2030 o 2022?

13 ottobre 2021

Investimenti elettorali

30 miliardi di euro per arrivare preparati al 2030. In un discorso di un’ora e mezza, ieri Emmanuel Macron ha svelato “France 2030”, il suo piano di investimenti pubblici per i prossimi cinque anni che dovrebbe garantire al paese un posto in prima fila nella transizione (verde e digitale).

Tra le altre cose, Macron ha promesso che la Francia costruirà due “gigafactory” per diventare leader nell’idrogeno verde, e di “investire massicciamente” per sostenere industrie a basso impatto ambientale. In pieno clima preelettorale (si vota tra sei mesi), i suoi avversari politici sono poco entusiasti. E i francesi?

 

Make France great again

Idrogeno verde, semiconduttori, robot e AI: “France 2030” vuole investire proprio là dove tutta l’Europa è rimasta indietro. Ma l’Eliseo sembra non voler attendere il lungo negoziato a Bruxelles sulla creazione di “campioni europei”, anzi, parte in quarta. E non per spronare l’Ue all’azione, come invece fa sulla difesa (con il summit organizzato a febbraio da Macron e von der Leyen), ma per dare un vantaggio competitivo a Parigi.

Non a caso, nel suo discorso Macron ha citato espressamente i “mostri sacri” dell’industria francese: il Tgv, il Concorde, i caccia Rafale... E nel piano il presidente ha incluso anche investimenti per rilanciare una sorta di Hollywood francese. “Autonomia strategica”, dunque, ma in stile De Gaulle.

 

Terza via?

Resta da chiedersi: basteranno 30 miliardi di euro per realizzare i progetti annunciati? Per esempio, un miliardo sarà destinato alla costruzione di moduli nucleari all’avanguardia. Ma, rispetto alle previsioni, gli ultimi reattori francesi hanno visto i costi quadruplicare e hanno accumulato un ritardo di oltre un decennio.

In fondo forse l’obiettivo di Macron è molto più vicino rispetto al 2030. I suoi avversari più temibili alle presidenziali di aprile, Le Pen e Zemmour, insieme contano oggi sul 30% dei consensi, più del 26% di Macron. Le loro chance al secondo turno restano basse, ma la virata a destra della Francia costringe spesso Macron a uscite sempre meno europeiste e sempre più “francesi”: grandeur all’estero, difesa dell’interesse nazionale, chiusura sui migranti. Basterà France 2030 a rilanciare il Macron del “grande centro”?

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