Verso l’infinito e oltre
Questa settimana, il prezzo medio del gas naturale in Europa ha sfondato quota 200 €/MWh (60$/MmBtu). Siamo ormai a dieci volte il suo prezzo medio dell’ultimo decennio (15-25 €/MWh) e vicini al record stabilito a marzo, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Per questo, i Paesi europei corrono ai ripari; ma con lentezze e ritardi. E mentre l'Europa cerca di sostituire il gas di Mosca acquistando GNL, aumenta la concorrenza con i suoi più tradizionali acquirenti nei mercati internazionali: i paesi asiatici.
Guerra nella guerra
Negli ultimi mesi l'aumento dei prezzi in Europa ha incentivato i venditori a dirottare sul nostro continente i carichi di GNL. I differenziali erano talmente elevati da garantire un profitto anche pagando la penale per interrompere contratti di fornitura a lungo termine con i paesi asiatici.
Pur di assicurarsi forniture sufficienti per superare il prossimo inverno, in Asia è così iniziata la gara al rialzo. Tanto che nelle ultime settimane il benchmark del GNL spot asiatico (JKM) è aumentato del 15%. E se Giappone e Corea del Sud, rispettivamente secondo e terzo importatore mondiale di GNL, riescono a resistere, il vertiginoso aumento dei prezzi sta spingendo le economie più deboli fuori dal mercato. Così Pakistan e Thailandia faticano ad assicurarsi dei carichi, mentre il Bangladesh rischia fino a tre anni di interruzioni di corrente.
Solo la Cina, primo importatore di GNL in Asia, ci “salva”. A causa delle chiusure per Covid, il Paese ha notevolmente ridotto i suoi consumi di gas, e ha addirittura rivenduto parte del gas in eccesso. Persino così, però, i prezzi non scendono.
Cicale e formiche
Ne sanno qualcosa i Paesi europei, immersi da mesi in una crisi dal potenziale esplosivo. Eppure, malgrado l’urgenza (che ha portato già da due settimane i governi UE a promettere di ridurre i consumi nazionali del 15%), di piani di riduzione dei consumi energetici se ne vedono ancora pochi.
La Germania, prima importatrice europea di gas russo, non ha ancora un piano vincolante. In Francia il “piano di sobrietà energetica” non entrerà in vigore prima del prossimo settembre, quando in Italia staremo votando. Paradossalmente l’unico grande paese europeo ad aver iniziato a fare i compiti a casa è la Spagna, che importava solo il 10% del suo gas da Mosca.
Stiamo aspettando troppo?