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Il mondo in tasca

Inflazione: il peggio è davvero passato?

28 novembre 2022

Segnali positivi

L'inflazione rallenta. O almeno così sembra, a giudicare da alcuni segnali che stanno emergendo nell’economia mondiale. Le pressioni sulle catene di approvvigionamento si stanno attenuando, come dimostra il ritorno sui valori pre-Covid dei costi per il trasporto internazionale di merci. Cala così anche il prezzo di molte materie prime: l'indice dei prezzi alimentari della FAO registra ora un aumento annuo del 2%, Mentre tra marzo e maggio era del 40%.

Di conseguenza, in quasi tutte le economie del G20 gli indici dei prezzi alla produzione di ottobre hanno visto un rallentamento rispetto al mese precedente. Ancora troppo poco però per parlare di una generale inversione di tendenza, che però è già visibile in alcune economie. Non, però, in Europa.

Deflazione a due velocità

In molti mercati emergenti il picco inflazionistico sembra ormai superato. In Brasile, ad esempio, l’inflazione è in calo da quattro mesi consecutivi, mentre in Thailandia da tre. Ma anche negli Stati Uniti i prezzi al consumo continuano a diminuire: dal picco del +9,1% di giugno, al +7,7% attuale.

Al contrario, secondo la maggior parte degli economisti, nell’Eurozona un primo calo si vedrà solo nei nuovi dati sull’inflazione di novembre (che dovrebbe scendere dal +10,7% al +10,4%). Su questo ritardo pesa l’indebolimento dell’euro rispetto al dollaro, ma soprattutto il prezzo del gas in Europa. Che, nonostante non sia più quello di agosto, resta sei volte più alto che negli USA e il 20% in più che in Asia. Anzi, presto potrebbe tornare a salire. Non è un caso che proprio oggi Christine Lagarde sia abbia frenato bruscamente gli entusiasmi, anticipando che in Europa l’inflazione potrebbe essere ancora ben lontana dal suo picco massimo.

Zero, uno o due tetti?

Tra stoccaggi pieni e temperature miti, oggi la crisi energetica sembra fare meno paura all’Europa. Ma a partire dalla prossima primavera bisognerà ricostituire gli stoccaggi con il 74% in meno di gas russo rispetto a quest’anno. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, stando così le cose, gli stoccaggi europei a novembre 2023 potrebbero essere pieni solo al 65% (contro l’attuale 94%). Nei prossimi mesi i prezzi potrebbero quindi nuovamente schizzare verso l’alto, trascinando con loro l’inflazione. Molto dipenderà dall’eventuale (e per ora ancora remota) introduzione di un tetto al prezzo del gas.

Che non è l’unico tetto da tenere d’occhio. In queste ore, i Paesi europei stanno cercando una difficile quadra per introdurre un limite anche al prezzo del petrolio russo. Una misura che potrebbe portare a nuove ritorsioni (e distorsioni) russe sui mercati energetici.

Insomma, per quanto le variabili economiche sull’inflazione sembrino più rosee, quelle geopolitiche restano grigie.

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