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Il viaggio del presidente USA

L’Europa incontra Biden

10 giugno 2021

Il presidente USA Joe Biden in Europa per una settimana: parteciperà al summit del G7, al vertice della Nato e quello con l'Ue e a un faccia a faccia con Vladimir Putin.

 

Si apre dopodomani, con il suo arrivo a Carbis Bay, in Cornovaglia, il lungo tour europeo di Joe Biden. Una visita – la prima dall’inizio della sua presidenza – ricca di tappe e incontri: il premier britannico Boris Johnson e la regina Elisabetta tra i primi, a cui seguirà la riunione dei leader del G7 (11-13 giugno), il summit Nato (14 giugno), il vertice USA-UE a Bruxelles e l’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Quindi a Ginevra, dove il presidente vedrà in un bilaterale il suo omologo russo Vladimir Putin, il 16 giugno. “In questo momento di incertezza globale, il mio viaggio in Europa riguarda la realizzazione del rinnovato impegno dell'America verso i nostri alleati e partner e il riaffermare la capacità delle democrazie di affrontare le sfide e arginare le minacce di questa nuova era”, ha scritto il presidente americano in un editoriale sul Washington Post. Un vero e proprio ‘manifesto’ della sua visione di politica estera, in cui Biden manda segnali di avvertimento a Cina e Russia. Se con quest'ultima il presidente ribadisce di voler trovare un terreno di cooperazione per costruire “relazioni prevedibili” ed “evitare conflitti”, con Pechino la questione si fa più complessa: “Ci assicureremo che siano le democrazie con libero mercato, non la Cina o chiunque altro, a scrivere le regole sul commercio e la tecnologia del 21esimo secolo. E continueremo a perseguire l'obiettivo di un'Europa unita, libera e in pace”. Ma il 78enne presidente democratico, la cui esperienza in politica estera è più profonda di quella di qualsiasi suo predecessore, sa bene di affacciarsi in un'arena in cui Pechino è l’astro in ascesa e l’affidabilità di Washington, agli occhi degli alleati, porta ancora i segni dell’era Trump.

 

Europa: un partner minore?

Se gli obiettivi della visita sono chiari, più sfumata appare al momento la posizione europea nei confronti dell’alleato. E non è solo una questione di fiducia tradita: alcune misure della ‘guerra dei dazi’ di Donald Trump sono ancora in atto, mentre l’attuale amministrazione ha mantenuto intatte le restrizioni ai turisti europei introdotte nei primi mesi della pandemia. Inoltre Washington non ha ancora nominato i propri ambasciatori presso la NATO o presso l'Unione Europea, mostrando di guardare al vecchio continente come ad un ‘partner minore’ nella crescente competizione con la Cina. “Al di là di tutto il vertice e l'attenzione diplomatica, le prime azioni dell'amministrazione Biden mostrano che non crede che l'Europa sarà mai essenziale ai fini della nuova lotta geopolitica”, osserva Jeremy Shapiro su Politico Europe. “Un presidente noto come un campione transatlantico di lunga data sembra aver de-priorizzato la politica europea”. Gli effetti sono evidenti nei Transatlantic Trends pubblicati oggi dal German Marshall Fund: alla domanda se l'America rimanga un interlocutore affidabile per gli europei, solo polacchi e italiani rispondono positivamente in una percentuale che supera il 70% mentre il tasso scende al 60% in Francia e addirittura al 51% in Germania, il più basso tra i paesi considerati esclusa la Turchia. Una lettura che, da sola, basta a evidenziare la portata della missione che attende Joe Biden nei confronti dei suoi partner e dell’opinione pubblica europea. 

 

 

Con Usa interessi divergenti?

A complicare il rilancio delle relazioni tra Europa e Stati Uniti poi c’è un sostanziale disallineamento degli interessi economici e strategici, a cui si sommano le divergenze interne agli stessi partner europei. Ne è un esempio il gasdotto Nord Stream II, che farà della Germania, ancor più di oggi, il partner privilegiato della Russia in Europa. Berlino sostiene il progetto, mentre molti paesi dell'Europa centrale e orientale – e voci autorevoli del Congresso Usa – si oppongono sostenendo che aumenterà l’influenza russa in Europa. Con un gesto di apertura al governo tedesco, Biden ha deciso di non sanzionare la società tedesca che costruisce il gasdotto, ma sul dossier la tensione con Berlino è palpabile. Con la Francia il confronto invece si concentrerà soprattutto in occasione del vertice Nato: dal Sahel al Medio Oriente, l’Eliseo ha più volte rivendicato una logica di “autonomia strategica” dagli Stati Uniti. Nel 2019 il presidente Emmanuel Macron aveva dichiarato l’alleanza atlantica in stato di “morte cerebrale”, e si oppone alle pressioni di Washington per la creazione di un meccanismo che aumenti il finanziamento all’Alleanza che priverebbe di risorse il bilancio della difesa nazionale. Nel Mediterraneo poi, Turchia e Unione Europea sono su fronti opposti in una molteplicità di questioni che vanno dalla Libia a Cipro costringendo l’amministrazione Usa a un difficile equilibrismo. Con l’Italia, che ha confermato la sua linea atlantista dall’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, le relazioni sono di certo più serene. Ma sebbene abbia impresso una decisa frenata all’Accordo sugli investimenti siglato con Pechino a fine dicembre, i 27 hanno priorità economiche e strategiche diverse dagli Stati Uniti e c'è il rischio che tali divisioni allontanino ulteriormente le due sponde dell’Atlantico.

 

Una settimana decisiva?

Fin dal 20 gennaio, data dell'insediamento alla Casa Bianca, l’Europa ha lavorato per un reset delle relazioni transatlantiche, mentre da Washington arrivavano segnali incoraggianti. Ogni annuncio sembrava un invito a voltare pagina dopo i quattro anni di ostilità, quando non di scontro aperto, con l'amministrazione Trump: il ritorno degli Usa negli Accordi di Parigi sul clima, la ripresa dei negoziati sul nucleare iraniano, le aperture sulla questione Boeing-Airbus e sui dazi per le importazioni di alluminio e acciaio. Ieri, come ultimo esempio, il sostegno a un’intesa Ocse sulla tassazione delle multinazionali e dei giganti del digitale. Eppure, il presidente Joe Biden ha davanti a sé una settimana difficile e un compito ancora più arduo. Nei tre vertici in agenda durante il suo tour europeo (G7, Nato, Usa-Ue) dovrà cercare di rilanciare un multilateralismo boccheggiante e un’alleanza consumata, cercando di ricomporre interessi e obiettivi lontani. Ma soprattutto dovrà convincere un’Europa diffidente a superare impulsi nazionalistici e velleità autonomiste per rientrare in una partnership transatlantica che mira a riscrivere le regole di governance globale. Nel suo personale manifesto per il nuovo mondo, pubblicato sul Washington Post, rivolge direttamente i suoi auspici al Vecchio Continente: “Le democrazie possono unirsi per fornire risultati reali per la nostra gente in un mondo in rapida evoluzione? Le alleanze e le istituzioni democratiche che hanno plasmato gran parte del secolo scorso dimostreranno la loro capacità contro le minacce e gli avversari moderni? Credo che la risposta sia sì. E questa settimana in Europa abbiamo la possibilità di dimostrarlo”.

 

Il commento

Di Mario Del Pero, ISPI e Sciences Po

"Biden enfatizzerà i tanti dossier “facili” – dall’ambiente alla sanità globale, alla stessa lotta ai paradisi fiscali – sui quali costruire una rinnovata partnership transatlantica. E lo farà affidandosi agli stilemi di un internazionalismo liberale classico che celebra la naturale convergenza di idee, principi e interessi tra gli Usa e le democrazie europee. Molti problemi rimangono però sul tavolo. E anche sulle relazioni euro-statunitensi aleggia l’ombra della competizione tra Stati Uniti e Cina. Che da un lato ridimensiona la centralità strategica dell’Europa per Washington e dall’altro induce l’amministrazione Biden a sollecitare una coesione atlantica da perseguirsi anche attraverso un maggior contributo europeo all’azione di contenimento della Cina e di riduzione della sua influenza."

 

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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