Last, but not least
Ventisei, cioè tutti. Con oggi, è questo il numero di paesi Ue ufficialmente visitati da Macron dalla sua elezione nel 2017. Non si tratta però di una visita tra le tante, perché stavolta Macron ha incontrato Viktor Orbán. Anche se l’occasione era formale (il vertice del gruppo di Visegrád che quest’anno si tiene a Budapest) si è trattato della prima visita di un capo di stato francese in Ungheria dal 2007.
Allora il clima era molto diverso: era prima dell’elezione di Orbán nel 2010, e prima che cominciasse la lunga diatriba sul deterioramento della democrazia in Polonia e Ungheria. “Orbán è un avversario politico, ma anche un partner europeo”, ha detto Macron. Parole eloquenti.
“Ripresa, potenza e appartenenza”
È il motto della presidenza francese dell'UE, che inizierà il 1° gennaio. Un motto che fa leva su concetti patriottici, esprimendo bene la distanza da quelle che erano le ambizioni di Parigi nel 2019. Allora Macron sperava che proprio nel corso del semestre francese si arrivasse alla conclusione trionfale della Conferenza sul futuro dell’Europa: appena in tempo per “venderne” il risultato alle presidenziali.
Invece le prevedibili divisioni tra paesi stanno facendo naufragare la Conferenza. Così Parigi è alla affannosa ricerca di priorità fattibili. Priorità sempre più vicine alle visioni “sovrane”, se non sovraniste, d’Europa: protezione dei confini, autonomia strategica sulla difesa, tutela dei campioni industriali “europei” da ingerenze estere.
En marche... verso destra?
Nella sua visita di oggi Macron ha anche incontrato il sindaco di Budapest e il leader dell’opposizione, due strenui oppositori di Orbán. Ma non c’è dubbio che l’Eliseo sia alla ricerca di collaborazione, più che di scontro.
In Francia Macron è ancora in testa ai sondaggi, ma deve fare i conti con più di un avversario da destra. A Le Pen e Zemmour, ora si aggiunge anche la neoletta leader dei Repubblicani Pécresse, data dai sondaggi a un'incollatura da Macron. Con tanto di slogan "la Francia ci protegge" che fa il verso a “L’Europa ci protegge”, usato proprio da Macron nel 2017.
Un motivo in più per l’Eliseo di difendere sì l’Europa, ma un’Europa “di popoli e nazioni” più che il sogno federalista.