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Il mondo in tasca

NATO: alea iacta est?

19 gennaio 2023

Batti il ferro finché è caldo

Si conclude oggi la riunione del Comitato militare NATO. I 30 Capi di Stato Maggiore della Difesa degli Alleati, assieme a quelli di Finlandia e Svezia (candidati in attesa di ratifica), si sono trovati a Bruxelles per discutere di sicurezza e allargamento dell’Alleanza, ma soprattutto dell’invio di nuove armi a Kiev.

Con i contingenti russi provati dagli ultimi 11 mesi di guerra, Kiev potrebbe infatti avere una finestra di tempo limitata per lanciare una controffensiva e respingere il nemico. Da qui il dilemma degli Alleati: esporsi ulteriormente, inviando equipaggiamenti più pesanti come i carri armati, o evitare di irritare troppo il Cremlino.

E mentre ieri il Regno Unito ha già confermando l’invio di 14 dei suoi carri armati Challenge, i primi di fabbricazione occidentale, l’ultima parola sulla questione sembrerebbe spettare a Berlino.

Challenge accepted?

Già, perché tra i carri armati più utilizzati in Europa c’è il Leopard, di origine tedesca. Con oltre 2.000 unità a disposizione degli Alleati, il carro armato necessita però dell’autorizzazione di Berlino per essere riesportato e permettere ad altre 20 nazioni – tra cui Polonia e Finlandia – di rifornire l’esercito ucraino.

Da parte sua, per mesi Berlino è stata titubante. Formalmente, per il timore di trascinare l’Occidente in una “guerra per procura” con Mosca. Ma forse anche per evitare di deteriorare ulteriormente i rapporti con la Russia, da cui la Germania continua ad importare, fra gli altri, nichel e palladio, metalli fondamentali per le case automobilistiche.

Coalizione Leopard 

Motivi sufficienti, oltre all’avversione alla guerra di parte della sua coalizione di governo, per Scholz per giustificare il tergiversare tedesco e rendere arduo il compito dei rappresentanti di Gran Bretagna, Polonia e Finlandia che si recheranno domani a Ramstein per cercare di convincerlo. Autorizzazione o meno, per respingere i russi agli ucraini non basteranno i carri armati offerti da queste 3 nazioni, ma dovranno convincere un pool ben maggiore di Paesi ad aiutarli.

Per converso, la fornitura di un numero ridotto di esemplari rimarrebbe un mero gesto simbolico, peraltro rischioso. Consentirebbe infatti alla Russia, se non addirittura alla Cina, di impossessarsi facilmente della tecnologia militare occidentale dispiegata in Ucraina. Non stupisce dunque l’indugiare di Scholz, almeno fino a quando Biden non acconsentirà a mandare gli Abrams, i carri armati di fabbricazione statunitense.

Arriveranno prima i carri armati occidentali o le nuove truppe mobilitate da Mosca?

 

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