Misure e contromisure
Embargo e price cap. Sono queste le due misure entrate in vigore oggi e che riguardano il greggio russo. La prima, imposta dall’UE, riguarda le importazioni via mare. La seconda, imposta a livello di Paesi G7 (più l’Australia), vieta alle compagnie con sede nei paesi sanzionatori di assicurare e finanziare carichi russi verso paesi terzi, a meno che questi siano venduti ad un prezzo minore del tetto ($60 al barile, da aggiornare ogni due mesi).
L'ennesimo tentativo occidentale di ridurre una fonte di entrate per Mosca, preservando tuttavia il funzionamento dei mercati globali. Ma il Cremlino avverte: piuttosto che vendere a un prezzo imposto dai paesi occidentali, potrebbe tagliare la produzione.
Come si cambia
A prima vista, price cap ed embargo sembrerebbero poter assestare un forte colpo sulle finanze di Mosca. In realtà, da tempo i mercati si erano già mossi nella stessa direzione. Sanzioni o no, da mesi buona parte delle compagnie europee ha smesso di comprare greggio russo, provocando un crollo delle esportazioni verso l’Europa da 2,5 a 1,5 Mb/giorno.
In mancanza di acquirenti europei gli esportatori russi si erano rivolti ai mercati asiatici, dove sono però costretti a vendere a forte sconto ($25/$35 al barile) rispetto al Brent - il petrolio di riferimento europeo. Tanto che il prezzo del greggio russo oggi si aggira sui $62 al barile, vicinissimo al cap e ben lontano dagli 88 dollari del Brent. Tanto che c’è chi pensa che il price cap sia principalmente un segnale ai mercati, utile a convincere gli operatori che lo spread Brent-Urals resterà a lungo.
L’attesa
Andamenti, quelli sul mercato petrolifero, che non interessano solo a Russia e Paesi occidentali. Dopo il rapido incontro di ieri, l’Opec ha fatto sapere che non taglierà ulteriormente la produzione per contrastare il recente calo del prezzo del greggio. Un'Opec che dunque questa volta non concede nulla a Mosca, preferendo aspettare gennaio prima di compiere la prossima mossa.
Ma se gli effetti delle sanzioni sul greggio russo si vedranno solo nei prossimi mesi, in Europa i negoziati qualche conseguenza l’hanno già avuta. Ancora una volta l’Ue si è infatti dimostrata divisa, tra oltranzisti (Polonia, baltici) e prudenti (Germania, Italia).
Così a ogni nuova sanzione viene da chiedersi a chi farà più male: al governo russo o all’unità europea?