Valori comuni?
“Non possiamo permettere che i nostri valori comuni siano messi in pericolo”. Questo l'attacco di ieri di von der Leyen al Parlamento europeo contro il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, nel primo faccia a faccia sul deterioramento dello stato di diritto nel paese.
La settimana scorsa, la corte suprema polacca ha sostenuto l'incompatibilità tra i trattati Ue e la costituzione nazionale: non era mai successo prima nella storia europea. Così la crisi tra Bruxelles e Varsavia, che prosegue da anni, è precipitata.
Polexit
I giornali ne parlano molto, di “Polexit”. Ma la realtà è che, diversamente da Londra, Varsavia non ha alcuna intenzione di abbandonare l’Ue. I sondaggi mostrano che il 53% dei polacchi ha una “immagine positiva” dell’Unione, più del 41% degli italiani (anche perché dal 2014 a oggi la Polonia ha ricevuto 91 miliardi di euro di fondi strutturali Ue). E quando giovedì scorso il tribunale costituzionale polacco si è espresso contro il primato della legislazione europea almeno 100.000 polacchi sono scesi in piazza in più di 100 città.
Non è un caso se persino Morawiecki, a capo di un governo conservatore e nazionalista sempre più in contrasto con l’Unione (su questioni che vanno dall’aborto ai diritti LGBT+, dall’indipendenza dei media a quella dei giudici) ieri abbia anche affermato che “l’UE è l’organizzazione internazionale più forte e meglio sviluppata della storia”. Salvo poi aggiungere: “ma non è uno stato”.
(Dis)Unione europea
Von der Leyen ieri è stata dura, ma le carte che può giocare in questa fase sono poche. La procedura formale per proteggere lo stato di diritto (il famoso “articolo 7”) non permette azioni immediate. Così alla Commissione non restano che escamotage di dubbia legalità per ritardare l’esborso dei 36 miliardi di euro che la Polonia ha chiesto nell’ambito di Next Generation EU.
Il paradosso? La Polonia potrebbe portare Bruxelles in tribunale... alla Corte di giustizia europea. E l’Ue potrebbe perdere! Sarebbe solo l’ultima di tante piccole e grandi “picconature” alla supremazia del diritto comunitario su quello nazionale, non ultima quella della Corte costituzionale tedesca che per poco quest'anno non ha fatto lo stesso.