Le parole contano
“Mi aspetto che i russi entrino in Ucraina”. Con queste parole, pronunciate ieri in conferenza stampa, Biden ha spiazzato un po’ tutti, compresa l’intelligence americana secondo cui Putin in realtà non avrebbe ancora deciso cosa fare.
Non si tratta dell’unica dichiarazione discussa del presidente, che ha promesso “sanzioni mai viste” in caso di invasione russa su larga scala ma che ha anche alluso a divisioni nella NATO su come reagire a una “piccola incursione”. La Casa Bianca si è poi affrettata a chiarire come qualsiasi superamento del confine ucraino sarà punito duramente. Ma le parole del presidente restano, e non mostrano certo un fronte occidentale compatto.
Europa sovrana
Intanto, il Segretario di Stato americano Blinken si è oggi recato a Berlino per incontrare i Ministri degli esteri di Francia, Germania e Inghilterra. Obiettivo: radunare gli alleati alla vigilia dell’incontro chiave con il ministro degli esteri russo Lavrov.
A margine dell’incontro, Blinken ha parlato di unità di intenti per sanzioni “complementari e coordinate”. Ma solo poche ore prima a Bruxelles le parole usate da un alleato erano state ben diverse. Nel discorso di presentazione del semestre della presidenza francese dell’Ue, Macron ha infatti invocato un “dialogo con la Russia” indipendente dagli sforzi diplomatici americani. Il presidente francese punta a rivitalizzare il “formato Normandia” (i colloqui a quattro tra Russia, Germania, Francia e Ucraina) per dimostrare la possibilità di quella “autonomia strategica” europea (o francese?) al centro della sua campagna elettorale.
What if?
Nel frattempo, da due giorni truppe russe provenienti dalla Siberia stanno entrando in Bielorussia per un’esercitazione militare congiunta. Entro tre settimane lo schieramento sarà completato e Mosca potrà così contare su un esercito, stimato tra le 130 e le 200mila unità, disposto su un perimetro con l’Ucraina che va da nord a sud-est.
Di fronte alla pressione russa, Kiev e alleati non restano a guardare. Washington ha donato 200 milioni di dollari di nuovo equipaggiamento militare all’Ucraina, che riceverà a breve missili anticarro dalle Repubbliche baltiche. Rispetto al 2014, Kiev può ora contare su un potenziale militare fortemente accresciuto, con più di 200mila militari in servizio attivo.
Basterà a respingere un’invasione (o “piccola incursione”) qualora la diplomazia dovesse fallire?