Dietro le quinte
Nel giorno in cui la Russia potrebbe avviarsi verso il default del debito sovrano, tutti i riflettori sono puntati su Mosca. Ma nell’ombra c’è chi le sue pedine sta già iniziando a muoverle, a cominciare dalla Cina. La cui alleanza “meglio di un’alleanza” con la Russia (parola di Xi solo un mese fa) è già a un bivio.
Non imporre sanzioni a Mosca per l’invasione dell’Ucraina è stata una scelta abbastanza scontata per Pechino. Ma il prossimo passo potrebbe essere fare affari con la nazione più sanzionata al mondo. E mentre nei giorni scorsi il governo cinese sembrava gettare acqua sul fuoco, i suoi piani per creare un “sistema parallelo” incentrato sulla sua valuta, lo yuan, potrebbero convincerlo a fare altrimenti.
Passi scontati
Oggi il mercato petrolifero è dominato dal dollaro: il biglietto verde è utilizzato in oltre l’80% degli scambi internazionali. Eppure, il governo saudita (il maggior esportatore del mondo, e da decenni alleato degli Usa) starebbe pensando di vendere a Pechino (il maggior importatore) petrolio denominato in yuan.
Era nell’aria, ma il fatto che se ne parli proprio adesso potrebbe non essere una coincidenza. Già, perché al momento il petrolio russo è alla disperata ricerca di un compratore. Pur non essendo (ancora) sotto sanzioni in Europa, gli importatori europei stanno evitando di comprarlo per non rischiare di essere pagati in rubli o di andare incontro a boicottaggi di consumatori arrabbiati. E così si “auto-sanzionano”, liberando barili sul mercato.
Un affare per chi compra. Un po’ meno per Mosca.
Campagna acquisti
Oggi il prezzo al barile del petrolio russo è di 25-30 dollari più basso rispetto al Brent, lo standard internazionale. Malgrado il ribasso, per il Cremlino si tratta comunque di un modo per tamponare le perdite causate dalle sanzioni occidentali. Tanto più che gli acquirenti (Cina in primis ma probabilmente anche India) sono disposti a non pagare in dollari, una moneta che Mosca non vuole usare causa sanzioni.
In questo modo, Pechino cerca di allargare lo spazio riservato allo yuan nei pagamenti internazionali (attualmente fermo al 3% contro il 40% del dollaro). Ma attenzione: anche se tutte le esportazioni petrolifere russe e saudite fossero pagate in yuan, queste rappresenterebbero solo l’1% del commercio internazionale.
Insomma, i piani cinesi di conquista dei mercati mondiali dovranno attendere.