“Secondo i piani”
A tre settimane dall’inizio del conflitto, Putin insiste: “L’operazione speciale sta andando secondo i piani”. Una visione molto diversa dalle evidenze sul campo, che invece hanno spinto ieri il Ministero della Difesa britannico a definire l’invasione “sostanzialmente bloccata su tutti i fronti”. E qualcuno inizia a parlare di controffensive ucraine.
Insomma, nonostante la schiacciante superiorità (sulla carta) dell’esercito russo, l’Ucraina resiste. E al Cremlino qualche testa ha già cominciato a cadere.
Danni collaterali
Una cosa è certa: anche a Mosca sanno che le cose non stanno andando bene. Stime credibili quantificano in 7.000 il numero di soldati russi uccisi dall’inizio del conflitto (di cui 4 generali dei circa 20 schierati), e in 14.000-21.000 quello dei feriti. Significa che a oggi l’11-15% delle truppe russe sarebbe già fuori combattimento, un numero superiore alle perdite sovietiche nel “pantano afghano” del 1979-1989.
Le vittime eccellenti non si contano solo sul campo di battaglia. Le purghe ordinate dal Cremlino hanno colpito il capo dei servizi segreti esteri (Sergei Beseda) e il suo vice. Mentre ieri sarebbe stato rimosso anche il generale Roman Gavrilov, vicecapo della guardia nazionale, con l'accusa di aver "fatto trapelare informazioni" sulla guerra e aver "sprecato carburante”.
Resistere, resistere, resistere!
Purtroppo, tutto questo non ci avvicina necessariamente alla fine del conflitto. Le opzioni per Putin restano due: negoziare o alzare il livello di violenza, colpendo sempre più indiscriminatamente il territorio ucraino. Una seconda opzione che fa male anche a noi europei. Secondo la BCE la crescita economica in Europa è già dello 0,5% più bassa a causa dell’invasione, e il rallentamento potrebbe arrivare al –2% in caso di conflitto prolungato. Un conto da 340 miliardi di euro.
Ma a perderci di più, ovviamente, sarebbero gli ucraini. L’Onu stima che già oggi il conflitto abbia spazzato via quasi vent’anni di sviluppo, e che il 90% della popolazione rischi di finire sotto la soglia di povertà. I 100 miliardi di danni equivalgono a due terzi del PIL ucraino. E i 3,3 milioni di profughi rappresentano già il 7% del paese.
La resistenza degli ucraini è stata ostinata, coraggiosa, ben organizzata e aiutata dall’impreparazione dell’invasore. Ma quanto ancora potrà durare?