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Il mondo in tasca

Speciale Russia-Ucraina: La Cina non si schiera

21 febbraio 2022

Equilibrio precario 

Solidarietà alle preoccupazioni di sicurezza della Russia ma anche rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Queste sono state le parole del ministro degli esteri cinese Wang Yi alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di questo weekend dove ha anche auspicato una ripresa degli accordi di Minsk, definiti "l'unico percorso su cui la pace può essere costruita”. Insomma, dichiarazioni non tanto diverse da quelle pronunciate nelle scorse settimane da Macron e Scholz.  

Pechino da un lato sta quindi sfruttando l’attuale crisi in Ucraina per rafforzare le sue relazioni con la Russia, come dimostra il recente accordo trentennale per incrementare del 60% le importazioni cinesi di gas russo. Ma, dall’altro, cerca di evitare posizioni che peggiorino ulteriormente il suo rapporto con USA e UE.
 

Win win 

Indipendentemente da cosa accadrà in Ucraina, la Cina avrebbe di che guadagnarci. Se non ci sarà una guerra “europea” non vedrà danneggiati i suoi flussi commerciali con i partner europei, fondamentali per sostenere un’economia domestica non in piena salute. Senza poi dimenticare gli interessi miliardari di Pechino in Ucraina (di cui rappresenta il principale partner commerciale) tra contratti di costruzione e investimenti in telecomunicazioni.  

Ma d’altro canto in caso di attacco russo, le conseguenti sanzioni occidentali porterebbero Mosca ancor più nell’orbita cinese come dopo l’invasione della Crimea (la quota cinese del commercio estero russo raddoppiò dal 10 al 20%). E sarebbe anche l’occasione ideale per osservare la loro efficacia in vista di una possibile futura invasione di Taiwan. 
 

Taipei come Kiev? 

Il sempre più stretto rapporto con la Russia fa sì che in molte capitali si pensi che Pechino possa seguire l’esempio di Mosca e fare la propria mossa su Taiwan mentre l’attenzione degli Stati Uniti si concentra nell’Est Europa. In fondo come Putin considera l’Ucraina un pezzo di Russia, così Xi Jinping vede Taiwan come tassello fondamentale del principio di “una sola Cina”. 

Le differenze fra i due casi sono però molteplici: la capacità militare taiwanese è molto superiore a quella ucraina, così come il suo ruolo nelle catene di approvvigionamento tecnologico globale. Taipei però non si fida e nel prossimo mese terrà una esercitazione militare di simulazione di un’invasione cinese negli isolotti a largo delle sue coste. 

Una cosa è certa: non è facile essere i vicini di Russia e Cina.

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