Stoccaggio di sussidi
Via libera al nuovo quadro Ue sugli aiuti di Stato. La Commissione europea ha presentato oggi le regole con cui gli Stati membri potranno fino a fine anno sostenere i settori colpiti dal caro energia, incluse le aziende che l’energia la producono o la comprano.
Le continue oscillazioni del prezzo del gas mettono a rischio l’operatività dei traders energetici. Con perdite non solo sui profitti ma anche sulla liquidità dato che, nel clima di grande incertezza, le banche si tutelano chiedendo margini in contante pari all’80% del valore dell’acquisto. La possibilità di erogare fino a 50 milioni di euro di aiuti per ciascuna impresa serve a evitare un circolo vizioso: acquisti di gas rimandati, stoccaggi che restano bassi e spingono in alto i prezzi, e quindi ancora minori acquisti in futuro.
Dieselgate
La Commissione sta studiando misure di sostegno anche per i consumatori, ma su questo punto i paesi europei sono divisi. C’è chi, come i governi “mediterranei”, chiede sussidi e prezzi calmierati per proteggere le fasce più povere di popolazione. E chi, come i paesi “nordici”, considera queste misure come sovvenzioni ai combustibili fossili da reindirizzare verso le rinnovabili.
Così i paesi Ue fanno da soli. Una mezza dozzina di loro ha già annunciato il taglio dei prezzi del carburante. Altri, come la Svezia, hanno introdotto incentivi per l'acquisto di nuovi veicoli elettrici. Mentre la Francia ha imposto un tetto massimo al prezzo del gas.
Euro(gas)bond?
Sussidi e aiuti di Stato hanno un costo, che si sommerà ai 62 miliardi di euro già spesi dalle quattro principali economie europee per far fronte alla crisi energetica. E se al momento tassi di interessi ancora bassissimi consentono di finanziare facilmente spese importanti come queste, la BCE ha annunciato che entro fine anno i tassi dovranno aumentare per combattere l’inflazione. L’era dei “soldi gratis” è finita.
Ecco perché si torna a discutere di nuove emissioni congiunte di debito Ue per finanziare la spesa energetica e quella militare. Una spesa che secondo il premier Draghi potrebbe toccare i 2.000 miliardi di euro, più del doppio degli 800 miliardi di debito comune creati per fronteggiare la pandemia. Ma che in molti già liquidano come infattibile.
Insomma, malgrado l’invasione russa, l’Ue sembra aver riscoperto le vecchie divisioni.