Niente di nuovo sul fronte orientale?
“Ci sono alte probabilità che la Russia stia pianificando una nuova invasione dell’Ucraina”. Questo l’allarme lanciato dall’intelligence americana di fronte al dispiegamento di più di 100mila soldati russi lungo i confini della regione orientale ucraina del Donbass, dal 2014 sotto il controllo dei separatisti sostenuti da Mosca.
Putin respinge ogni accusa e giustifica l’azione russa come risposta alla crescente presenza della NATO nella regione: con recenti esercitazioni militari nel Mar Nero e tramite la fornitura all’Ucraina di armi e droni militari. Tornano così i fantasmi della scorsa primavera quando, in maniera simile, centomila militari russi si radunarono nei dintorni dell’Ucraina. Ma questa volta la semplice diplomazia potrebbe non bastare.
Conti in sospeso
I negoziati per porre fine al conflitto sono in un vicolo cieco, come testimoniato dalla mancata partecipazione del ministro degli esteri russo all’incontro con Ucraina e Germania della scorsa settimana. Le posizioni restano lontane: la Russia continua a sostenere politicamente e militarmente i separatisti, mentre Kiev non vuole concedere loro l'autonomia.
E non c’è interesse per una immediata riconciliazione. Non da parte di Putin, che non ha mai nascosto di considerare russi e ucraini come un unico popolo. Ma neanche da parte del presidente ucraino Zelensky che, complici gli indici di gradimento ai minimi storici, avrebbe difficoltà a far digerire a élite politiche e società civile un accordo con la Russia (proprio mentre Mosca, con Nord Stream 2, cerca di tagliare del tutto fuori Kiev dal transito di gas).
Gelosia geopolitica?
Per l’Europa, le rinnovate tensioni in Ucraina si inseriscono in un quadro di crisi “da est” che, secondo Washington e Bruxelles, celerebbero lo zampino di Mosca. La stretta sulle forniture di gas o i migranti al confine tra Bielorussia e Polonia farebbero parte di una mossa coordinata per destabilizzare il continente.
Quale che sia la realtà dei fatti, l’escalation al confine ucraino non facilita l’avvicinamento tra Stati Uniti e Russia. Un avvicinamento cominciato lo scorso aprile, proprio in occasione della richiesta di Biden di ritirare i soldati dispiegati lungo il confine ucraino. Una domanda sorge spontanea: che Mosca voglia richiamare su di sé l’attenzione di una politica estera americana troppo incentrata sulla Cina?