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Il mondo in tasca

UE: guerra sulla tassonomia verde

14 giugno 2022

Nel mezzo del cammin...

Nucleare e gas sono davvero fonti "verdi”? O meglio: sono utili per una transizione energetica verde in Europa? Secondo le commissioni Ambiente ed Economia del Parlamento europeo, che hanno votato oggi, no. Un parere che, se confermato dall’intero Parlamento l’11 luglio, sarebbe in contrasto con quanto stabilito a inizio febbraio dalla Commissione europea, che aveva invece incluso gas e nucleare fra gli investimenti sostenibili fino al 2030.

La tassonomia era stata concepita per fornire delle linee guida chiare per classificare gli investimenti green, evitando che una selva di regole permetta agli investitori di classificare qualsiasi cosa come “verde”. Ma è proprio in questa selva che le istituzioni comunitarie sembrano essersi smarrite.

 

Greenwashing (in)sostenibile

Già a febbraio, la decisione della Commissione era stata ampiamente criticata. C’era infatti chi la considerava un compromesso per accontentare alcuni grandi Paesi europei: la Francia sul nucleare, Germania e Italia sul gas naturale. Un’operazione talmente palese che persino l’Austria, tradizionale alleato tedesco, aveva minacciato di far causa alla Corte di giustizia.

L’assenza di un’etichetta di sostenibilità non significa che queste fonti siano rapidamente destinate a scomparire. Si tratterebbe piuttosto di un disincentivo a investimenti futuri: studi recenti stimano che banche e fondi UE investano ormai l’80% dei loro capitali in settori green, e che questa quota sia destinata a salire al 95% entro il 2030. L’esclusione di gas e nucleare dagli investimenti green scalda dunque gli animi di chi vi punta molto in questa fase della transizione.

 

Effetto Russia?

Ecco perché, a quasi due anni dalla sua prima versione ufficiale, la tassonomia Ue non ha ancora messo d’accordo gli Stati membri. Eppure la questione diventa sempre più rilevante, anche alla luce degli avvenimenti in Ucraina e della volontà europea di limitare la propria dipendenza dai combustibili fossili russi.

Secondo Greenpeace, i nuovi investimenti sul gas generati dalla sua inclusione in tassonomia porterebbero nelle casse del Cremlino fino a 4 miliardi extra all'anno fino al 2030. Mentre Rosatom, azienda russa attiva nel settore dell'energia nucleare, potrebbe assicurarsi una quota di circa 500 miliardi di euro di potenziali investimenti in nuove capacità nucleari dell'UE.

Basterà la guerra a far cambiare idea all’Europa?

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