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Il mondo in tasca

UK: finale di partita

20 ottobre 2022

Il fracking del governo

Liz Truss si è dimessa da Primo ministro del Regno Unito. Dopo le dimissioni del ministro dell'Interno di ieri sera, e il siluramento del ministro del Tesoro della settimana scorsa, neanche il nuovo leader dei Tory ha resistito alle pressioni della base conservatrice che avevano costretto Boris Johnson alle dimissioni lo scorso luglio.

Un governo, quello di Truss, che in soli 44 giorni ha ricevuto critiche da tutti i fronti: dalle politiche fiscali a quelle migratorie, dal confuso voto sul fracking al “moron premium” (“sovrapprezzo delle idiozie”) sui mercati finanziari. E che proprio nella gestione di questi ultimi ha trovato l'anello debole della sua Trussonomics.

Galeotto fu ‘l debito

Tagli fiscali e aumento del debito. Era questo il mantra del "mini" bilancio presentato da Truss nemmeno un mese fa. Una politica di interventismo statale (e aumento della spesa pubblica) che però non ha convinto i mercati. Spaventati da un inevitabile aumento del debito in un momento di estrema incertezza economica e internazionale, proprio mentre la BoE alza rapidamente i tassi di interesse allo scopo di frenare l’inflazione più alta degli ultimi 40 anni (+10,1% a settembre, su base annua).

E così è bastato il suo annuncio per scatenare i mercati: la sterlina ha toccato il livello più basso dalla decimalizzazione della moneta nel 1971, mentre gli interessi sui titoli di Stato quello più alto dalla crisi finanziaria del 2008. Titoli che, peraltro, sono stati poi acquistati dalla stessa Banca centrale per proteggere un altro settore in crisi, quello pensionistico.

Non c’è due senza tre?

A poco è servito il repentino cambio di rotta del nuovo ministro del Tesoro, Jeremy Hunt. Dopo due clamorosi tonfi, la maggioranza conservatrice (che dal 2019 detiene il 55% dei seggi alla Camera bassa) dovrà ora nominare il prossimo leader, o rassegnarsi a nuove (e spiacevoli) elezioni.

D'altronde il Regno Unito non è l’unico a soffrire le conseguenze degli elevati prezzi energetici. Macron, che in casa deve fare i conti con scioperi dilaganti, al vertice Ue di oggi ha chiesto più solidarietà finanziaria per far fronte alla crisi e, vista l’esperienza inglese, per rassicurare i mercati.

Mentre non mancano i parallelismi fra Italia e Regno Unito, viene da chiedersi se la solidarietà europea basterà ad evitare una nuova crisi del debito.

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Davide Tentori
Associato ISPI

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