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VALUTE DIGITALI

La Cina prepara la sfida del renminbi digitale

Alessia Amighini
11 febbraio 2022

È dell’agosto 2020 l’annuncio del lancio ufficiale di una moneta digitale sovrana da parte della Banca Centrale Cinese (People’s Bank Of China – PBOC) – l’e-RMB. Già anticipata alla fine del 2019, la creazione dell’e-RMB è da tempo nei programmi di Pechino, almeno dal 2014, quando la banca centrale ha istituito un team di ricerca per esplorare tale possibilità. L'e-RMB dovrebbe essere depositato in un portafoglio digitale (ad esempio in un dispositivo mobile) invece che in un conto bancario, per sostituire la valuta tradizionale (cioè le banconote e le monete in renminbi). Le transazioni digitali vengono effettuate tra due portafogli digitali senza coinvolgere banche o carte di credito.

In grandi città come Shenzhen, gli stipendi di alcuni dipendenti pubblici e dei servizi pubblici sono già in parte pagati da questo denaro virtuale e i dipendenti delle banche di Stato hanno iniziato a testare internamente l'applicazione per trasferire denaro ed effettuare pagamenti. Poiché oggi, in Cina, l'80% degli utenti di telefoni cellulari paga già con i propri dispositivi, l'e-RMB potrebbe potenzialmente raggiungere 225 milioni di cinesi che non hanno un conto in banca e che si trovano per lo più in zone rurali - potenzialmente attirandoli per aumentare il consumo nazionale. In Cina gli acquisti con dispositivi mobili rappresentano già il 16% del prodotto interno lordo (Pil), contro l'1% negli Stati Uniti e nel Regno Unito e in questo modo potrebbero aumentare ulteriormente.

 

Come funzionerà?

Dal punto di vista organizzativo, l’architettura finanziaria progettata della Cina per emettere una valuta sovrana digitale prevede tre livelli: la banca centrale al vertice e le banche statali cinesi (che dominano il sistema bancario e fungono quindi da braccio operativo della banca centrale) al secondo livello. I consumatori e gli utenti commerciali che effettuano transazioni in e-RMB costituiscono il terzo livello. Le principali banche commerciali cinesi, tutte possedute e gestite dallo Stato, stanno conducendo test interni su larga scala di un'applicazione per portafogli digitali, in linea con un obiettivo fissato dalla banca centrale cinese dalla seconda metà del 2020. In aprile di quell’anno, infatti, l’istituto preposto allo sviluppo dell’e-RMB presso la PBOC ha annunciato prove interne chiuse di un sistema di pagamento elettronico di valuta digitale (DC/EP, acronimo dell’inglese Digital Currency/Electronic Payment) in quattro città e l’intenzione di pilotare tale sistema nelle Olimpiadi invernali ora in corso.

 

I vantaggi: per i cittadini e per lo Stato

L’e-RMB rappresenta un passaggio cruciale nella strategia finanziaria della Cina. Costituisce infatti una soluzione ingegnosa ai numerosi problemi derivanti da una politica finanziaria e valutaria improntata alla necessità di mantenere un elevato grado di controllo sui movimenti internazionali di capitale. Permette inoltre di ridurre il costo della circolazione della carta moneta e di aumentare il controllo dell’offerta di moneta da parte dei politici.

Prima dell’iniziativa di un e-RMB gestito dallo Stato, la spinta iniziale per i pagamenti digitali era motivata dalla facilità di shopping online da parte dei giganti della tecnologia, come Alipay di Alibaba e WeChat Pay di Tencent. Poiché il taglio di banconote più grande in renminbi è pari a 100 (cioè circa 14 dollari) la valuta fisica è troppo piccola e scomoda per gli articoli di grande valore. Durante la pandemia da Covid-19 in particolare, le transazioni digitali sono state preferite per ridurre al minimo le occasioni di contatto e di contagio. Dal punto di vista dei responsabili politici, il pagamento digitale può contribuire a scoraggiare le frodi, la corruzione e la contraffazione (dilagante) delle banconote.

 

Implicazioni domestiche… e non solo

Le implicazioni dell’introduzione di una moneta elettronica sono sia nazionali sia internazionali. Da un lato, Pechino è da tempo preoccupata per il monopolio della moneta digitale da parte dei giganti della tecnologia e per il suo impatto sul sistema finanziario, dal momento che essa esula dalla vigilanza della banca centrale. Nel 2013 un fondo offerto tramite Alipay, Yu’E Bao, è stato così popolare da diventare in pochi giorni il più grande fondo monetario del mondo e un campanello d’allarme è suonato alla PBoC sulla velocità e l’entità del drenaggio di denaro dal sistema di deposito bancario cinese: alla fine la banca centrale è intervenuta per limitare il fondo.

Per quanto riguarda le implicazioni esterne, il maggiore, e forse il più importante, obiettivo dell’e-RMB potrebbe essere una sferzata all’internazionalizzazione del renminbi, che è in fase di stallo da quando nel 2018 è iniziata la guerra commerciale Cina-USA. Il rallentamento è più evidente nell’utilizzo commerciale del renminbi e nell’utilizzo del renminbi nel finanziamento dei progetti BRI, entrambi ancora molto limitati.

La politica di isolamento della Cina da parte degli Stati Uniti è un segnale per la Repubblica popolare, che si vede costretta a cercare finanziamenti alternativi al di fuori dei mercati dei capitali statunitensi e in particolare del dollaro. La risposta diretta è il rafforzamento del mercato dei capitali del renminbi e l’internazionalizzazione della valuta locale. Se le banche cinesi fossero bandite dal sistema di transazioni globali in dollari (SWIFT CODE), l’e-RMB sarebbe potenzialmente in grado di aiutare la globalizzazione del Paese, ma potrebbe anche rappresentare una vera e propria sfida per il dollaro come valuta di riserva mondiale.

Anche il flusso della bilancia dei pagamenti cinese potrebbe essere monitorato automaticamente e con precisione, e potenzialmente crescere molto più velocemente tra i mercati emergenti come l’Africa, l’America Latina, l’Asia e il Medio Oriente, con i quali la Cina ha già stretti legami economici, commerciali e strategici. Lo stesso argomento può essere esteso ai Paesi che per esempio devono affrontare sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti sulle transazioni in dollari. Questi Paesi potrebbero eludere la sorveglianza statunitense sui flussi finanziari, effettuando transazioni tramite l’e-RMB una volta che il Paese si è inserito in una rete globale. La Cina potrebbe insomma sfruttare la propria valuta elettronica per costruire alleanze strategiche globali contro la politica di isolamento propugnata dagli Stati Uniti.

 

Il RMB digitale per contrastare il dollaro?

A questo proposito, è stato riportato dalla Nikkei Asian Review che la Cina sta collaborando con la Russia per ridurre la sua dipendenza dal dollaro statunitense in una mossa bollata come "alleanza finanziaria" e che solo nella prima metà di quest'anno ha ridotto per la prima volta la quota del dollaro negli scambi commerciali tra i due Paesi al di sotto del 50% con un aumento dell'euro e delle rispettive valute nazionali. Al centro di questa alleanza c'è il ruolo guida degli USA nella finanza globale che, basandosi sullo status del dollaro come valuta di riserva mondiale e sul controllo assoluto del sistema di messaggistica SWIFT (Worldwide Interbank Financial Telecommunication) con sede in Belgio, offre a Washington la possibilità di monitorare ogni transazione globale e di imporre unilateralmente sanzioni ai Paesi e alle aziende che utilizzano il dollaro nelle loro transazioni.

La Cina ha lanciato nel 2015 il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero (CIPS), una rete di messaggistica finanziaria per le transazioni transfrontaliere tra la Cina continentale e le due regioni amministrative speciali che serve anche nello sforzo di internazionalizzare l'uso dello yuan, ma non è facile abbandonare il sistema SWIFT che è accettato in tutto il mondo, e probabilmente è più un piano a lungo termine. L'urgenza che deriva dal rischio concreto di essere tagliati fuori dal sistema di pagamento in dollari, in caso di ulteriori crescenti tensioni con gli Stati Uniti, non offre alla Cina altra alternativa se non quella di trovare altri modi per ridurre la sua dipendenza dal dollaro che oggi rappresenta più una passività che un'attività.

L'apertura del mercato interno alle società di carte di credito straniere che consentono il pagamento in renminbi on-shore e offshore, aumentando l’uso della valuta cinese nelle transazioni internazionali, insieme al continuo sviluppo dell'infrastruttura finanziaria digitale e all'espansione dei test pilota per un sistema di pagamento transfrontaliero di yuan digitale supportato dal governo sono tutte decisioni che cercano di influenzare il predominio del dollaro statunitense, creando in parallelo un’area di circolazione del renminbi – che potrebbe diventare un blocco del renminbi.

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AUTORI

Alessia Amighini
ISPI e Università del Piemonte Orientale

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