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Blog @Radar
La crescita delle attività navali della Cina
Guido Olimpio
25 gennaio 2021

Una raffica di articoli su grandi quotidiani internazionali e siti specializzati. Al centro l’attività navale della Cina, impegnata in un programma di sviluppo ad ampio raggio. 

Il recupero di un drone sottomarino in acque indonesiane ha innescato analisi interessanti (e interessate) sulle incursioni della Repubblica popolare. La Xiang Yang Hong 03, nave per le ricerche oceaniche, avrebbe condotto perlustrazioni a ovest di Sumatra. Una presenza rivelata da foto satellitari, ormai disponibili per tutti grazie ai social. L’unità – secondo l’esperto HI Sutton – ha «lavorato» a lungo, un’azione in parallelo a quella condotta in passato dalla 06. Cosa cercano? Quali sono gli obiettivi? Raccolgono dati sui fondali marini, ispezionano aree e probabilmente sono a caccia di sensori sottomarini americani. Pechino studia con attenzione la regione, allarga i suoi orizzonti, guarda ai rivali e tiene d’occhio i corridoi marittimi. 

Sempre un’analisi ha segnalato quanto avviene a Woody Island, isolotto delle Paracel. I cinesi lo hanno ingrandito con scavi e ricoperto di sabbia, hanno aumentato le infrastrutture di tipo militare. È un profilo «tipico» in una zona contesa. Il pattugliamento unito alla creazione di avamposti, un disegno con una proiezione che va molto lontano a tutela dei propri target commerciali. Anche se, ha notato un osservatore, la Cina non ha ancora all’estero un numero sufficiente di basi e bacini in grado di assicurare piena assistenza ad una flotta militare. La sua strategia mirata al controllo dei porti civili (grazie ad accordi vantaggiosi) potrà ridurre in futuro il gap. E siamo in un settore dove ormai si muovono in tanti, dal Mar Rosso al Mediterraneo.

Terzo aspetto rilevato dagli specialisti lo schieramento nella fascia costiera meridionale di altri aerei anti-sommergibili e per l’intelligence elettronica. Foto scattate dai satelliti mostrano velivoli KJ 500 e Y 9 sulle piste di Lingshiu e Qionghai mentre sono stati rilevate migliorie nella base di Sanya. 

Infine ha destato preoccupazione la nuova legge che autorizza la Guardia Costiera cinese ad aprire il fuoco contro battelli stranieri se è in gioco la sovranità nazionale. La misura è legata alle frizioni territoriali e marine con diversi paesi (come Vietnam o Filippine). Diritti di pesca, violazioni di confini, questioni legali si tramutano in incidenti piuttosto seri. Certo colpisce che Pechino faccia la voce grossa quando i suoi pescherecci sono accusati di depredare le riserve ittiche di altri. 

È un Risiko aeronavale che contrappone gli Usa, insieme ai suoi alleati, a Pechino. A dicembre il Pentagono ha ribadito le linee guida di un piano strategico dove sono chiare le intenzioni: non cederà di un millimetro. E ha sottolineato che in caso di contrasti gli Stati Uniti sono pronti a prendersi dei rischi calcolati. Un riferimento indiretto a episodi dove i mezzi statunitensi sono stati sfidati da quelli avversari in manovre giudicate pericolose. Non meno interessante un documento del 2018 rilanciato da The Drive e segnalato sulla newsletter del Corriere della Sera sulle priorità di Washington:

  • Difesa degli interessi e dei cittadini americani, contrasto della proliferazione nucleare e dei sistemi d’arma (come i missili a lungo raggio). Nota che richiama il dossier nordcoreano. Kim Jong un ha appena mostrato l’ultimo prodotto del suo arsenale, un vettore lanciabile da un sottomarino. 
  • Preservare l’accesso economico, militare e diplomatico ad un quadrante cruciale per numeri, sviluppo e popolazione. Da qui le ripetute missioni dell’US Navy per rimarcare la libertà di navigazione, iniziative che Pechino a volte bolla come provocazioni.
  • Garantire e rafforzare i rapporti di alleanza nella regione. In particolare l’India e Taiwan (velivoli cinesi hanno condotto nell'ultima settimana voli ravvicinati all'isola, tattica per mandare segnali alla Casa Bianca)
  • Mantenere il primato, anche per i suoi effetti nella madrepatria. 

Gli allarmi sulle mosse, i messaggi, la marcatura di gesti – a volte minimi –, la guerra di parole sono parte della narrazione ma anche la rappresentazione di una partita vera quanto dura.

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Tags

Cina Asia
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AUTORI

Guido Olimpio
Corriere della Sera

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