Il partito di governo HDZ vince le elezioni parlamentari croate. Al premier Plenkovic serve solo un alleato minore. Debacle socialdemocratica, mentre crescono i nazionalisti del cantante folk Skoro.
Contro ogni pronostico e sondaggio, alle prime parlamentari in UE dopo il lockdown, la Comunità Democratica Croata (HDZ), partito nazional-conservatore al governo dal 2016, conquista 66 seggi sui 150 del Sabor, il parlamento di Zagabria. La coalizione “Restart” – guidata dai socialdemocratici SDP – elegge solo 41 deputati, uno dei suoi peggiori risultati nella storia della Croazia indipendente. Terza forza del paese i nazionalisti del Movimento Patriottico guidato dal cantante folk Miroslav Skoro, che conquistano 16 mandati. Otto seggi a Most, partito di centrodestra; mentre la vera sorpresa è il risultato della coalizione ecologista di sinistra “Možemo!” che all’esordio parlamentare elegge 7 deputati, arrivando terza nel collegio elettorale di Zagabria, dove spazza via il partito del sindaco Milan Bandic, che non supera la soglia di sbarramento.
Se l’esito del voto alla vigilia sembrava profilare un parlamento più che incerto, alla ricerca di coalizioni di maggioranza, le prime ore di spoglio elettorale hanno presto mostrato quanto siano fallaci i sondaggi decretando il netto margine di vantaggio di HDZ. Ai minimi storici l’affluenza, che non va oltre il 46,9%, in caduta libera rispetto al 2016 e al 2015.
Fine del bipolarismo?
Quello che la maggior parte degli analisti si aspettava alla vigilia del voto era una una grosse koalition in salsa croata tra i due partiti che dal 1991 si contendono la scena politica croata, HDZ e SDP. Una possibilità a cui miravano più i conservatori del primo ministro Andrej Plenkovic che i socialdemocratici, a fronte dei sondaggi che li davano in calo. A contribuire a questa ipotesi la formazione nazionalista di Skoro, arrivato terzo anche alle presidenziali di dicembre, che rappresenta la vecchia guardia del HDZ (vi partecipavano lo stesso Skoro e molti altri esponenti), l’ala più radicale e sensibile al tema della “guerra patriottica” del 1991-’95 dell’elettorato croato. Sì, perché il HDZ di Plenkovic è una formazione più centrista ed europeista di quello che fu il primo HDZ, nazionalista e bandiera dell’indipendenza croata sotto la guida del primo presidente Franjo Tudjman. E tutto lascia pensare che Plenkovic non voglia l’alleanza coi nazionalisti di Skoro, anche se questa gli darebbe una larga maggioranza al Sabor. Più probabile che il premier chieda il supporto ad alcuni partiti minori, oltre a quelli delle minoranze. È il segno di un HDZ che consolida la propria moderazione.
Exploit rosso-verde?
L’erosione dei socialdemocratici è sintomatica sia di un’offerta politica incapace di rinnovarsi, sia dell’emergere di partiti completamente nuovi sulla scena croata. Il risultato della coalizione progressista Možemo! (“Possiamo”) – a cui i sondaggi non davano più di 1 o 2 seggi – è la maggiore sorpresa del voto di ieri. Formazione nata dall’unione di piattaforme e movimenti civici che da anni si battono contro alcuni progetti urbanistici e di gentrificazione di Zagabria, Možemo! conquista un risultato sorprendente in virtù delle amministrative nella capitale del prossimo anno, quando il sindaco Milan Bandic – controverso e veterano personaggio della politica croata – potrebbe fare le valigie dopo quasi vent’anni da primo cittadino zagabrese.
E il coronavirus?
Le elezioni parlamentari erano inizialmente previste per quest’autunno. La scelta del premier Plenkovic di anticiparle a inizio estate è stato un mero calcolo politico. La Croazia ha gestito bene la fase inziale dell’epidemia – durante la quale Zagabria è stata anche colpita da un terremoto – e l’intento del primo ministro era di capitalizzare il consenso subito, prima della stagione turistica. Secondo dati UNCTAD, infatti, l’economia croata dovrebbe essere la terza più colpita al mondo dalla pandemia, per l’impatto sul settore turistico, che genera circa il 20% del PIL croato. La scelta di votare subito premia il primo ministro, la cui popolarità sarebbe stata altrimenti condizionata dagli effetti economici che si inizieranno a soffrire da settembre.
Eppure, il coronavirus sembrava aver messo i bastoni tra le ruote al premier anche il mese scorso, durante il torneo di tennis organizzato da Novak Djokovic a Zara, in Dalmazia. Insieme ad altri tennisti, il campione serbo è risultato positivo al COVID-19. Essendo stato in contatto con Plenkovic, se ne temeva il contagio. Risultato alla fine negativo, il primo ministro aveva suscitato polemiche per il rifiuto di auto-isolarsi e la scelta di continuare la fase finale della campagna elettorale.
Assist dall’UE?
Solo la settimana scorsa la Croazia ha terminato il suo primo semestre alla guida del Consiglio dell’UE. Fortemente condizionata dalla pandemia, la presidenza croata può comunque vantare alcuni piccoli risultati. Il tanto atteso summit di Zagabria del 6 maggio alla fine si è tenuto online ma invece che sancire la nuova metodologia di allargamento agli altri paesi dei Balcani si è concentrato sull’assistenza dell’UE alla regione. Non c’è stato un vero progresso nel processo di integrazione, anche se Albania e Macedonia del Nord a marzo avevano – finalmente – incassato il sì all’apertura dei negoziati d’adesione.
Quello che invece ha fatto storcere il naso per la mancata imparzialità è il sostegno attivo della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen alla vigilia del silenzio elettorale: insieme a tutti i principali leader del Partito Popolare Europeo, la presidente è comparsa nello spot di HDZ recitandone lo slogan in lingua croata. Uno slogan, “sigurna Hrvatska” (Croazia sicura), che si può intendere in armonia con l’approccio securitario di von der Leyen al dossier immigrazione, come quando elogiò la Grecia “scudo d’Europa”. La Croazia è oggi al centro di decine di inchieste che la accusano di respingimenti, violenze e diffuse violazioni dei diritti umani a danno dei profughi al confine con la Bosnia-Erzegovina. Zagabria da mesi negozia l’ingresso nell’area di libero movimento Schengen, e la polizia di frontiera ha ricevuto fondi comunitari che secondo alcune inchieste servirebbero a tenere fuori dall’UE i richiedenti asilo.
Il commento
Di Giorgio Fruscione, ISPI research fellow
“La vittoria dei conservatori dell’HDZ consacra la maturazione politica della Croazia. Il premier Plenkovic vince la scommessa con cui voleva convincere l’elettorato croato più moderato, facendo dell’HDZ un partito più moderno, europeista e meno nazionalista rispetto a quello delle origini. Una scommessa vinta disarcionando il partito dall’ala oltranzista che fu suo zoccolo duro, e che ora si ritrova in un partito radicale all’opposizione. Un’elezione che mette la Croazia in linea coi trend europei, dove prevalgono per lo più partiti centristi, contrastati da crescenti nazionalismi e forze socialdemocratiche orfane di progetti innovatori.
L’esordio col botto, oltre ogni aspettativa, di Možemo! dimostra che anche nei Balcani c’è spazio per alternative progressiste, ecologiste e di sinistra. Anche questo risultato rappresenta una maturazione della scena politica croata dopo anni di bipolarismo quasi perfetto.”
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)