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Commentary
La nuova Costituzione egiziana: un po’ più laica, un po’ meno democratica
10 Dicembre 2013

Più poteri ai militari e una norma che impedisce ai partiti religiosi di presentarsi alle elezioni. La nuova Costituzione egiziana cerca di trovare un equilibrio tra i diversi poteri dello stato, attribuendo un ruolo istituzionale all’esercito e stabilendo la definitiva esclusione dei Fratelli musulmani dalla vita politica. 

Il documento è stato approvato nei giorni scorsi, ma sarà votato dagli egiziani entro fine gennaio. La nuova Costituzione prevede che, entro sei mesi, il presidente ad interim, Adly Mansour, decida la data delle elezioni presidenziali e legislative. È una questione molto importante, visto che dare la precedenza all’elezione del Parlamento rispetto al voto per il presidente significa concedere altro tempo agli ambienti “laici” e “militari” per preparare la probabile candidatura del generale Al Sisi.

Il referendum sarà un’occasione per valutare la forza dell’esercito e degli islamisti e capire se gli egiziani sono pronti ad accettare un ruolo più importante delle forze armate nella vita politica e un richiamo meno vincolante alla legge islamica nell’ordinamento egiziano.

Nonostante l’articolo 2 definisca ancora la giurisprudenza islamica come «la principale fonte di legislazione», questa bozza costituzionale non specifica come debbano essere interpretate queste norme religiose. Non viene quindi nominata alcuna istituzione che abbia il compito di verificare se le leggi approvate dal Parlamento siano conformi ai dettami della legge islamica, come invece prevedeva la Costituzione precedente. L’università di Al Azhar torna quindi a non avere alcun ruolo politico e a non essere più tenuta a esprimere un parere sulla con-formità delle leggi alla Shari’a (articolo 4).

L’idea della nuova bozza costituzionale è di non volere lasciare il monopolio dell’interpretazione della legge islamica a un gruppo di persone o a un movimento politico, come specifica l’articolo 74. Questa norma stabilisce che non è possibile «formare partiti politici sulla base della religione», stabilendo che la partecipazione politica «è proibita a ogni movimento che ha delle pratiche contrarie alla democrazia o che possiede una natura militare o para-militare».

Questa formulazione è stata interpretata da molti analisti come un tentativo di impedire ai Fratelli musulmani di partecipare alle elezioni. I più critici fanno notare che se queste norme fossero, per paradosso, state presenti nella Costituzione tedesca, avrebbero impedito ad Angela Merkel di diventare premier, visto che il suo partito (Unione Cristiano-Democratica) sarebbe stato considerato un movimento d’ispirazione religiosa.  Ovviamente un articolo di questo tipo è facilmente aggirabile, com’è già successo con l’AKP turco, ma bisognerà capire se ciò servirà per escludere milioni di egiziani che sostengono i movimenti islamisti dalla vita politica.

Nonostante la nuova Costituzione egiziana rischi di escludere una parte importante della società dalla partecipazione politica, diversi passi avanti sono invece stati fatti riguardo alla difesa dei diritti umani individuali. La nuova Costituzione introduce, infatti, una norma nuova (articolo 37 bis) che definisce “un crimine” qualsiasi forma di tortura. Questa è una questione molto sentita in questo Paese, visto che durante i periodi di emergenza alcune norme di garanzia erano de facto sospese. Una garanzia che questo non si ripeterà in futuro è data dall’articolo 68. Per la prima volta viene, infatti, stabilito che «i diritti e le libertà dei cittadini non possono essere sospese o ridotte», impedendo quindi che esistano situazioni di emergenza tali da giustificare l’adozione di norme o di pratiche contrarie alla libertà personale.

Un altro aspetto interessante è l’istituzionalizzazione del ruolo delle Forze Armate. L’articolo transitorio 234 della nuova Costituzione specifica che «la nomina del ministro della Difesa deve essere approvata, nei prossimi otto anni, dal Consiglio Supremo delle forze armate». Un articolo che è stato introdotto per mantenere il controllo dei militari sui prossimi governi e che conferma come le forze armate intendano giocare un ruolo da protagonisti, impedendo al ministro della Difesa di agire contro i loro interessi.

Un’altra norma che ha suscitato molte critiche negli ambienti liberali è l’articolo 204, stabilisce la possibilità di giudicare dei civili nei tribunali militari. Questo potrà avvenire qualora cittadini egiziani siano accusati di avere commesso crimini contro membri delle forze armate e i loro equipaggiamenti o di aver violato delle zone controllate dall’esercito. Rispetto alla formulazione precedente la possibilità per un civile di finire in un tribunale militare è molto più alta, soprattutto perché l’esercito è uno “Stato nello Stato”, visto tra il 15 e il 40% dell’economia di questo paese è in mano ai militari.

In generale, è interessante notare come l’ideologia nazionalista dell’esercito sia presente in diversi articoli. L’articolo 10, ad esempio, sottolinea che “la famiglia è il fondamento della società ed è basata sulla religione, sulla moralità e il patriottismo”. Il ruolo di educare la nazione a questi valori è affidato anche alla scuola. Secondo l’articolo 18, l’educazione ha il compito di “costruire il carattere degli egiziani, mantenendo l’identità nazionale ed educandoli ai valori spirituali e della civiltà”.

Quello dei valori è un tema che ricorre spesso nella Costituzione egiziana. Questo è forse l’elemento che esprime una continuità maggiore rispetto al passato, visto che ancora una volta la politica non cerca soltanto di decidere delle regole condivise per la convivenza, ma ha anche l’ambizione di formare un egiziano nuovo e diverso. È forse questo l’errore che i legislatori egiziani continuano a commettere: cercare di imporre un’ideologia politica attraverso un documento che dovrebbe invece essere condiviso da tutti.

Matteo Colombo, giornalista freelance

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