Wangari Muta Maathai era conosciuta in tutto il mondo come la “signora degli alberi” per il suo impegno contro la desertificazione del continente africano: dal 1997, anno in cui fondò il Green Belt Movement, partendo dal Kenya, il suo paese d’origine, sono stati, infatti, oltre 40 milioni gli alberi piantati lungo tutta l’Africa. Ma non solo: il suo impegno eco- femminista, focalizzato sulla salvaguardia della biodiversità si coniugava con quello per i diritti umani, a dimostrazione di come la questione climatica e quella sociale vanno di pari passo e di come la creazione di posti di lavoro nelle aree rurali fosse una risposta concreta ed efficace a queste due emergenze. Grazie al suo impegno, infatti, più di 30 mila donne sono state addestrate nella lavorazione dei generi alimentari, nella silvicoltura e nell’apicoltura e molte comunità keniote coinvolte nel movimento hanno potuto prevenire attivamente il deterioramento ambientale e riparare i danni già provocati da anni di politiche di sfruttamento del territorio. Il coraggio di Muta Maathai è stato più forte dei molteplici arresti, delle persecuzioni e delle torture subite all’inizio del suo impegno da parte del suo stesso governo: la “signora degli alberi” non ha mai smesso di credere nella possibilità di un Kenya democratico che rispettasse i diritti civili e l’ambiente. La sua battaglia per le donne e contro la deforestazione l’avevano portata, in questi ultimi anni, a diventare deputata del parlamento keniota e a ottenere numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il premio ‘Global 500’ del programma ONU per l’ambiente, il ‘Goldman Enviromental Award’, e il premio ‘Africa per i leader’. Il 2004 è stato il coronamento internazionale del suo impegno con il conferimento del Premio Nobel per la Pace. Solo il cancro è riuscito a piegare l’indomita “signora degli alberi” che si è spenta ieri in un ospedale di Nairobi. Il mondo perde una vera guerriera ma grazie a Maathai l’Africa è cambiata. Per sempre.