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Focus Mediterraneo allargato n.19

La Tunisia ha bisogno più che mai dei partner internazionali

Lorenzo Fruganti
06 giugno 2022

Le recenti iniziative del presidente Kaïs Saïed volte alla costruzione di un nuovo sistema istituzionale e a un ulteriore accentramento del suo potere decisionale hanno acuito la crisi politica interna in Tunisia. Il capo di stato continua a godere del consenso popolare (benché in declino) soprattutto tra i segmenti della società tunisina in cerca di stabilità economica e prospettive sociali dignitose. In una fase molto delicata per l’economia, già fortemente fiaccata dagli effetti della pandemia e ora alle prese con le ripercussioni della guerra in Ucraina, la Tunisia intrattiene relazioni diplomatiche con i partner internazionali e regionali anche per cercare di assicurarsi il supporto e i finanziamenti necessari a scongiurare il rischio di un collasso finanziario.

 

Quadro interno

Sul piano interno, il nuovo anno in Tunisia è iniziato sulla falsa riga degli ultimi mesi del 2021, all’insegna delle tensioni politiche e sociali e delle difficoltà connesse alla complessa situazione economico-finanziaria in cui versa il paese. Il 1° gennaio 2022, in linea con la roadmap annunciata dal presidente Saïed a fine dicembre 2021, il governo ha lanciato una consultazione pubblica nazionale in formato online (conclusasi il 20 marzo) per predisporre la riforma costituzionale ed elettorale che dovrebbe essere sottoposta a referendum popolare il prossimo 25 luglio, prima delle nuove elezioni legislative previste il 17 dicembre. Il 14 gennaio, in occasione dell’undicesimo anniversario della deposizione dell’ex presidente Ben Ali, la polizia ha risposto con violenza (e decine di arresti) alle manifestazioni di protesta cui hanno preso parte, a Tunisi, diverse forze di opposizione contro il colpo di mano di Saïed del 25 luglio scorso. Nei giorni precedenti, il governo aveva imposto un coprifuoco nazionale e vietato gli assembramenti nei luoghi pubblici per un periodo di due settimane con l’obiettivo di contrastare un’improvvisa impennata di contagi da Covid-19. Il partito islamista di maggioranza Ennahda, tra i più ferventi movimenti di opposizione, ha accusato Saïed di strumentalizzare la crisi pandemica a fini politici per erodere gli spazi di libertà garantiti dalla Costituzione tunisina del 2014[1]. Il 27 gennaio 2022 ha segnato, peraltro, l’ottavo anniversario della ratifica della carta costituzionale, adottata al termine di un lungo negoziato che aveva preso avvio all’indomani della rivoluzione del 2010-11[2]. Se questa Costituzione ha rappresentato un traguardo importante per la Tunisia, oggi il suo futuro – così come quello degli organi e delle istituzioni statali da essa disciplinate – è più che mai incerto.

Le decisioni adottate da Saïed nel periodo febbraio-maggio 2022 si configurano come l’ennesimo sforzo del capo di stato tunisino di rimodellare le istituzioni del paese sullo sfondo di un processo di consolidamento del potere intrapreso il 25 luglio scorso[3].

Il 6 febbraio il presidente della Repubblica ha disposto lo scioglimento del Consiglio superiore della magistratura (Csm), organo costituzionale istituito nel 2016. Accusando i giudici di corruzione e parzialità, e affermando che il Csm è “un’istituzione che appartiene al passato”, Saïed ha fatto leva sul diffuso risentimento popolare nei confronti dell’élite politica del paese[4]. Per contro, il Csm ha respinto le accuse mosse dall’inquilino del Palazzo di Cartagine definendo il provvedimento come “illegale e incostituzionale”. Questa mossa di Saïed, insieme a un decreto del 12 febbraio con il quale il presidente ha stabilito un Csm provvisorio, conferendosi sia il potere di veto sulle promozioni e le nomine dei giudici sia il diritto di rimuovere questi ultimi per cattiva condotta professionale, ha causato una frattura tra il potere esecutivo e il potere giudiziario dello stato, sollevando numerosi dubbi (sia in Tunisia sia tra alcuni suoi partner internazionali) sull’indipendenza e il corretto funzionamento della magistratura[5]. Tali sviluppi (culminati, il 13 febbraio, in una nuova ondata di proteste) hanno poi riacceso il dibattito interno tra sostenitori del presidente e suoi detrattori, i quali continuano a denunciare la deriva antidemocratica in atto in Tunisia.

Il 20 marzo il partito Ennahda e il collettivo Citoyens contre le coup d’état (“Cittadini contro il colpo di stato”) hanno organizzato una nuova manifestazione a Tunisi per commemorare l’anniversario dell’indipendenza del paese ed esprimere dissenso verso le manovre politiche di Saïed. Alla contestazione hanno partecipato diverse migliaia di persone e non si sono registrati incidenti significativi con le forze dell’ordine. Lo stesso giorno Abir Moussi, presidente del Partito desturiano libero (Pdl), ha convocato una riunione per richiedere lo scioglimento del parlamento (sospeso da Saïed il 25 luglio del 2021) e la tenuta di elezioni legislative anticipate, ingiunzioni che hanno fatto seguito a un graduale inasprimento delle sue posizioni nei confronti del presidente tunisino[6].

In questa cornice, 120 deputati dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp) si sono riuniti in videoconferenza il 30 marzo per votare l’annullamento delle misure eccezionali adottate dal presidente tunisino a partire dall’estate scorsa[7]. Contestualmente, i parlamentari hanno chiesto l’organizzazione di elezioni legislative e presidenziali anticipate per uscire da una crisi politica e socioeconomica di cui si sono attribuiti, in tale circostanza, parte della responsabilità[8]. È opportuno ricordare che dal 25 luglio a oggi le attività del parlamento sono rimaste congelate, e ciò ha consentito all’esecutivo di governare senza il consenso dell’Assemblea. La legge per abolire i decreti presidenziali è stata approvata con una maggioranza di 116 voti a favore su 217 membri totali dell’Arp, spingendo Saïed ad annunciare, nella tarda serata del 30 marzo, lo scioglimento del parlamento. Con questa controversa decisione, adottata durante un vertice del Consiglio di sicurezza nazionale da lui presieduto e motivata dalla necessità di “preservare lo stato e le sue istituzioni”, il presidente tunisino ha, di fatto, assunto il pieno controllo dei principali organi istituzionali del paese. Pochi giorni prima, il capo di stato aveva denunciato gli “incontri illegali virtuali” coordinati dallo speaker del parlamento e leader del partito islamico Ennahda, Ghannouchi, definendoli “tentativi disperati di colpo di stato”[9]. Alle critiche mosse da Saïed ai danni dell’Arp si erano uniti, in particolare, Noureddine Taboubi, segretario generale del potente sindacato Union Générale Tunisienne du Travail (Ugtt), e Abir Moussi del Pdl. Il primo si era detto contrario alle riunioni del parlamento sospeso poiché foriere di “nuovi conflitti e divisioni politiche”, constatando che lo scioglimento dell’assemblea fosse l’unica via d’uscita dall’impasse. La seconda aveva lanciato l’allarme sulle “pesanti ricadute” di un’eventuale sessione plenaria online del parlamento “sulla sicurezza nazionale e sull’unità del paese e delle sue istituzioni”, ribadendo l’urgenza di uno scioglimento dell’organo legislativo[10]. Tra le altre cose, gli eventi del 30 marzo forniscono una chiara sintesi del conflitto (anche di legittimità) in atto a Tunisi tra Saïed, da un lato, e Ghannouchi, dall’altro[11]. Insieme ad altri 30 deputati che hanno aderito alla sessione online, Ghannouchi (che non vi ha preso parte ufficialmente) è stato costretto a presentarsi davanti alle autorità giudiziarie per “cospirazione contro la sicurezza del paese”. È stato immediatamente rilasciato, ma il provvedimento ha assunto i contorni di una minaccia esplicita avente come scopo quello di convincerlo ad accettare la dissoluzione del parlamento, ritenuta “nulla e incostituzionale” da lui stesso e dal resto dell’opposizione politica[12]. Stando a quanto riportato da alcune associazioni per i diritti umani, questa inchiesta di massa, condotta sotto l’ombrello della legge antiterrorismo dello stato, si configura come una preoccupante escalation della repressione interna in una congiuntura già caratterizzata da un evidente deterioramento delle libertà fondamentali e del rispetto dei diritti[13].

In un incontro trasmesso sulla tv nazionale la sera del 31 marzo e volto a presentare i risultati della consultazione pubblica nazionale, il presidente tunisino ha poi dichiarato che non si applicherà l’art. 89 della (sospesa) Costituzione – il quale prevede lo svolgimento di nuove elezioni legislative in caso di dissoluzione del parlamento da parte del presidente –, e che si andrà avanti con la roadmap da lui prestabilita[14]. Saïed ha quindi ignorato le richieste di chi, come Abir Moussi (Pdl), aveva prontamente invocato l’organizzazione di elezioni nell’arco di 90 giorni dallo scioglimento dell’Arp[15]. Durante lo stesso discorso televisivo, Saïed ha inoltre aggiunto che “la consultazione popolare sarà la base di un dialogo nazionale con gli onesti e i sinceri” e che l’esecutivo è impegnato a “costruire il nostro stato su basi solide, secondo la volontà del popolo tunisino e non con i traditori che lo hanno martirizzato”[16]. A queste dichiarazioni ha fatto seguito, a inizio maggio (in coincidenza con la fine del Ramadan), l’annuncio di un’iniziativa per lanciare il dialogo nazionale che accompagnerà la stesura delle riforme da sottoporre a referendum, compito che spetterà a un’apposita commissione di esperti formata dal governo. Il dialogo nazionale comprenderà le quattro organizzazioni nazionali vincitrici del premio Nobel per la pace del 2015 (inclusa l’Ugtt), ma non includerà i partiti di opposizione (fra cui Ennahda), organizzatisi a fine aprile in un Fronte di salvezza nazionale per contrastare il presidente e avviare, a loro volta, un dialogo sulle riforme intese a “salvare il paese” dalla crisi[17].

I cambiamenti introdotti da Saïed ad aprile riguardanti il sistema di voto per le elezioni legislative in programma a fine anno gettano ulteriori dubbi sul futuro assetto democratico della Tunisia. Tra le modifiche apportate dal presidente spicca, da un lato, l’adozione di un sistema a maggioranza uninominale con due turni di votazione (in linea con le proposte emerse dalla consultazione pubblica online) e, dall’altro, una ristrutturazione dell’Istituzione superiore elettorale indipendente (Isie). La nuova commissione elettorale, attualmente costituita da nove membri, sarà composta da sette giudici, tre dei quali (incluso il presidente della Commissione) selezionati direttamente da Saïed e i rimanenti nominati dal Csm controllato dal presidente tunisino.

Mentre gli eventi si dipanano, la popolarità del capo di stato è in declino, come dimostrato dagli ultimi sondaggi nazionali nonché dalla bassa partecipazione alla recente consultazione online da lui promossa. Nonostante il governo abbia messo in atto misure intese a incentivare la partecipazione dei cittadini (come l’accesso gratuito a internet dal 10 al 20 marzo), solo 530mila tunisini (su una popolazione complessiva di 12 milioni) hanno preso parte a questa consultazione. È emerso inoltre un divario evidente tra fasce d’età, genere e aree geografiche[18]. Secondo un recente sondaggio realizzato da Emrhod Consulting, nel mese di marzo l’indice di gradimento per Saïed si attestava al 65%, in calo rispetto agli ultimi mesi del 2021 (72% di novembre) e a inizio 2022 (67%)[19].

Sul versante economico, in Tunisia il quadro resta critico: la crisi economica è stata aggravata non solo dalla pandemia da Covid-19, ma anche dai rincari dei prezzi sulle materie prime e sui cereali dovuti alla guerra in Ucraina. Le condizioni socioeconomiche del paese, strettamente legate alle sue principali problematiche macroeconomiche, hanno raggiunto livelli di vulnerabilità significativi. Sulla base delle ultime stime della Banca mondiale, nel 2022 la Tunisia farà registrare una crescita annua del Pil pari al 3%, in leggero rialzo rispetto al 2,9% del 2021, a conferma di una graduale ripresa dalla crisi pandemica[20]. Tuttavia, diversi indicatori descrivono un paese in forte difficoltà e sul quale pesano in particolar modo l’alto debito pubblico, l’aumento della disoccupazione e le tendenze inflazionistiche.

Dal fascicolo mensile divulgato dal ministero delle Finanze a inizio aprile emerge come il debito pubblico tunisino abbia raggiunto, a fine 2021, 107,8 miliardi di dinari (circa 32 miliardi di euro), una somma corrispondente all’85,5% del Pil. Il debito estero rappresenta il 62,8% (67,7 miliardi di dinari) del debito totale del paese ed è costituito, per la maggior parte, da debiti multilaterali (36 miliardi di dinari) e bilaterali (13,8 miliardi di dinari). Per quanto riguarda il debito interno, esso rappresenta il 37% dell’intero debito ed è composto da buoni del tesoro (19,7 miliardi di dinari), depositi presso il Tesoro generale della Tunisia (10,9 miliardi di dinari) e crediti (7,7 miliardi di dinari), compresi i prestiti in valuta estera che ammontano a quasi 4,7 miliardi di dinari[21]. L’aumento del tasso di disoccupazione, passato dal 15,1% al 18,4% nel terzo trimestre del 2021 pone un ulteriore freno alla ripartenza economica del paese; i giovani, le donne e gli abitanti delle aree interne della Tunisia sono le categorie più colpite[22].

Infine, le previsioni della Banca mondiale parlano di un’inflazione media che si attesterà, nell’anno in corso, intorno al 6,5%, ovvero allo stesso livello del 2021[23]. In un comunicato stampa pubblicato a inizio marzo, l’Istituto nazionale di statistica ha reso noto che, con un tasso al 7,2%, l’inflazione ha confermato la sua tendenza al rialzo per il terzo mese consecutivo, dopo il 7% di febbraio e il 6,7% di gennaio. Si tratta di un incremento associato anche, ma non solo, alla variazione dei prezzi dei prodotti cerealicoli, di cui la Tunisia è un importatore netto[24].

I mutamenti a livello internazionale prodotti dalla guerra in Ucraina hanno contribuito a complicare la situazione socioeconomica del paese, il quale dipende per il 50% del suo import di grano dall’Ucraina e per il 4% dalla Russia[25]. All’aumento dei prezzi del grano sul mercato internazionale e all’instabilità nelle catene di approvvigionamento derivante dalla guerra in Ucraina si sono accompagnati, da un lato, episodi di carenze di beni di prima necessità (farina, semola, pane e pasta) in varie aree della Tunisia e, dall’altro, misure governative come l’imposizione di limiti alle quantità acquistabili di tali prodotti e provvedimenti penali ai danni degli speculatori[26]. Il governo ha recentemente confermato che le scorte di grano potranno coprire il fabbisogno nazionale fino al mese di giugno.

Tradizionalmente, la Tunisia ricorre a una generosa politica di sussidi che, se da un lato mira a favorire l’accesso ai generi alimentari di base a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti, dall’altro potrebbe gravare direttamente sul bilancio statale. In un paese dove l’aumento dei prezzi del grano si inserisce all’interno di una fragile congiuntura politica ed economica non è escluso, infatti, che i costi crescenti delle importazioni di cereali finiscano per minare l’intero impianto dei sussidi, risolvendosi o in un aumento dei prezzi al consumo (se i sussidi venissero revocati) o in un’ulteriore espansione del debito pubblico (se venissero mantenuti)[27].

In tale contesto, un segnale preoccupante per il paese è arrivato, lo scorso 18 marzo, dall’agenzia di rating Fitch che ha declassato il rating sovrano della Tunisia da B a CCC con outlook negativo. Secondo Fitch, questo declassamento è da attribuirsi ai crescenti rischi connessi alla liquidità del dinaro tunisino e della valuta estera a causa del ritardo del governo nel finalizzare un accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi)[28]. Da inizio febbraio, infatti, il paese sta portando avanti i colloqui con l’istituzione finanziaria per ottenere una nuova linea di credito del valore di 4 miliardi di dollari e scongiurare il rischio di un default a medio termine[29]. Tuttavia, l’erogazione di tali fondi è condizionata all’implementazione di una serie di misure di austerità e tagli alla spesa pubblica e salariale; politiche che, nel medio termine, potrebbero avere costi sociali ingenti, andando a colpire soprattutto le fasce più deboli della popolazione – con l’incognita di possibili nuove ondate di malcontento popolare cui si affiancherebbe un calo di consenso nei confronti di Saïed. Sebbene le autorità governative si siano dette contrarie all’ipotesi di diminuire l’ammontare dei sussidi alimentari e all’energia, è plausibile che, nell’ottica delle riforme necessarie al risanamento economico e del prestito che si sta negoziando con il Fmi in questi mesi, possano essere implementate disposizioni che vanno in questa direzione. Il piano di riforme presentato a febbraio dall’esecutivo è stato elogiato dal Fmi, ma ha incontrato la resistenza dell’Ugtt che si è opposto ad alcune condizioni previste dal programma, tra le quali il congelamento dei salari nel settore pubblico, il blocco delle assunzioni e la privatizzazione di alcune società statali. Considerato il peso specifico dell’Ugtt per l’economia e gli equilibri sociali del paese, qualsiasi accordo che il governo di Tunisi concluderà con il Fmi non potrà prescindere dal pieno sostegno del sindacato[30]. Nell’insieme, la complessa situazione socioeconomica della Tunisia rivela la mancanza di una chiara visione economica da parte di Saïed, bloccato nella difficile scelta tra un accordo impopolare con il Fmi e il tracollo finanziario del paese.

Sullo sfondo di dinamiche interne e internazionali in continua evoluzione, e a dispetto di un aumento dei prezzi globali degli idrocarburi conseguente allo scoppio del conflitto in Ucraina, una buona notizia per il paese sembra arrivare dal settore energetico. L’accordo firmato ad Algeri l’11 aprile scorso tra il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il presidente algerino Abdelajid Tebboune per un aumento progressivo del 40%, fino al 2024 del volume di gas in transito sul gasdotto Transmed viene considerato da molti tunisini come una fonte di guadagno inaspettata per la Tunisia. I contratti firmati sin dalla realizzazione del progetto Transmed nel 1983, infatti, prevedono che lo stato percepisca delle royalties pari al 5,25% del totale del gas trasportato attraverso un compenso in valuta estera o in quote di gas naturale destinate a Tunisi. Il ministro tunisino dell’Industria, delle Miniere e dell’Energia, Neila Noura Gongi, ha sottolineato che queste spettanze “coprono per il momento il 65% del fabbisogno energetico del paese” aggiungendo che esse “frutteranno 500 miliardi di dinari nel 2022”[31].

Relazioni esterne

Se la politica interna resta l’epicentro della crisi tunisina, sarà importante monitorare l’impatto di medio e lungo termine del conflitto in Ucraina sulla fragile economia del paese e sulla tenuta dello stesso Saïed. Secondo il parere di molti osservatori, il sostegno popolare di cui il presidente continua a godere potrebbe, infatti, essere intaccato dal crescente malessere socioeconomico esacerbato dai rincari dei beni alimentari. Dopo l’iniziale silenzio del governo sull’invasione russa dell’Ucraina, e su pressione degli Stati membri dell’Unione europea, il 2 marzo la Tunisia ha effettuato una precisa scelta di campo votando a favore della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che condanna l’aggressione di Mosca[32]. Questa decisione è stata interpretata come un segnale della volontà dell’establishment di non scontentare ulteriormente i tradizionali partner occidentali del paese. Su tutti, gli Stati Uniti e l’UE hanno criticato ed espresso preoccupazione per le ultime mosse politiche interne del presidente Saïed, chiedendo a più riprese un ritorno all’ordine istituzionale e a una governance democratica. In occasione dei diversi incontri bilaterali per la definizione di futuri quadri di cooperazione, l’UE (principale partner commerciale della Tunisia) e gli Usa (importante partner sul piano militare) hanno esercitato una forte pressione economica e diplomatica sul paese[33]. Sebbene il capo di stato tunisino abbia più volte denunciato tali pressioni come forme di “ingerenza esterna”[34], esse potrebbero sfociare anche in una riduzione dei finanziamenti concessi alla Tunisia in caso di nuove regressioni democratiche[35]. Al momento, tuttavia, l’UE non parrebbe intenzionata a congelare il prestito del valore di 450 milioni di euro (né tantomeno il pacchetto di investimenti di 4 miliardi di euro) promessi nel corso di un incontro avvenuto a fine marzo tra il presidente Saïed e il Commissario europeo per l’allargamento e il vicinato Olivér Várhelyi[36].

Guardando invece al contesto regionale la Tunisia costituisce, da tempo, un terreno di scontro tra le potenze del Golfo e del Medio Oriente. Anche sulle sponde tunisine si ripropone infatti la contrapposizione tra l’asse formato da Emirati Arabi Uniti (Eau) ed Egitto e quello composto da Turchia e Qatar, da sempre attenti a sostenere la corrente locale della Fratellanza musulmana rappresentata dal partito islamista Ennahda. Questi paesi cercano di espandere i rispettivi raggi di azione in Tunisia anche, ma non solo, perché in gioco c’è l’instabilità libica (rispetto ai recenti sviluppi in Libia la Tunisia mantiene un approccio neutrale)[37]. Da una parte, negli ultimi mesi è apparso evidente come gli Eau, l’Egitto e l’Arabia Saudita continuino ad appoggiare le manovre autoritarie del presidente Saïed e a offrire garanzie di finanziamenti e investimenti destinati all’economia tunisina[38]. Dall’altra, il presidente turco Erdoğan ha equiparato la dissoluzione del parlamento da parte di Saïed a un “attacco alla volontà del popolo tunisino”. Queste dichiarazioni sono implicitamente suonate come un aperto sostegno a Ghannouchi, storicamente legato alla Turchia, e hanno finito per provocare un incidente diplomatico tra Tunisi e Ankara[39]. In questa prospettiva, l’inasprimento dei rapporti fra i due paesi è un’ulteriore testimonianza del fatto che dietro all’accentramento dei poteri condotto dal presidente Saïed si celi anche una competizione tra attori regionali.

 

SOURCES:

[1] “Tunisians defy ban on gatherings to protest against president in capital”, France24, 14 gennaio 2022. 

[2] “Tunisia signs new constitution”, The Guardian, 27 gennaio 2014.

[3] “Tunisia: la democrazia diretta secondo Saied”, in V. Talbot (a cura di), ISPI Focus Mediterraneo Allargato n. 18, Osservatorio di politica internazionale, Senato della Repubblica, Camera dei Deputati , Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, gennaio 2022.

[4]  Il presidente ha criticato la magistratura anche per aver rallentato e depistato le indagini sull’assassinio, ancora impunito, del politico e attivista di sinistra Chokri Belaïd, ucciso il 6 febbraio del 2013. Cfr. “Tunisian president dissolves council tasked with ensuring judicial independence”, France24, 6 febbraio 2022.

[5] Il 7 marzo il nuovo Csm provvisorio ha prestato giuramento a Palazzo Cartagine nel corso di una cerimonia presentata da Saïed come un “momento storico che segna la vera indipendenza della magistratura”. L’attuale organo di controllo giudiziario è composto da 21 membri (il precedente era formato da 45 giudici) di cui 9 nominati direttamente dal presidente tunisino. Cfr. “Tunisia swears in ‘temporary’ council of judges”, The Arab Weekly, 8 marzo 2022.

[6] In un’intervista a una radio privata del 9 marzo la leader del Pdl (formazione nostalgica del regime di Ben Ali) aveva dichiarato che le iniziative di Saïed starebbero conducendo il paese verso il “fallimento e la carestia”. Cfr. “Moussi: la politique de Saïed nous mène droit vers famine et faillite (vidéos)”, Mosaïque FM, 9 marzo 2022. 

[7] La sessione parlamentare online è stata presieduta da Tarek Fertiti, vice-presidente del parlamento, indipendente.

[8] “Il presidente tunisino Saied scioglie il parlamento”, ANSA Med, 31 marzo 2022.

[9] “Tunisia’s Saied warns lawmakers against holding sessions of suspended parliament”, Middle East Eye, 29 marzo 2022.

[10] “Tunisia: Paese spaccato sulla ripresa delle attività del Parlamento dopo otto mesi”, Agenzia Nova News, 30 marzo 2022.

[11] “Tunisie: entre Kaïs Saïed et Rached Ghannouchi, un conflit de légitimité”, Jeune Afrique, 25 aprile 2022.

[12] “Crisis deepens as opposition leaders summoned for questioning”, Al Jazeera, 1 aprile 2022.

[13] “Tunisia: investigating parlamentarians for conspiracy against the state a new low for president Saied”, Advocates for Justice and Human Rights, 1 aprile 2022; “Universal periodic review submission on Tunisia”, Human Rights Watch, 30 marzo 2022.

[14] “Tunisia’s president says no early elections after dissolving parliament”, France24, 1 aprile 2022.

[15] Abir Moussi ha inoltre caldeggiato l’abrogazione del decreto presidenziale 117 del 22 settembre 2021 con il quale Saïed ha sospeso la costituzione e assunto pieni poteri. Cfr. “Abir Moussi: La dissolution du Parlement implique la tenue de législatives anticipées dans les 90 jours”, La Presse Tunisie, 31 marzo 2022.

[16] “Un dialogue national façon Saïed”, Business News, 1 aprile 2022.

[17] “Tunisia announces national dialogue”, Arab News, 2 maggio 2022.

[18] “En Tunisie, Kaïs Saïed peine à faire participer la population à son projet politique”, Le Monde, 29 marzo 2022.

[19] “Indice di gradimento per Saïed (2021-2022)”, Emrhod Consulting, consultato il 2 maggio 2022.

[20] “Tunisia’s Economic Update - April 2022”, World Bank, 14 aprile 2022. Alla crescita economica post-pandemica hanno contribuito le misure di contenimento adottate dal governo tunisino a partire dal secondo semestre del 2021 e l’aumento del tasso di vaccinazione, provvedimenti che hanno consentito l’allentamento delle restrizioni alla mobilità in tutto il paese.

[21]  “Tunisie: l’encours de la dette publique atteint 107,8 milliards de dinars à fin 2021”, Anadolu Agency, 7 aprile 2022. 

[22] “Tunisia’s Economic Update - April 2022”, World Bank, 14 aprile 2022.

[23] Ibidem.

[24] “Indice des prix à la consommation, Mars 2022”, Institut national de la statistiques – Tunisie, consultato il 2 maggio 2022.

[25] The impact of Russia’s invasion of Ukraine in the Middle East and North Africa, International Crisis Group, 14 aprile 2022.

[26] “Tunisie: le décret sur la spéculation a-t-il été copié sur une loi algérienne?”, Jeune Afrique, 24 marzo 2022. É opportuno precisare che il fragile sistema di approvvigionamento tunisino aveva mostrato le sue criticità in varie occasioni ben prima dell’inizio del conflitto in Europa orientale. A fine 2021, ad esempio, alcune navi cariche di cereali (provenienti in gran parte dall’Ucraina) avevano dovuto rimandare per settimane la consegna a causa del ritardo delle autorità statali nel pagamento e del rifiuto dei fornitori di fare credito a un paese considerato sull’orlo del default. Non sorprende, dunque, che diversi episodi di penuria di prodotti derivati dei cereali si fossero verificati già a partire da gennaio 2022, quando l’invasione russa dell’Ucraina non aveva ancora avuto luogo.

[27] Nordafrica: emergenza pane in arrivo?, ISPI Commentary, ISPI, 11 marzo 2022.

[28] “Fitch Downgrades Tunisia to CCC”, Fitch Ratings, 18 marzo 2022. Così facendo, Fitch si è allineata alle valutazioni espresse dall’agenzia Moody’s nel mese di ottobre 2021, quando aveva declassato il rating della Tunisia da B3 a Caa1, mantenendo un Outlook negativo. Cfr. “Rating Action: Moody’s downgrades Tunisia’s ratings to Caa1, maintains negative outlook”, Moody’s, 14 ottobre 2021.

[29] “Tunisia’s talks with the IMF: what’s at stake”, Al Jazeera, 18 febbraio 2022; “Tunisian delegation will travel to Washington on April 18 for talks with IMF”, Al Arabiya News, 6 aprile 2022.

[30] “IMF staff statement on Tunisia”, IMF press release no. 22/98, 30 marzo 2022; “Tunisia labour union rejects reform proposals”, The Arab Weekly, 26 marzo 2022.

[31] “L’accord gazier italo-algérien, un cadeau tombé du ciel pour la Tunisie”, Business News, 22 aprile 2022.

[32] “UN: Tunisia votes for resolution denouncing Russian invasion of Ukraine”, Press News - Ministry of Foreign Affairs, Migration and Tunisians Abroad, consultato il 2 maggio 2022; “Tunisia”, Country Report, Economist Intelligence Unit, aprile 2022, consultato il 2 maggio.

[33] “Department Press Briefing – April 26, 2022”, US Department of State, 26 aprile 2022; “Tunisian President Kais Saied promises ‘free and fair’ elections in talks with EU delegation”, Arab News, 12 aprile 2022. 

[34] “Tunisia: Saied, siamo un paese sovrano”, ANSA, 6 aprile 2022.

[35] “La Tunisie de Saïed: priviléger le dialogue et redresser l’économie”, Rapport Moyen-Orient et Afrique du Nord de Crisis Group N. 232, 6 aprile 2022.

[36] “EU to maintain Tunisia funding despite slide towards autocracy”, Euractiv, 31 marzo 2022.

[37] “Crise de légitimité en Lybie: la Tunisie préfère garder la neutralité”, El Watan, 30 aprile 2022. Di fronte alla crisi di legittimità in Libia Tunisi conserva un atteggiamento neutrale anche per non inimicarsi paesi alleati come Algeria ed Egitto che non condividono la stessa posizione sul dossier libico.

[38] “Tunisia sees UAE investments in real estate, solar projects”, Al Arabiya News, 4 marzo 2022; “Egypt Presidency: Egypt fully supports Tunisia leadership”, Middle East Monitor, 14 maggio 2015.

[39] “Erdogan plays to base with criticism of Tunisia”, Al-Monitor, 12 aprile 2022.

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Lorenzo Fruganti
ISPI

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