A dieci anni dall’intervento internazionale l’Afghanistan rimane un paese fragile e insicuro. Nonostante alcuni evidenti progressi compiuti grazie all’impegno internazionale a partire dal 2001, le condizioni del paese restano molto precarie per la tenuta dello stato. Dal punto di vista politico e istituzionale, la legittimità del governo centrale appare limitata o assente in varie parti del paese, mentre l’apparato burocratico, l’amministrazione, le capacità di garantire i servizi essenziali alla popolazione sono estremamente carenti e, soprattutto, rimangono per la gran parte vincolati all’assistenza internazionale. In questo quadro di debolezza strutturale sotto il profilo della sicurezza, della stabilità politica e delle condizioni di sviluppo, la presenza internazionale svolge un ruolo essenziale. Senza di essa, il governo di Hamid Karzai e l’apparato statale potrebbero crollare in breve tempo, l’insurrezione destabilizzerebbe l’intero paese e le condizioni umanitarie peggiorerebbero drammaticamente. Per questi motivi il disimpegno militare internazionale, previsto per il periodo 2011-2014, apre una fase estremamente delicata per l’Afghanistan. In questo studio vengono analizzati i quattro principali problemi che il paese dovrà affrontare con l’avvio del ritiro delle forze internazionali previsto a cominciare dalla fine di questo mese: la capacità di gestire la sicurezza da parte delle forze afghane, il necessario processo di riconciliazione nazionale, la possibilità dell’inizio di negoziati tra le fazioni ancora in lotta, il ruolo della società civile e, infine, l’annosa questione della coltivazione di oppio e del narcotraffico.
Scarica: L'Afghanistan e il progressivo ritiro delle forze internazionali, luglio 2011