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Previsioni SACE
L'Algeria cambia strategia: quali opportunità per l'Italia?
Valentina Cariani
| 06 Dicembre 2018

Gli ultimi 4 anni sono stati particolarmente difficili per l’Algeria e hanno reso necessaria l’adozione di politiche emergenziali, non prive di rischi. A partire dal 2014 il paese, le cui entrate fiscali dipendono per quasi il 40% dal settore degli idrocarburi, è stato duramente colpito dal calo dei prezzi petroliferi. La riduzione dei ricavi del settore oil&gas ha messo in seria difficoltà l’economia algerina: tra il 2014 e il 2015 l’attività economica ha registrato una frenata, principalmente a causa del dimezzamento del valore dell’export di idrocarburi; il calo delle entrate fiscali ha determinato un ampio deficit di bilancio (superiore al 15% del PIL) e la bilancia commerciale ha riportato un disavanzo di oltre 20 miliardi di dollari. La gestione di questa fase di forte difficoltà è passata tramite un forte supporto pubblico all’economia, attingendo a risorse interne, e tramite l’intervento della banca centrale nell’acquisto di titoli di stato. Queste politiche di emergenza non si sono rivelate prive di effetti collaterali significativi, come il rapido incremento del debito pubblico (passato dall’8% del Pil nel 2014 al 27% nel 2017), l’assottigliamento delle, seppure ancora ampie, riserve internazionali (passate da 192 miliardi di dollari nel 2013 a 96 miliardi di dollari nel 2017) e l’esaurimento delle risorse dell’Oil Stabilization Fund nel 2017, da cui il governo ha attinto per finanziare i deficit di bilancio degli anni precedenti.

Fig.1 Algeria: la crescita segue il prezzo del petrolio

Fonte: Fondo Monetario Internazionale

Dal 2017 il paese ha ulteriormente investito sul rilancio della crescita, scommettendo sulla ripresa dei prezzi del petrolio. Per i prossimi anni le autorità mirano a mantenere un forte supporto dello stato all’economia attraverso il ricorso alla monetizzazione del deficit (il disavanzo pubblico è infatti stimato di nuovo in crescita dal 2018) ma anche grazie a risorse fiscali attese in crescita sulla scia della ripresa dei prezzi petroliferi. La strategia economica del paese per il breve termine prevede alcuni elementi di novità quali la sostituzione delle importazioni e una razionalizzazione degli investimenti pubblici. Il governo mira a sviluppare il proprio tessuto industriale riducendo il ricorso alle importazioni (su cui sono state inserite numerose restrizioni e oneri fiscali) e incentivandone la crescita verso prodotti a maggior valore aggiunto. Altro obiettivo di rilievo è la razionalizzazione dei progetti di investimento pubblico al fine di ottimizzare le risorse stanziate e concentrare gli interventi sui settori prioritari (ad es. infrastrutture e trasporti). Anche questo nuovo corso tuttavia non è esente da rischi, come sottolineato dal Fondo Monetario Internazionale in occasione dell’ultima review del paese. Una minore ripresa dei prezzi degli idrocarburi, cosi come una generale incertezza del market sentiment verso il paese o delle condizioni finanziarie globali sono scenari con una probabilità di accadimento relativamente elevata che pongono a rischio le prospettive di recupero del paese e la sostenibilità delle sue attuali politiche.

La nuova strategia economica apre nuove prospettive per le aziende che esportano o investono nel paese, ma con luci ed ombre. Gli sforzi delle autorità per un upgrade del tessuto industriale del paese e gli stanziamenti previsti per investimenti pubblici nei settori chiave dell’economia (ad es. infrastrutture, trasporti, utilities, energia) costituiscono importanti fattori di opportunità per le aziende estere attive nel paese. Il potenziale economico dell’Algeria è infatti elevato, anche alla luce della sua relativa solidità in termini politici, all’interno di una regione teatro di forti instabilità. Tuttavia le caratteristiche del paese, caratterizzato da una scarsa apertura ai mercati internazionali[1], dalla presenza di alcuni limiti all’operatività dei soggetti esteri[2] e da un contesto operativo che può risultare difficile, possono costituire un freno agli operatori esteri.

Gli esportatori e investitori italiani potrebbero sfruttare una presenza consolidata in settori strategici per cogliere le opportunità offerte dal paese. Negli ultimi dieci anni ha superato i 10 miliardi di dollari, rispecchiando il forte peso dell’import di gas dall’Algeria. Nel corso del tempo l’import dall’Algeria ha progressivamente perso quota, per effetto sia della revisione della politica di approvvigionamento dell’Italia (a favore ad es. dell’import dalla Russia), che del calo dei consumi di gas registrati dall’Italia in particolare negli anni dal 2013 al 2015.  Al netto di questa tendenza, l’Italia resta comunque il principale partner commerciale dell’Algeria, che destina alla penisola circa il 20% del proprio export, quasi interamente costituito da idrocarburi. Le esportazioni italiane in Algeria evidenziano un andamento più costante, con flussi sempre superiori a 3 miliardi di euro dal 2010.

 

Fig. 2 Un mercato strategico per l’Italia, ma volatile

Fonte Istat

I prodotti del made in Italy potrebbero trarre vantaggio dalle prospettive di sviluppo del settore industriale algerino. Meccanica strumentale (34% dell’export), prodotti in metallo (19%) e prodotti raffinati (12%) sono le principali voci dell’export italiano nel paese, assorbiti principalmente dall’industria manifatturiera locale, oggetto delle recenti riforme politiche. La presenza italiana inoltre è consolidata e ampia, con 180 imprese italiane ufficialmente censite nel paese e spazia dai settori delle materie prime, alle infrastrutture, costruzioni e beni di consumo. Pertanto le opportunità per le aziende non in termini mancano non solo commerciali, ma anche di collaborazione industriale e trasferimento di know how.

 

 

[1] Il paese non emette debito in valuta estera, le banche non ricorrono a finanziamenti esteri a condizioni di mercato

[2] Le società estere sono sottoposte per legge ad alcune limitazioni in termini di partecipazione e controllo di società locali

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Tags

MENA Geoeconomia

AUTORI

Valentina Cariani
Country Risk Analyst SACE

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