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Focus Mediterraneo allargato n.18

L'Algeria in transizione tra attivismo regionale e sfide interne

Federico Borsari
08 febbraio 2022

A due anni dall’elezione di Abdelmadjid Tebboune come ottavo presidente, l’Algeria sta attraversando una fase di transizione volta a rilanciare il paese. Sul piano politico, continua a tenere banco il programma di riforme promosso dalle autorità e dallo stesso Tebboune per creare una “nuova Algeria” e riconquistare la fiducia di molti cittadini, invertendo così il trend di progressivo disinteresse della popolazione nei confronti del sistema politico emerso durante le proteste di piazza degli ultimi due anni. Particolare attenzione è stata posta dal governo alla ripresa di un’economia poco diversificata che ha subito le conseguenze della pandemia. Al contempo, la politica estera si è rivelata una delle aree cui l’attuale governo ha dedicato lo sforzo maggiore e mostrato grande attivismo, con l’obiettivo di ridare ad Algeri un ruolo di primo piano nella diplomazia regionale e rivitalizzare i rapporti con l’Europa, pur in un contesto di crescente tensione con il vicino Marocco.

 

Il quadro interno

La pandemia rimane una variabile importante nelle dinamiche interne dell’Algeria. I dati sull’andamento del virus nell’ultimo mese mostrano un aumento considerevole dei casi, che hanno raggiunto il nuovo record di oltre 32.300, e 290 decessi, indicando dunque l’inizio di una nuova ondata legata alla diffusione della variante Omicron[1]. Questa però sembrerebbe caratterizzata, almeno in questa fase, da una minore mortalità rispetto alla precedente, che aveva fatto registrare più di mille morti solo nel mese di agosto 2021. Alla luce di questa nuova crescita nella curva dei contagi, tuttavia, è verosimile attendersi una rinnovata pressione sul sistema sanitario nel corso dei prossimi mesi anche a causa di una campagna vaccinale ancora modesta, con appena il 13% della popolazione interamente vaccinata, e della minore efficacia del vaccino cinese Sinovac – il principale vaccino somministrato nel paese – nei confronti della nuova variante[2]. Le difficoltà della campagna vaccinale dipendono in larga misura dallo scetticismo di milioni di algerini nei confronti del vaccino, motivo per cui le autorità hanno recentemente introdotto l’obbligo di vaccinazione per poter accedere agli uffici e ai servizi pubblici e a quasi tutte le attività ricreative o culturali, inclusi cinema, teatri, musei e impianti sportivi[3]. L’obiettivo è anche quello di non sprecare oltre 13 milioni di dosi di vaccino prossime alla scadenza. Al contempo, l’Algeria ha da poco iniziato la produzione interna del vaccino Sinovac grazie a una partnership siglata nel luglio scorso tra l’omonima azienda cinese e il gruppo farmaceutico algerino Saidal, con un ritmo di produzione che dovrebbe raggiungere 8 milioni di dosi nel corso del 2022[4]. L’obiettivo, secondo le autorità, è quello di rafforzare l’autonomia sanitaria del paese e imprimere un’accelerazione alla campagna di vaccinazioni.

In ambito politico, una delle priorità del governo presieduto dal primo ministro Aïmene Benabderrahmane è di migliorare l’immagine delle istituzioni agli occhi dei cittadini e riaccendere l’interesse di questi ultimi nei confronti della politica. Parte della strategia prevede una lotta serrata contro la corruzione, con il chiaro obiettivo di rompere con il passato e dissociare l’attuale classe dirigente dal cosiddetto pouvoir, termine con cui veniva definito dalla popolazione il regime sorto durante i vent’anni di presidenza Bouteflika. Un primo segnale è giunto con l’inchiesta giudiziaria contro il fratello del defunto presidente, Said Bouteflika, e numerose altre figure appartenenti o vicine al regime, alle quali sono state recentemente comminate pene da due a sette anni di carcere dalla Corte d’appello di Dar El Beida[5]. Gli sforzi dell’esecutivo sono stati rivolti anche all’effettiva attivazione dell’Alta autorità per la trasparenza e la lotta alla corruzione, la cui istituzione è prevista dall’art. 204 della nuova carta costituzionale approvata dopo il referendum popolare del novembre 2020[6]. A inizio dicembre, il primo ministro ha presieduto una prima riunione del governo per la discussione del disegno di legge che dovrà definirne la struttura, la composizione e il funzionamento, a cui spetterà anche il compito di investigare e prevenire eventuali appropriazioni indebite di denaro pubblico da parte della classe dirigente[7]. L’impegno del governo nella lotta alla corruzione viene portato avanti anche sul piano regionale, grazie alla proposta per l’elaborazione di un protocollo panarabo per il recupero dei fondi illegalmente sottratti allo stato avanzata dall’Algeria durante la 37a sessione del Consiglio dei ministri della Giustizia dei paesi arabi, tenutasi recentemente al Cairo[8]. Sebbene queste iniziative siano ancora in fase embrionale, esse confermano la maggiore sensibilità della classe politica nei confronti di un problema profondamente radicato nel paese e che ha rappresentato una delle principali ragioni alla base delle proteste degli ultimi due anni. L’Algeria rimane infatti nella fascia dei paesi con il maggiore indice di corruzione percepita secondo il ranking stilato da Transparency International[9], mentre in base ai dati relativi al 2021 raccolti da Arab Barometer, il 78% dei cittadini algerini intervistati ritiene che ci sia un livello medio-alto di corruzione all’interno delle istituzioni[10].

Il secondo fattore chiave nella strategia attuata dal governo e dal capo dello stato è stato favorire un ricambio della classe politica attraverso le elezioni. Dopo l’uscita di scena forzata di Bouteflika nell’aprile del 2019 sono stati quattro gli appuntamenti elettorali tenutisi nel paese: le presidenziali del dicembre 2019, vinte da Tebboune; il referendum per la riforma costituzionale dell’anno successivo; il voto legislativo del giugno 2021 e quelle locali e regionali dello scorso 27 novembre. Se, sulla carta, queste elezioni erano l’occasione per dare voce ai cittadini e integrare le istanze del movimento di protesta Hirak nel processo politico, nella realtà non hanno prodotto particolari cambiamenti al sistema. La prima ragione va ricercata nell’astensionismo, che è stato di fatto il vero protagonista di tutti gli ultimi appuntamenti elettorali. Il referendum costituzionale, ad esempio, ha fatto registrare il record negativo di affluenza nella storia repubblicana del paese, con appena il 23% degli aventi diritto che si sono recati alle urne. Stessa percentuale è stata raggiunta con le elezioni legislative per nominare l’Assemblea generale del popolo, la Camera bassa del parlamento, tenutesi nel giugno 2021. Leggermente meglio è andata nelle recenti elezioni locali e regionali, con quasi 7 milioni di votanti su un totale di 23,7 milioni di aventi diritto, cioè poco più del 36%[11]. Lo scarso interesse pubblico è un segnale dell’impatto finora limitato del nuovo corso avviato per costruire una “nuova Algeria”, nonostante i ripetuti appelli delle autorità e dello stesso presidente per incentivare un’ampia partecipazione popolare e incoraggiare i cittadini a “fare la loro parte se davvero desiderano un cambiamento”[12]. Nei piani del governo le ultime elezioni amministrative avrebbero dovuto riconnettere la dimensione locale con quella nazionale e aprire la strada al piano di “riforme economiche e sociali, oltre che alla ricostruzione delle basi sociali ed economiche dello Stato” alla luce delle sfide attuali[13]. Secondo alcuni osservatori, però, nel concreto questa serie di elezioni sembra aver confermato il divario esistente tra l’élite e la popolazione[14].

Se si guarda all’esito degli ultimi due scrutini non emergono particolari cambiamenti nell’assetto delle forze politiche al potere. Sia le elezioni parlamentari dello scorso giugno sia quelle amministrative di novembre hanno confermato la preponderanza del Fronte di liberazione nazionale (Fln) e del Raduno democratico nazionale (Rdn), ora alla guida una maggioranza di governo che fornisce una sponda favorevole al presidente Tebboune, grazie all’appoggio che questi partiti hanno garantito alla sua agenda politica[15]. Al di là di ciò, sul piano interno si registra una restrizione dello spazio di confronto politico e limitazioni di ogni forma di dissenso.  

L’altra grande priorità del governo e del presidente è la ripresa dell’economia. Le proiezioni più autorevoli riguardanti la crescita del Pil per il 2022 si attestano tra l’1,9 e il 2,7%, in calo rispetto al +3,4% del 2021[16], evidenziando un discreto rilancio dell’economia grazie alla parziale risalita dei prezzi degli idrocarburi, di cui l’Algeria è esportatrice, e al miglioramento della pandemia, sebbene non vada sottovalutato l’impatto che la variante Omicron potrebbe avere sulle attività produttive e sul commercio nella prima parte del 2022. Nonostante i segnali incoraggianti, però, rimane molta incertezza soprattutto sul piano della stabilità macroeconomica, dove le conseguenze della pandemia hanno esacerbato la crisi del debito dello stato e ulteriormente ridotto le riserve di valuta estera, mettendo nuovamente in luce la necessità di una revisione del modello produttivo e l’attuazione di ambiziose riforme. Proprio il ricorso alle riserve di valuta estera, insieme all’aumento del debito interno, è stato usato per fronteggiare la crisi pandemica e alleviare il crescente deficit fiscale dello stato, in larga misura legato allo shock petrolifero del 2020 e agli strascichi di quello del 2014. Secondo le stime dell’Economist Intelligence Unit, le riserve di valuta estera si sono dimezzate rispetto al 2018, passando da 90 miliardi di dollari a poco più di 45 alla fine del 2021 e, all’attuale ritmo di utilizzo, potrebbero di fatto azzerarsi entro i prossimi quattro anni[17]. Il fatto che le finanze dello stato dipendano quasi interamente dall’andamento dei prezzi dell’energia lascia il paese in balia delle fluttuazioni di mercato. La recente ripresa dei prezzi, con il petrolio che supera gli 80 dollari al barile, ha dato nuovo ossigeno alle casse dello stato ma non garantisce una soluzione nel lungo periodo, soprattutto in vista di eventuali nuovi aumenti della produzione stabiliti dall’Opec che farebbero scendere nuovamente i prezzi. Anche per questo motivo, è possibile che Algeri riveda il proprio approccio nei confronti dei prestiti internazionali, specialmente da istituzioni multilaterali come il Fondo monetario internazionale (Fmi), e apra le porte a un possibile supporto finanziario esterno, anche in virtù di un debito estero che, attualmente pari al 3,6% del Pil, rimane tra i più bassi al mondo. Non è un caso, infatti, che negli ultimi mesi ci siano state parziali ma significative aperture verso questa possibilità. A ottobre l’Algeria è ufficialmente diventata membro a tutti gli effetti della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, mentre a novembre il governo algerino ha concluso il primo ciclo di consultazioni con il Fondo monetario internazionale dal 2018, suggerendo possibili vie di cooperazione nel prossimo futuro[18]. Questa opzione resta però incerta, innanzitutto a causa dei rischi politici che essa comporterebbe per la classe dirigente, derivanti da misure fortemente impopolari di taglio della spesa pubblica, soprattutto sussidi e stipendi, che accrescerebbero l’impopolarità del governo e il malcontento della popolazione. In secondo luogo, per la necessità di riformare un sistema economico rentier che ha garantito enormi privilegi alla classe dirigente. Poco dopo la fine delle consultazioni con il Fmi, Tebboune si è espresso fermamente contro la possibilità, suggerita dallo stesso Fmi, di finanziare parte del debito attraverso un prestito dall’estero definendola un “suicidio politico” e affermando che l’Algeria è perfettamente in grado di coprire le spese per il 2022 anche grazie a una revisione delle importazioni e a una maggiore varietà nelle esportazioni, la cui componente non energetica dovrebbe aver raggiunto il valore record di 4,5 miliardi di dollari durante il 2021[19]. Il dato è attendibile se si considerano le cifre ufficiali delle esportazioni al di fuori degli idrocarburi relative ai primi quattro mesi del 2021: 1,4 miliardi di dollari, con un aumento su base annua del 64,5%, ed equivalenti al 10% del valore totale delle esportazioni nazionali[20]. Il contributo maggiore alla ripresa, tuttavia, viene indubbiamente dal settore dell’energia. Gli indici della produzione industriale per i primi nove mesi del 2021 indicano un aumento del settore di quasi il 9% rispetto allo stesso periodo del 2020[21]. con il comparto gasiero a fare da traino e raggiungere il volume esportato più alto degli ultimi 11 anni[22]. Le autorità prevedono, altresì, di aumentare gli investimenti nel settore di oltre 2,6 miliardi di dollari, raggiungendo la soglia dei 10 miliardi di dollari dopo i 7,4 investiti nel 2021[23]. Il colosso nazionale dell’energia Sonatrach ha inoltre annunciato un pacchetto di investimenti di 40 miliardi di dollari per i prossimi quattro anni, la maggior parte dei quali destinati all’esplorazione e al potenziamento della capacità produttiva dei propri impianti[24]. Ciononostante, restano criticità strutturali – in primis la pressocché totale dipendenza dai proventi degli idrocarburi – a cui si aggiungono un aumento del costo della vita e un alto tasso di disoccupazione giovanile, stimabile intorno al 30%[25]. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla resistenza da parte di gruppi di potere nei confronti delle riforme e delle misure promosse dalla presidenza per risollevare l’economia[26]. Questi problemi hanno indotto il governo ad adottare misure volte a beneficiare direttamente la classe media, con l’obiettivo primario di evitare nuove rimostranze sociali. Tra queste spiccano le modifiche al sistema fiscale e l’introduzione di incentivi finanziari per le categorie maggiormente colpite dalla pandemia[27]. Il governo ha anche approvato la razionalizzazione della spesa statale, specialmente la branca assistenziale, tramite una revisione dei sussidi sui generi di prima necessità (grano, farina ed elettricità) come previsto dalla legge finanziaria del 2022[28], che dovranno essere indirizzati alle categorie più vulnerabili[29]. Vista la sensibilità politica di queste misure, però, è probabile che la loro implementazione slitti alla seconda parte del 2022[30].

 

Le relazioni esterne

L’attuale dirigenza considera la politica estera come strumento importante per costruire la nuova Algeria. Negli ultimi due anni l’approccio di politica estera è stato caratterizzato da un maggiore attivismo diplomatico, soprattutto sul piano regionale, supportato da una revisione del ruolo dello strumento militare, storicamente assente dalla politica estera, che in base alla nuova Costituzione potrà essere utilizzato anche al di fuori dei confini nazionali per salvaguardare gli interessi vitali del paese e partecipare a missioni di stabilizzazione internazionali. Questa nuova strategia mira a ristabilire e ad accrescere il ruolo regionale del paese.

Gli ultimi sviluppi costituiscono quindi un cambio di direzione radicale rispetto ai decenni precedenti, quando l’Algeria aveva adottato un approccio più cauto. La prova concreta è data dal crescente interesse di Algeri nel porsi come mediatore rispetto alle numerose crisi che si sono sviluppate nel vicinato, a cominciare dalla Libia, dove dal 2020 la diplomazia algerina, prima con Sabri Boukadoum e poi con il più intraprendente diplomatico di carriera Ramtane Lamamra, ha portato avanti colloqui di mediazione con le parti in conflitto e sostenuto il processo di pace avviato dalle Nazioni Unite. Presentandosi come attore neutrale, Algeri ha cercato di mediare anche in altre spinose dispute regionali come quelle tra Egitto, Etiopia e Sudan sulla grande diga Gerd (Grande diga del rinascimento etiope, attualmente in una fase di stallo diplomatico[31], e nella crisi politica in Mali, dove l’Algeria si è offerta di intercedere tra il governo di transizione maliano e la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), che minaccia ulteriori pesanti sanzioni e la chiusura dei confini con Bamako[32]. Più semplice si è invece rivelato il rafforzamento dei rapporti con la vicina Tunisia, accelerato dopo la crisi sociale e politica interna che ha investito il paese nel corso dell’estate. I vertici di stato algerini si sono recati più volte in visita a Tunisi negli ultimi mesi e il 16 dicembre, alla presenza dei rispettivi presidenti, i due paesi hanno siglato una lunga lista di accordi di cooperazione in svariati settori, che si aggiungono ai 300 milioni di dollari prestati da Algeri per aiutare ad alleviare la profonda crisi economica tunisina[33].

Il rinnovato attivismo dell’Algeria nelle dinamiche del vicinato è motivato da una serie di interessi strategici. Innanzitutto, la necessità di avere maggiore sicurezza nei paesi vicini e arginare le attività di gruppi estremisti e criminalità organizzata transnazionale che continuano a essere una spina nel fianco di molti governi, incluso quello algerino. Questo obiettivo si lega a doppio filo con la stabilità sociopolitica dell’area, che Algeri sta cercando di promuovere grazie a una maggiore cooperazione bilaterale e multilaterale. Le autorità algerine, infatti, guardano al prossimo vertice della Lega Araba, che si terrà proprio in Algeria nel marzo 2022, come un’opportunità per mostrare il ritorno diplomatico del loro paese sulle grandi questioni che caratterizzano la regione. Un’ulteriore ragione va ricercata nella serrata competizione geopolitica con il vicino Marocco, aumentata negli ultimi mesi soprattutto a causa delle tensioni riguardanti l’annosa disputa sui territori del Sahara occidentale, dove dalla fine del 2020 sono ripresi sporadici scontri tra le forze di Rabat e il fronte Polisario, frangia armata del movimento indipendentista del popolo Sahrawi sostenuto dall’Algeria. A fine settembre Algeri ha deciso di chiudere il proprio spazio aereo a tutti i voli marocchini[34], mentre Rabat ha ufficialmente interrotto ogni attività diplomatica in Algeria, con entrambi i paesi che continuano ad ammodernare i propri arsenali militari[35]. Si prospetta, dunque, una missione complessa per il nuovo inviato speciale Onu per il Sahara Occidentale Staffan de Mistura, che a inizio gennaio ha effettuato il primo tour diplomatico nella regione[36].

Tensioni si sono verificate nei rapporti con la Francia nei mesi scorsi. In seguito ad alcune dichiarazioni di Macron sulla guerra di indipendenza algerina ritenute offensive, Algeri aveva ritirato il proprio ambasciatore e chiuso lo spazio aereo ai voli militari francesi[37], mentre secondo alcune indiscrezioni lo stesso Tebboune si sarebbe addirittura rifiutato di rispondere alle telefonate del presidente francese che lo voleva invitare alla conferenza sulla Libia tenutasi a Parigi a metà novembre[38]. Le relazioni si sono avviate verso una progressiva distensione, con l’ambasciatore algerino che è ritornato a Parigi a gennaio, dopo l’esito positivo della visita del capo dell’Eliseo Jean-Yves Le Drian ad Algeri a metà dicembre.

Rimangono solidi invece i rapporti con l’Italia. La recente visita di stato del presidente Sergio Mattarella in Algeria, la prima di un leader occidentale dall’elezione di Tebboune, ha rinsaldato le già ottime relazioni tra i due paesi e portato alla firma di una serie di accordi di cooperazione nel settore della giustizia e in ambito culturale[39]. Algeri e Roma condividono la stessa visione riguardo i principali dossier di interesse bilaterale, su tutti la Libia, dove vi è sinergico sostegno all’iniziativa multilaterale delle Nazioni Unite e al processo elettorale, e il contrasto all’immigrazione illegale, su cui Algeri ha più volte ribadito gli appelli italiani per un maggior impegno di tutti i paesi europei nell’affrontare le cause profonde dei fenomeni migratori: dai conflitti al terrorismo, dai cambiamenti climatici all’assenza di un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile nei paesi subsahariani. Uno delle grandi priorità bilaterali è anche quella della cooperazione economica, specialmente nel campo dell’energia, grazie alla partnership strategica tra Eni (presente in Algeria sin dal 1981) e Sonatrach, recentemente rinforzata con due nuovi accordi relativi all’ulteriore sviluppo della produzione nel bacino di Berkine e alla cooperazione nell’ambito delle energie rinnovabili e della transizione energetica[40].

Proprio in tema di energia, infine, continua a tenere banco la controversa decisione algerina di chiudere, a fine ottobre 2021, il gasdotto Maghreb-Europe, con una capacità annua di 11,5 miliardi di metri cubi, che forniva circa il 30% del fabbisogno di gas per la Spagna e contribuiva alla produzione, nel suo passaggio intermedio in Marocco, di circa il 17% dell’elettricità utilizzata dal regno ogni anno[41]. La chiusura, provocata dalle crescenti tensioni con Rabat, ha però creato iniziali problemi di approvvigionamento per Madrid, risolti sia attraverso l’espansione della capacità del gasdotto MedGaz, che collega direttamente Algeria e Spagna senza passare per il Marocco, da 8 a 10,5 miliardi di metri cubi, sia tramite maggiori esportazioni di gas naturale liquefatto (gnl) via nave[42]. Alla luce delle numerose sfide che si profilano all’orizzonte, il nuovo e ambizioso corso di politica estera intrapreso da Algeri conferma l’impegno dell’attuale governo e del presidente nel migliorare lo status del paese ma anche le difficoltà con cui la nuova diplomazia algerina dovrà misurarsi nei mesi a venire. 

 

NOTE:

[1] Coronavirus Resource Center, Johns Hopkins University.

[2] Si vedano: H.A. Aouissi, “Algeria's preparedness for Omicron variant and for the fourth wave of COVID-19”, Global Health & Medicine, vol. 3, n. 6, pp. 413-14; C. Masi, “Omicron buca Sinovac. Commercio globale e strategia cinese a rischio”, Formiche, 29 dicembre 2021.

[3] “Algeria imposes COVID-19 vaccine pass to boost low inoculation rate”, Al Arabiya, 26 dicembre 2021.

[4] “Production du vaccin Sinovac à Constantine: garantir une souveraineté sanitaire”, Algérie Presse Service, 28 settembre 2021.

[5] “Algeria court jails brother of deposed President Bouteflika”, Al Jazeera, 13 ottobre 2021.

[6] Costituzione della Repubblica d’Algeria, 2020, art. 204.

[7] “Creation of authority to investigate enrichment of public officials”, Algérie Press Service, 2 gennaio 2022.

[8] “Fonds détournés: l'Algérie propose l'élaboration d'un protocole arabe de coopération”, Algérie Press Service, 6 dicembre 2021.

[9] Corruption perception Index 2020, Transparency International.

[10] A.-W. Kayyali, “Arab Public Opinion on Domestic Conditions. Findings from the Sixth Wave of Arab Barometer”, Arab Barometer, 22 giugno 2021.

[11] “Locales: 36,58% taux de participation pour les APC et 34,76% pour les APW”, Algérie Press Service, 22 dicembre 2021.

[12] “Les élections locales, une opportunité pour amorcer le changement”, Algérie Press Service, 27 novembre 2021.

[13] Ibidem.

[14] A. Ourabah, The “New Algeria” Parliament and the Illusion of Change from Within, Arab Reform Initiative, 30 settembre 2021.

[15] Fln e Rdn hanno ottenuto la maggioranza rispettivamente in 124 e 58 assemblee comunali, seguiti dalle liste degli indipendenti, forti della maggioranza in 91 assemblee comunali, dal Fronte per il futuro (Front El Moustakbal) in 34 comuni e da El-Bina, in 17 – quest’ultimo con meno consensi rispetto alle urne di giugno. “Elections locales : Les résultats définitifs confirment le parti du FLN à la première place”, Algérie Press Service, 22 dicembre 2021. Si veda anche: “Algeria’s top parties keep power in local elections”, Associated Press, 1 dicembre 2021.

[16] Si vedano rispettivamente: IMF Data Mapper, Fondo Monetario Internazionale. Algeria Country Report, Economist Intelligence Unit, dicembre 2021.

[17] Ibidem, p. 15.

[18] Si vedano, rispettivamente: K. Strohecker, Algeria joins European Bank for Reconstruction and Development, Zawya, 25 ottobre 2021; IMF Executive Board Concludes 2021 Article IV Consultation with Algeria, International Monetary Fund, 22 novembre 2021.

[19] S. Slimani, Algeria leader dubs IMF foreign debt advice “political suicide”, Bloomberg, 11 ottobre 2021.

[20] Les statistiques de l'exportation Hors hydrocarbures, Ministère du commerce et de la promotion des exportations, 6 giugno 2021.

[21] Indice de la production industrielle au 3 ème trimestre 2021, Office National des Statistiques, dicembre 2021.

[22] “Algeria’s 2021 gas exports highest in over a decade”, Mees, vol. 65, no. 1, p. 12.

[23] “Algeria aims for $2.6 bln increase in energy investment next year”, Reuters, 14 settembre 2021.

[24] “Algeria: Sonatrach prevede di investire 40 miliardi di dollari in 4 anni”, Agenzia Nova, 3 gennaio 2022.

[25] In virtù dell’aumento del tasso di disoccupazione totale, salito al 14,1% nel 2021, le previsioni indicano un incremento anche per quella giovanile, che si attestava al 29% nel 2019. Si vedano: World Economic Outlook – IMF, World Bank Data, e Algeria Youth Unemployment Rate, Trading Economics. L’Economist Intelligence Unit riporta un tasso di disoccupazione totale pari al 16,9% per il 2021.

[26] M. Mehenni, “Tebboune hausse le ton : « Le blocage de l’économie est un crime”, TSA Algérie, 4 dicembre 2021.

[27] Algeria Staff report for the 2021 article IV Consultation, International Monetary Fund, 4 novembre 2021, p. 7.

[28] “Loi n° 21-16 du 25 Joumada El Oula 1443 correspondant au 30 décembre 2021 portant loi de finances pour 2022”, Journal Officiel de la Republique Algerienne, n. 100, 30 dicembre 2021.

[29] “Algeria's poor fret over plan to slash subsidies on basic goods”, France 24, 24 novembre 2021.

[30] Algeria Country Report, cit., p. 6.

[31] Mohamed Saied, “Ethiopia to generate electricity from GERD amid negotiations deadlock”, Al-Monitor, 7 gennaio 2022.

[32] “L'Algérie exprime sa "pleine disponibilité" à accompagner le Mali et la CEDEAO”, Algérie Press Service, 11 gennaio 2022.

[33] Si vedano rispettivamente: “Tunisia-Algeria: firmati 27 accordi e protocolli intesa”, Ansamed, 16 dicembre 2021; “Algeria provides $300 mln loan to Tunisia”, Reuters, 14 dicembre, 2021.

[34] “Algeria closes airspace to all Moroccan planes”, Al Jazeera, 22 settembre 2021.

[35] “Tensions flare as Morocco and Algeria consider new fighter jets”, Shepard News, 6 gennaio 2022.

[36] “UN envoy to Western Sahara tours Morocco, Algeria, Mauritania”, Middle East Monitor, 13 gennaio 2022.

[37] “Algeria closes airspace to French military, French army says, as row grows”, Reuters, 3 ottobre 2021.

[38] P. Airault, “France-Algérie: Emmanuel Macron cherche (en vain) à joindre le président Tebboune”, l’Opinion, 9 novembre 2021.

[39] “Algeria-Italia: firmati tre accordi alla presenza dei presidenti Mattarella e Tebboune”, Agenzia Nova, 6 novembre 2021.

[40] Eni e Sonatrach ampliano la partnership strategica in Algeria, Eni, 14 dicembre 2021.

[41] Algeria’s 2021 gas exports highest in over a decade, cit.

[42] Ibidem.

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Federico Borsari
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