Alla fine Thomas Kemmerich, il governatore della Turingia eletto anche grazie ai voti dei deputati dell’ultradestra neo-nazista, ha detto che si dimetterà. Qui la cronaca degli eventi che nelle ultime ore hanno tenuto la Germania (e l’Europa) col fiato sospeso.
“Imperdonabile”: con queste parole Angela Merkel aveva definito l’elezione, ieri in Turingia, del liberale del Freie Demokratische Partei (Fdp) Thomas Kemmerich. In particolare, la cancelliera si riferiva al fatto che, per farsi eleggere, Kemmerich avesse accettato l’appoggio esterno di Alternative für Deutschland (Afd), una forza estremista, neo-nazista e xenofoba, fino ad oggi estromessa da ogni possibile alleanza o coinvolgimento politico. “È stato un brutto giorno per la democrazia”, ha detto la cancelliera da Pretoria, in Sudafrica, dove si trovava in visita, aggiungendo che il risultato doveva essere “revocato”. Poche ore dopo Kemmerich ha fatto un passo indietro: “Lo scioglimento del Landtag è inevitabile e le mie dimissioni da presidente lo sono altrettanto” dichiara. Ma la questione rimane. Per la prima volta dal dopoguerra, una carica politica è stata eletta grazie al voto, decisivo, di un partito neo-nazista. E se la stampa tedesca parla di “terremoto politico” e di “un paese sotto shock”, oggi è l’Europa intera – alle prese con i partiti populisti e dell’ultradestra – a interrogarsi sulle possibili, allarmanti, conseguenze di quanto accaduto.
Cosa è cambiato?
Il boicottaggio dell’ultradestra che i partiti tedeschi si erano imposti finora era stato rispettato da tutti. Al punto che il vicepresidente del Bundestag, che spetterebbe di diritto all’Afd in quanto primo partito di opposizione, non è ancora stato eletto, a due anni dal voto, perché i deputati si sono rifiutati di nominarlo. Le cose hanno cominciato a cambiare con le ultime elezioni nelle regioni orientali di Sassonia, Brandeburgo e Turingia, in cui l’Afd ha raccolto numerosi consensi. In Turingia in particolare, il partito di Björn Höcke – che aveva definito il mausoleo agli ebrei assassinati eretto a Berlino “il monumento della vergogna” – è diventato il secondo partito dopo Linke. Dopo mesi di negoziati, l’accordo raggiunto nei giorni scorsi, secondo la stampa tedesca, avrebbero dovuto portare a un governo di minoranza sostenuto da Linke, socialdemocratici e Verdi.
Elezione a sorpresa?
Ma che nelle votazioni qualcosa non stesse andando come avrebbe dovuto, ha cominciato ad essere chiaro alla terza chiamata. Nelle prime due, il governatore uscente della Linke, Bodo Ramelow, non aveva ottenuto la maggioranza necessaria a formare un governo. Alla terza, quella decisiva, però, a sorpresa il candidato dei liberali, il gruppo più piccolo con 5 deputati regionali, ha ottenuto 45 voti. Thomas Kemmerlich è stato eletto quindi con un solo voto in più del presidente uscente Ramelow, grazie al sostegno della Cdu e dell’estrema destra di Afd.
Cdu in crisi?
Alla sede centrale della Cdu – il partito di Angela Merkel – la notizia viene accolta per quello che è: uno schiaffo in pieno viso. I delegati della Turingia hanno votato in aperto contrasto con le direttive impartite dalla segretaria nazionale Annegret Kramp-Karrenbauer che aveva espressamente vietato ogni possibile ‘abboccamento’ con l’Afd. Subito dopo la diffusione della notizia, sulla stampa nazionale ed estera sono cominciate a circolare analisi su “chi controlla la Cdu” e sul fatto che i cristiani democratici tedeschi abbiano infranto “il cordone sanitario” imposto all’estrema destra. Di certo c’è che l’opposizione interna ai partiti liberali e cristiano-democratici ha voluto mandare un segnale forte ai vertici nazionale, in particolare a Annegret Kramp-Karrenbauer e Angela Merkel, che hanno portato l’Unione su posizioni ritenute troppo moderate e progressiste.
Scricchiola la Grosse koalition?
Gli effetti del sisma, dal suo ‘epicentro’ nel land centro-orientale, non hanno tardato a farsi sentire fino a Berlino. Parlando con i giornalisti, Norbert Walter-Borjans, leader del Partito socialdemocratico (Spd), aveva addirittura messo in discussione la Grosse Koalition che guida la Germania, se in Turingia non si fosse fatta marcia indietro. “È inaccettabile – ha tuonato – che Cdu e Fdp facciano da piedistallo al fascismo”. Nel mentre, nella regione sono scoppiate proteste spontanee. Quanto accaduto potrebbe essere un primo passo verso una svolta conservatrice dei cristiano-democratici, annunciata da molti analisti ma sempre rifiutata dall’ex leader e ancora cancelliera Angela Merkel? Se così fosse, aspettiamoci altre ‘scosse’: la Turingia ha mostrato i contorni di una frattura le cui crepe potrebbero arrivare fino a Berlino.
Il Commento
di Antonio Villafranca, co-head Osservatorio Europa, ISPI
“Le azioni della Fdp sono motivo di imbarazzo non solo per i partiti tedeschi ma anche a livello europeo. Penso in primis a Renew Europe – l'alleanza liberale filo-UE di Emmanuel Macron – di cui l’Fdp fa parte, che aveva già avuto delle difficoltà quando altri partiti, come lo spagnolo Ciudadanos, avevano sollecitato l'appoggio dell'estrema destra Vox nelle elezioni regionali. O quando lo scorso anno il partito estone Renew Estonia si era aggrappato al potere formando una coalizione con i movimenti suprematisti e nazionalisti. Dacian Ciolos, capogruppo dell’alleanza, è stato chiaro, definendo la scelta della Fdp in Turingia "totalmente inaccettabile". E chiesto ai liberali locali “di agire di conseguenza”.
***
A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)