Arrivare in Europa dall’Africa non è un’impresa semplice, né economica. I migranti sono costretti a percorrere rotte prefissate e ad affidarsi ai trafficanti di uomini che hanno i mezzi e le conoscenze per affrontare i tragitti in luoghi estremi come il deserto del Sahara.
Le rotte verso il Nord sono essenzialmente tre: quella che dall’Africa orientale, risalendo il Sudan e la Libia, porta al Mediterraneo centrale (Lampedusa); quella che dall’Africa occidentale attraversa la Mauritania per arrivare in Marocco e da qui la Spagna; e quella che, risalendo il Sudan, porta prima in Egitto, poi nel Sinai e infine in Israele.
I migranti morti davanti alle coste di Lampedusa nella notte tra il 2 e il 3 ottobre erano di nazionalità somala ed eritrea. Molto probabilmente hanno percorso la prima rotta. Usciti dall’Eritrea e dalla Somalia si sono spostati verso il Sud Sudan, qui si sono affidati a trafficanti che li hanno portati a Karthoum. Qui possono contare sull’appoggio “logistico” delle comunità eritrea e somala in Sudan. È attraverso queste comunità che i migranti trovano alloggio e un lavoro che permette loro di racimolare quel denaro necessario per affrontare la tappa che li porta dal Sudan verso la Libia. È la tratta più dura. I migranti, quasi tutti ragazzi e ragazze tra i 17 e i 25 anni, vengono caricati a bordo di pick-up stracolmi. Molti non reggono la forte escursione termica tra notte e giorno e muoiono nel deserto. I loro corpi vengono abbandonati ai bordi delle piste senza essere sepolti.
Arrivati in Libia, vengono venduti dai trafficanti sudanesi ai loro “colleghi” libici. Ai tempi del regime di Gheddafi i trafficanti erano conniventi con le forze dell’ordine. Spesso i trafficanti vendevano ai poliziotti i migranti. I poliziotti li incarceravano con l’avvertenza di lasciare ai migranti i cellulari. Con questi telefoni i ragazzi potevano chiamare casa e farsi inviare (tramite i money transfer) denaro per pagare gli agenti. Questi ultimi, dopo aver ricevuto abbastanza denaro, li rilasciavano. Anche in Libia gli eritrei potevano contare su appoggi dei connazionali (spesso conniventi con le autorità). Ed erano proprio questi basisti a procurare il passaggio su una barca verso il mare. Oggi questo sistema non è cambiato. L’unico elemento di novità è che le forze dell’ordine sono state sostituite dalle milizie che controllano ormai il territorio. L’Italia, firmando un’intesa con Gheddafi, aveva cercato di controllare questa rotta affidandone il controllo proprio al regime libico. Un’intesa che Roma ha rinnovato con Tripoli anche dopo la caduta del rais.
La guerra civile in Libia e l’instabilità che ne è seguita ha portato i migranti a ricercare nuove rotte. È così che dall’Africa orientale, invece di dirigersi verso il Mediterraneo, eritrei, somali, ma anche sudanesi ed etiopi hanno iniziato a battere le piste che, risalendo il Sudan e attraversando l’Egitto, portano verso il Sinai e da qui in Israele. Il Sinai però si è presto trasformato in un inferno. Qui i beduini, che controllano il traffico di armi e derrate alimentari verso Gaza, hanno subito fiutato l’“affare”. Invece di trasportare i migranti verso Israele (che, tra l’altro, ha costruito una barriera elettronica per contenere i flussi) spesso li rapiscono e chiedono il riscatto alle famiglie. Molte comunità eritree ed etiopi in Europa si sono negli anni indebitate per poter pagare ingenti somme a questi beduini. Fonti non verificate parlano anche di espianti di organi degli immigrati che alimentano un traffico illecito verso la penisola araba. Le donne spesso vengono violentate. Gli uomini torturati. La polizia e le forze armate egiziane, in questi ultimi anni, non sono riuscite a fermare le violenze. Un po’ perché richiamate nelle principali città a mantenere l’ordine pubblico nel corso delle rivolte della Primavera araba. Un po’ perché gli accordi di Camp David impediscono al Cairo d’inviare rinforzi alle truppe già presenti nella penisola.
La terza rotta è utilizzata dai migranti dell’Africa occidentale. Questa, a sua volta, si divide in due: una tratta si dirige verso il Marocco e l’altra si ricongiunge in Libia a quella proveniente dall’Africa orientale. In entrambe il traffico di esseri umani si mescola con il traffico di droga (che dall’America latina arriva sulle coste occidentali dell’Africa per poi raggiungere l’Europa) e di sigarette. Fonti raccontano di camion stipati di sigarette, panetti di cocaina e persone che attraversano il deserto per raggiungere il Mediterraneo. Anche in questo caso i migranti pagano migliaia di dollari per essere trasportati e subiscono violenze inaudite da parte dei passeurs.