I leader del mondo riuniti virtualmente in Arabia Saudita proclamano il loro impegno. Ma su vaccini e debito bisogna puntare l’asticella più in alto. E dal primo dicembre il coordinamento dei lavori passa all'Italia.
I leader dei paesi del G20 si sono impegnati ad assicurare un’equa distribuzione dei vaccini anti-covid nel mondo e hanno ribadito il loro sostegno ai paesi più poveri e indebitati. In un comunicato di 10 pagine, diffuso alla fine della due giorni di colloqui virtuali, il gruppo dei ‘grandi della terra’ riuniti sotto la presidenza dell’Arabia Saudita, ha anche espresso il proprio sostegno al commercio multilaterale e alla lotta contro il cambiamento climatico. Le principali economie del mondo hanno contribuito nei mesi trascorsi a contrastare la pandemia con oltre 21 miliardi di dollari e iniettato 11.000 miliardi di dollari complessivi per contenere la recessione globale. Ma su un’altra sfida, quella della crisi del debito delle economie in difficoltà, il risultato non soddisfa: il G20 ha esteso l'iniziativa di sospensione degli interessi sul debito fino a giugno 2021, mentre il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, aveva chiesto che l’estensione riguardasse tutto il prossimo anno. E a fine lavori, Angela Merkel non nasconde la preoccupazione per la lentezza delle discussioni sull'accesso dei paesi poveri al vaccino. “Adesso vedremo con la Gavi Alliance quando inizieranno questi negoziati – ha detto la cancelliera tedesca - perché temo che non sia stato ancora fatto nulla”.
Una competizione globale?
Se nella dichiarazione finale del vertice i 20 grandi affermano di voler rispondere compatti e per il bene di tutti alle sfide globali, nei primi interventi di sabato mattina il clima è sembrato meno ecumenico: alcuni leader, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping, il loro omologo Donald Trump e il primo ministro britannico Boris Johnson, hanno tutti sottolineato i successi nello sviluppo di vaccini nei rispettivi paesi, suggerendo un chiaro senso di competizione globale tra i paesi più ricchi e potenti, nella corsa per contrastare la pandemia. Per questo gli esperti di sanità pubblica sono tornati a sollecitare un’equa distribuzione di vaccini incentrata su priorità chiare, come l'immunizzazione in primo luogo degli operatori sanitari di prima linea e delle popolazioni vulnerabili. Il timore è che i paesi in via di sviluppo debbano attendere la distribuzione di un vaccino a basso costo, più facile da conservare e da trasportare rispetto ad alcuni dei vaccini più promettenti basati sulla tecnologia RMNA, che potrebbero iniziare a essere distribuiti alla fine del prossimo mese.
Debito, bomba a orologeria?
In una dichiarazione diffusa dopo il vertice, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, afferma: “Sono lieta che i leader del G20 abbiano accettato di rendere i vaccini Covid-19 disponibili e alla portata di tutti. Ma sono necessari più finanziamenti”. Questo, ha detto von der Leyen. “è il motivo per cui ho chiesto loro di impegnarsi a finanziare un programma vaccinale congiunto da 4,5 miliardi”. Solo così potremo farcela davvero tutti: “mostrando una solidarietà globale” ha aggiunto. Ma a parte posticipare a giugno 2021 la scadenza, di solidarietà globale se ne è vista poca anche riguardo al congelamento degli interessi sul debito da parte dei paesi più poveri, molti dei quali attualmente spendono più per la restituzione del debito che per la sanità. Finora l’Iniziativa di sospensione del servizio del debito (Dssi) ha consentito a 46 paesi di beneficiare di un congelamento di una quota complessiva di interessi pari a 5,7 miliardi di dollari. Molto meno dei 73 paesi ammissibili, per un risparmio complessivo di circa 12 miliardi di dollari. Inoltre alcuni paesi a medio reddito, come il Libano, sono esclusi mentre altri, tipo il Kenya, hanno deciso di non aderire perché temono un downgrade delle agenzie di rating, come avvenuto nei confronti del Camerun. Anche per questo, secondo Eurodad, la Dssi è una misura insufficiente, “come cercare di svuotare il Titanic con un bicchiere”.
Sfida per il G20 italiano?
La crisi del debito però non riguarda solo i paesi emergenti: Secondo i calcoli dell'Iif (Institute of international finance), nei primi nove mesi del 2020 il debito globale è aumentato di 15mila miliardi di dollari, raggiungendo la cifra record di 270mila miliardi, quasi quattro volte il Pil globale.
Per questo nel suo intervento, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che dal primo dicembre prenderà il testimone quando il G20 passerà sotto la presidenza italiana, ha sottolinato che il nostro paese si impegnerà per "l'accesso universale ed equo ai vaccini e al rafforzamento dei sistemi sanitari. “Tutti questi temi - ha aggiunto il premier - verranno sviluppati anche in sinergia con il Global Health Summit che l'Italia ospiterà il prossimo anno in collaborazione con la Commissione europea e che coinvolgerà tutti voi Leader partecipi del G20 insieme alla società civile”. Il suo intervento è stato un’elegia del multilateralismo: “Costruire un futuro migliore è possibile solo se lavoriamo insieme, uniti in una comunità globale d'intenti forgiata su uno spirito di cooperazione e solidarietà. Se c'è una lezione che abbiamo imparato molto chiaramente negli ultimi mesi è che nessun paese può vincere da solo le sfide globali”. ma poi ha anche aggiunto che “restano da colmare sostanziali gap finanziari, che richiederanno strumenti e percorsi di finanziamento innovativi e un coinvolgimento attivo del settore privato”. Il tema della rinegoziazione del debito è ormai sul tavolo, e sarà difficile ignorarla ancora.
Il Commento
Di Antonio Villafranca, co-head Europa e Governance Globale ISPI
Il G20 saudita si è tenuto in un anno fuori dal comune. Le tensioni internazionali degli ultimi anni si sono sommate all’emergenza Covid-19, che ha peraltro imposto un vertice ‘virtuale’. Non proprio il format migliore per i negoziati. E’ quindi già un risultato positivo che la dichiarazione finale sia stata sottoscritta da tutti e che non si sia ricorsi a formule quali ‘19+1’. Dalla distribuzione del vaccino al commercio internazionale, dalla sfida della digitalizzazione all’ambiente, gli impegni appaiono insufficienti. Ma senza il G20 difficilmente si potrebbe far meglio. Ora spetta all’Italia fare la propria parte nel 2021, in un altro anno che si preannuncia fuori dal comune.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)