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Il commento
L’economia USA resisterà al coronavirus?
Fabrizio Goria
14 marzo 2020

La pandemia di virus Sars-Cov-2 è arrivata negli Stati Uniti. E, sebbene in leggero ritardo, l’esperienza italiana sta iniziando a dare i suoi frutti. Vale a dire, gli Usa stanno prendendo precauzioni severe e drastiche, come il blocco dei voli da e per l’Europa e la chiusura delle manifestazioni sportive, come nel caso dell’Nba. Allo stesso modo, però, la risposta del presidente Donald Trump rischia di essere troppo poco a fronte di un problema ben più grosso. Un esempio? I soli 46,500 posti di terapia intensiva presenti sul territorio nazionale, a fronte di oltre 320 milioni di abitanti. Un eventuale collasso del sistema sanitario nazionale potrebbe avere ricadute disastrose, ben maggiori di quelle osservate con il fallimento di Lehman Brothers, nel settembre 2008.

L’economia statunitense infatti risulta molto vulnerabile alla pandemia in corso. Tre i motivi. Primo, già da mesi la Federal Reserve avvisa la Casa Bianca che il ciclo economico in corso, in crescita dal 2010, sta per arrivare a esaurimento, causa il raggiungimento della capacità produttiva. E lo dimostra la disomogeneità dei dati sulle nuove occupazioni. Secondo, i fondamentali delle maggiori società del segmento tecnologico non giustificano le attuali quotazioni nei tre maggiori indici di Wall Street, cioè Dow Jones, S&P500 e Nasdaq. Terzo, lo shock petrolifero in atto, con il greggio a ridosso dei 30 dollari per barile. E nel caso di un paese esportatore, anche complice l’esplosione della bolla dello shale gas, le conseguenze possono essere notevoli e durature.

Come se non bastasse, la pandemia di Sars-Cov-2. Che potrebbe avere un impatto, per ora non calcolabile dai modelli, perfino superiore rispetto alla crisi del mercato immobiliare, dovuta ai mutui subprime, scaturita nel 2007. Il motivo è da ricercarsi nella particolare situazione che si è creata proprio a seguito di quella particolare crisi. Le banche centrali, nessuna esclusa, hanno iniziato a pompare liquidità nel sistema finanziario, al fine di sostenerlo. E hanno tenuto, e tengono ancora, una politica monetaria di tassi d’interesse prossimi allo zero. Inoltre, hanno in pratica cristallizzato il mercato delle obbligazioni governative, sia nel caso della Federal Reserve sia in quello della Banca centrale europea (Bce). Gli investitori sono stati dunque spinti verso la ricerca di rendimenti laddove non pensavano. Vale a dire, il segmento High-Yield. Ma a ritorni più elevati corrispondono rischi più elevati. Se dovesse esserci un sisma nel mercato delle obbligazioni societarie con rating inferiore a BBB, e molte compagnie con tale rating sono quotate con una valutazione nettamente superiore ai fondamentali, allora potrebbe esserci un problema per gli emittenti, in larghissima parte statunitensi, di Exchange traded fund (Etf), la cui diffusione è stata massiva negli ultimi cinque anni. Nella lunga corsa elettorale, il presidente Trump dovrà anche tenere conto che lo tsunami della pandemia di Sars-Cov-2 potrebbe colpire non solo il sistema sanitario federale, ma anche l’industria finanziaria. A partire dal suo profondo.

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coronavirus USA Donald Trump relazioni transatlantiche
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AUTORI

Fabrizio Goria
La Stampa

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