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Il voto

Legislative in Francia: prova del nove per Macron

10 giugno 2022

Dopo le elezioni presidenziali di aprile, la Francia torna ai seggi per rinnovare i 577 deputati dell'Assemblée Nationale. Il voto rappresenta una sfida cruciale per il presidente Macron.

 

La Francia si prepara per il voto di domenica in cui sarà chiamata a rinnovare i 577 deputati dell'Assemblée Nationale. Un appuntamento che si tiene sette settimane dopo le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Emmanuel Macron. In base al sistema elettorale francese al primo turno vince chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti espressi e i voti di almeno il 25% degli elettori registrati in quel collegio. In caso nessuno raggiunga la soglia, domenica 19 giugno si terrà un secondo turno tra chi ha preso almeno il 12,5% rispetto al totale dell’elettorato registrato. Al secondo turno sarà eletto chi ottiene il maggior numero di voti. Una curiosità: se due candidati dovessero registrare lo stesso numero di preferenze a passare è il più anziano. Secondo gli ultimi sondaggi l’elezione sarà un testa a testa fra la maggioranza presidenziale ‘Ensemble!’ e la Nuova Unione popolare ecologista e sociale (Nupes), guidata dalla sinistra di Jean Luc Melenchon. Più staccata, invece, l’estrema destra di Marine Le Pen. In quello che spesso viene definito “il terzo turno delle presidenziali” infatti, la sinistra di Melenchon potrebbe riuscire ad erodere voti al partito del presidente privandolo della maggioranza assoluta in parlamento. Se questo scenario si concretizzasse l’agenda di riforme perseguita da Macron potrebbe esserne pesantemente danneggiata. 

 

 

Una ventata di novità?

Non raggiungere la maggioranza assoluta (289 seggi) rappresenterebbe una grande battuta d'arresto per Macron e lo costringerebbe ad ampliare la sua alleanza di governo. Un governo di coalizione sarebbe uno scenario insolito per la Francia moderna, il cui sistema elettorale è progettato per evitare coalizioni ingombranti. Se al contrario un gruppo di opposizione dovesse conquistare a sorpresa la maggioranza, Macron dovrebbe nominare un primo ministro del campo vincente, inaugurando un periodo di cosiddetta ‘convivenza’. Melenchon ha infatti chiesto agli elettori di votare in modo da far vincere Nupes alle legislative e costringere così Macron ad eleggere lui primo ministro. Un appello che ha riportato il settantenne leader di France Insoumise al centro del dibattito politico, dopo aver perso di poco la chance di correre per il ballottaggio alle presidenziali. Nei giorni successivi alla rielezione di Macron, infatti, Melenchon e il suo team sono riusciti in quella che molti consideravano un’impresa impossibile: creare un'ampia alleanza della sinistra francese profondamente frastagliata, e unire la sinistra radicale, i socialisti, i comunisti e i verdi in un’unica piattaforma politica schierando un candidato comune in ciascuno dei 577 collegi elettorali.

 

La sinistra resuscitata?

Sicurezza, potere d’acquisto ed ecologia sono i temi che hanno dominato la campagna elettorale. In questo la Nupes ha rappresentato una vera e propria ventata di novità nel panorama politico francese: se da un lato ha presentato un programma sociale ed economico della sinistra classica, fatto di spesa sociale, salario minimo e nazionalizzazioni, dall’altro ha anche puntato moltissimo sull’ambiente, facendo dell’ecologia una priorità pari a quelle sociali ed economiche, parlando di lotta al riscaldamento globale e pianificazione ecologica. E in questo modo ha conquistato i giovani. “I Nupes sono forse una squadra eterogenea, ma hanno dato visibilità e slancio a una sinistra moribonda”, ha scritto in un editoriale il quotidiano di sinistra Libération, aggiungendo che “Melenchon potrebbe anche non riuscire a realizzare il suo sogno di diventare primo ministro, ma è riuscito a costruire un'opposizione che spazza via tutti gli altri”. Nella coalizione di partiti le principali differenze però si registrano soprattutto sull’Europa, a cui alcuni vogliono ‘disobbedire’ mentre altri chiedono solo di sospendere temporaneamente l’applicazione di regole e trattati. Ma tutti sono d’accordo per imprimere un cambiamento alla politica di Bruxelles: revisione dei parametri di Maastricht, contro le politiche neoliberiste e a favore della pianificazione ambientale. L’uscita dalla Nato, sostenuta in passato da Melenchon, è per il momento sospesa, per la guerra in Ucraina.

 

Un’anomala convivenza?

La Francia non ha un presidente e una maggioranza parlamentare di diversi partiti dal lustro 1997-2002, quando l’allora presidente di destra Jacques Chirac coabitò con il premier socialista Lionel Jospin. Una modifica costituzionale introdotta nel 2000 aveva lo scopo di prevenire tali “convivenze” spostando le elezioni parlamentari immediatamente dopo quelle presidenziali. Da allora, gli elettori francesi hanno invariabilmente dato ai loro presidenti anche la maggioranza in parlamento. Precedenti che indicano che la maggioranza per Macron “è probabile ma non automatica”, mette in guardia Michel Wieviorka, aggiungendo che gli elettori potrebbero esprimere il desiderio “di non dare libero sfogo al presidente in parlamento”. I Nupes, secondo alcuni sondaggi, potrebbero riuscire a conquistare fino a 200 seggi: una bella svolta per la sinistra francese, quasi dimenticata in questi anni di battaglie tra Macron e la destra lepenista. “Penso che Melenchon non abbia alcuna possibilità di ottenere la maggioranza, ma quello che può fare è un punteggio abbastanza buono e poi costringere Macron a una sorta di trattativa permanente”, spiega alla BBC l’analista politico Olivier Costa. E che sia una minaccia concreta anche agli occhi del presidente lo dimostra il fatto che dopo settimane di assenza quasi totale lo stesso Macron sia apparso improvvisamente in campagna elettorale, a sostegno dei suoi parlamentari.

 

 

Speciale Ucraina

Gli ultimi aggiornamenti

  • Il tribunale della sedicente Repubblica Popolare del Donetsk ha condannato a morte due cittadini britannici e un marocchino che combattevano per l’esercito ucraino, ma “possono chiedere la grazia”.
  • In occasione dei festeggiamenti per il 350° anniversario di Pietro il Grande, Putin ha paragonato la guerra in Ucraina con le conquiste dallo zar nel XVIII secolo.
  • Il sindaco di Mykolaiv, Oleksandr Senkevych, ha denunciato che un porto privato della città, tra i più grandi per lo stoccaggio di grano in Ucraina, è stato colpito dai russi e distrutto.
  • La Russia è aperta al dialogo, ma “bisogna essere in due per ballare il tango”: lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, rispetto alla via diplomatica come soluzione al conflitto in Ucraina.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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