La guerra tra Russia e Ucraina, oltre ad avere un impatto significativo in Europa, rischia di travolgere la già fragile situazione economica e politica dei paesi mediorientali. L’Egitto non fa eccezione, anzi si candida a diventare uno degli stati maggiormente colpiti dalle conseguenze economiche del conflitto, con prospettive di peggioramento del quadro generale che potrebbero incidere sulla stabilità stessa del paese.
Quadro interno
L’Egitto si appresta a chiudere l’anno fiscale a giugno del 2022 con una crescita economica del 5,3%, dato che, secondo le ultime statistiche, dovrebbe segnare una leggera flessione nella seconda parte del 2022 e per tutto il 2023, attestandosi al 5,2%, per abbassarsi ulteriormente al 5,0% nel 2023-24[1]: le cause dirette di questa decrescita sono da ricondursi al conflitto in corso in Ucraina che sta mettendo sotto pressione la già fragile economia egiziana in faticosa ripresa nella fase post-pandemica.
Le stesse previsioni governative, sebbene fossero sembrate fin da principio più rosee della realtà, sono state recentemente ridimensionate: il ministero della Pianificazione a novembre 2021 aveva dichiarato che la crescita economica egiziana avrebbe raggiunto il 5,6% nel 2022[2], sostenuto dal ministero delle Finanze che a gennaio 2022 fissava l’obiettivo al 5,7% per il 2022-23. Successivamente alla crisi ucraina, il ministero della Pianificazione è stato costretto ad abbassare l’obiettivo di crescita del Pil reale per il 2022-23 al 5,5%, evidenziando l’effetto inatteso e dirompente della guerra ucraina sull’economia egiziana.
Le conseguenze economiche del conflitto stanno già colpendo il paese in tre settori cruciali: energia, sicurezza alimentare e turismo. L’impennata dei prezzi del petrolio ha avuto un riflesso immediato sui costi delle importazioni e dei combustibili sovvenzionati dal governo. L’Egitto, che storicamente è stato un importatore netto di petrolio e gas, grazie alle riserve naturali di gas scoperte nei giacimenti di Zohr e Nour e all’attivazione degli impianti di liquefazione di Idku e Damietta, è riuscito negli ultimi anni a pareggiare le importazioni. In ragione di tale successo il Cairo dovrebbe riuscire a mitigare l’impatto degli alti prezzi del petrolio che dovrebbe essere inferiore rispetto ad altri paesi dell’area.
Tuttavia, se nel settore energetico l’Egitto potrebbe riuscire a far fronte alla crisi in corso, è l’aumento generale delle materie prime a preoccupare il governo, poiché andrebbe a esacerbare la minaccia dell’insicurezza alimentare in un contesto di forte dipendenza del paese dal grano russo e ucraino. Russia e Ucraina rappresentano i primi due fornitori di grano per il Cairo, rispettivamente il 62% e il 23%: queste percentuali rendono l’Egitto, con una popolazione di 105 milioni e un tasso di crescita annuo del 1,9%, il più grande importatore mondiale di tale prodotto[3]. L’attuale interruzione delle catene di produzione ed esportazione del grano ucraino, nonché il grave impatto delle sanzioni imposte alle attività economiche e commerciali russe, hanno prodotto un aumento vertiginoso dei prezzi dei cereali a livello globale, causando inevitabilmente gravi contraccolpi in Egitto. Il 4 aprile 2022 il governo ha annunciato che le sue riserve strategiche di grano basteranno per meno di tre mesi, nonostante la stagione del raccolto locale, che fornisce poco meno del 50% delle esigenze del paese, sia appena cominciata.
L’aumento dei prezzi del grano, come conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina avrebbe, inoltre, un impatto drammatico sui programmi di sussidi statali per i beni di prima necessità che attualmente coinvolge 70 milioni di persone, ovvero i due terzi della popolazione: un eventuale taglio ai sussidi sarebbe di certo un test fondamentale per la stabilità in un paese in cui più della metà della popolazione vive in una condizione di forte disagio economico. Il paese, infatti, ha una lunga storia di disordini sociali legati al cibo, dalle “rivolte del pane” del 1977 alla crisi alimentare globale del 2007-08 che si può annoverare tra le cause che portarono al collasso del regime del presidente Hosni Mubarak nel 2011. Il rischio di un ritorno di proteste sociali è, dunque, concreto e possibile. Davanti a questo scenario il governo egiziano ha provato a correre ai ripari durante il mese di Ramadan (aprile 2022) distribuendo prodotti alimentari di base (carne, riso, pasta e olio) a prezzi ridotti grazie al supporto dell’esercito e della polizia. Il recente annuncio del governo di voler aumentare le superfici coltivate a grano (attualmente 3,6 milioni di acri) di 1 milione di acri nel 2023 e di 2 milioni nel 2024[4], potrebbe rappresentare una possibile soluzione a medio termine per ridurre la dipendenza dell’Egitto dai mercati globali: tale strategia, tuttavia, non allevierebbe la vulnerabilità di gran parte della popolazione derivante da un diretto peggioramento delle condizioni economiche del paese.
Sempre per mitigare gli effetti della crisi ucraina, le autorità governative hanno approvato diverse misure fiscali e avviato contrattazioni con diversi partner internazionali al fine di risollevare la condizione attuale del paese. Per attirare investimenti stranieri, la Banca centrale ha cercato di contenere la pressione sulla sterlina egiziana svalutandola di quasi il 15% rispetto al dollaro americano, generando però un’ulteriore spinta inflazionistica[5]. Secondo l’ultimo rapporto World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale (Fmi)[6], pubblicato ad aprile 2022, l’inflazione egiziana dovrebbe raggiungere il 7,5% a fine 2022 accelerando all’11% nel 2023. Gli analisti prevedono che l’inflazione per l’anno 2022 continuerà a crescere nei prossimi mesi. Le stime vanno dal 13% al 15%, prima di stabilizzarsi entro la fine dell’estate. Ancora una volta, per far fronte alle ripercussioni dell’attuale crisi, l’Egitto è ricorso all’aiuto del Fmi[7] che potrebbe, questa volta, richiedere la presenza di un cofinanziamento proveniente da altre fonti. Il paese ha già ricevuto tra la fine di marzo e l’inizio di aprile 2022 circa 22 miliardi di dollari da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti sotto forma di depositi e investimenti della Banca centrale[8]. Per rassicurare il Fmi, il Cairo ha promesso ulteriori interventi da parte dei paesi del Golfo nei prossimi mesi.
Già nel 2016 l’Egitto ha attraversato un periodo di grave crisi economica che ha costretto il paese a concludere un accordo con il Fmi per un prestito di 12 miliardi di dollari, ottenendo anche in quel caso ulteriori finanziamenti dal Golfo. Sebbene queste decisioni siano state prese con l’intento di rafforzare l’economia, ciò che emerge è che a pagare il conto più pesante delle misure di austerity e ridimensionamento delle politiche sociali siano sempre le classi sociali più deboli della società egiziana, che rappresentano, come detto sopra, la maggioranza della popolazione. Il ripetersi di questo scenario solleva diversi dubbi sulla sostenibilità dell’economia egiziana nel lungo periodo, le cui crisi periodiche potrebbero non dipendere soltanto da fattori contingenti, quali le conseguenze della guerra in atto.
Infine, la riduzione dei flussi turistici da Russia e Ucraina rischia di incidere ulteriormente su una delle principali fonti di reddito dell’Egitto. L’industria del turismo aveva appena iniziato a riprendersi dalle restrizioni ai viaggi imposte per mitigare gli effetti della pandemia. Adesso sembra in arrivo un altro duro colpo che potrebbe accrescere le vulnerabilità esterne dell’Egitto, come affermato da Fitch Ratings[9] ad aprile 2022.
L’Egitto può mitigare alcuni di questi impatti con azioni a breve e medio termine, come descritto sopra, ma shock globali come la guerra russo-ucraina ricordano al governo del Cairo la necessità di ricorrere a riforme e soluzioni di lungo termine.
Quadro esterno
A livello internazionale, l’Egitto fatica a riequilibrare le sue relazioni con Washington e Mosca, in un contesto più ampio di rinnovati legami con le potenze regionali (in particolare con i paesi del Golfo e la Turchia) e di attivismo diplomatico nella principale crisi regionale, come nel caso della Libia.
La crisi in Ucraina, oltre alle evidenti conseguenze economiche, ha già iniziato a sollevare diverse preoccupazioni nella politica estera della leadership egiziana. Negli ultimi anni, il governo del Cairo ha sviluppato stretti legami con Mosca, che comprendono la vendita di armi[10], la cooperazione nel settore nucleare relativamente al progetto di costruzione di una centrale a Dabaa, nel nord-ovest del paese[11], e crescenti legami economici e commerciali[12]. Il Cairo e Mosca puntavano al 2022 per rilanciare la cooperazione su questi molteplici fronti. L’Egitto ha anche trovato punti di convergenza strategica tra le sue aspirazioni geopolitiche regionali in Siria e Libia e gli interessi politici del governo russo. Il Cairo, infatti, ha silenziosamente appoggiato l’intervento militare russo in Siria e avallato il suo obiettivo politico: permettere che il governo del presidente siriano Bashar al-Assad rimanesse al potere. Sia l’Egitto sia la Russia hanno sostenuto e continuano a sponsorizzare il generale Khalifa Haftar e i suoi alleati in Libia, aiutandoli militarmente e finanziariamente.
Tuttavia, i crescenti legami tra il paese nordafricano e la Russia e la loro convergenza politica nelle zone di conflitto del Medio Oriente non hanno minato il partenariato strategico del paese con gli Stati Uniti e l’Unione europea. Fino allo scoppio della guerra in Ucraina.
La crisi in corso, infatti, ha costretto il governo egiziano a riorientare le proprie manovre diplomatiche destreggiandosi pericolosamente tra Russia e Occidente. Poche ore dopo il voto in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, svoltosi il 2 marzo 2022 per la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina[13], il governo egiziano ha rilasciato una dichiarazione sottolineando la necessità di affrontare le legittime preoccupazioni per la sicurezza nazionale della Russia in relazione all’Ucraina e criticando le sanzioni americane ed europee, interpretate dal Cairo come illegittime dal punto di vista del diritto internazionale[14]. Allo stesso modo, il presidente egiziano Abdel al-Fattah al-Sisi ha più volte rassicurato il presidente russo Vladimir Putin sull’intenzione del paese di voler mantenere le relazioni economiche e diplomatiche bilaterali già avviata nei vari settori di reciproco interesse, rilanciandole il prima possibile. In questo quadro l’Egitto dovrà considerare la rilevanza degli storici rapporti con gli Stati Uniti, confermata dalla ripresa del “Dialogo strategico Stati Uniti-Egitto” avvenuto a Washington l’8 e il 9 novembre 2021[15] finalizzato a rafforzare la collaborazione in diversi ambiti strategici tra i due paesi, e soprattutto gli aiuti militari che gli Stati Uniti erogano ogni anno all’Egitto e che ammontano complessivamente a circa 1,3 miliardi di dollari. Proprio rispetto alle sue relazioni con Mosca, nel 2021 il Cairo è stato sottoposto a pressioni da parte statunitense che ha espresso disagio sulla natura della cooperazione militare tra il Cairo e Mosca, sollevando preoccupazioni sul potenziale approvvigionamento egiziano di aerei da combattimento Su-35 dalla Russia[16].
Tutto ciò in un quadro regionale che sembra dirigersi verso una più accentuata riconfigurazione delle alleanze e degli equilibri di potere secondo il rapprochement generale che sta avvenendo tra i principali attori dell’area. Dopo anni di tensioni Turchia e Arabia Saudita hanno riavviato il dialogo diplomatico a seguito della visita del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan a Jeddah avvenuta il 28 aprile 2022. Nell’ultimo anno, la Turchia ha cercato di ricucire le sue relazioni con le monarchie del Golfo nel quadro di una più ampia ricalibratura della sua politica estera regionale finalizzata principalmente a rompere l’isolamento diplomatico subito da Ankara negli ultimi anni e per sostenere una situazione economica in grave crisi. Tale riavvicinamento rappresenta un passo significativo nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche della Turchia con i suoi vicini nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, come confermato dalla ripresa dei rapporti diplomatici tra Ankara anche con gli Emirati e il governo di Tel Aviv. In questo quadro sembra che la recente apertura del dialogo tra l’Egitto e la Turchia, nonostante gli incontri avvenuti tra le autorità dei due paesi dal maggio 2021, sia ancora irta di ostacoli. L’Egitto appare particolarmente preoccupato dal peso diplomatico e politico che la Turchia sembra acquisire con le ultime mosse nella regione, soprattutto in relazione ad aree strategiche fondamentali per il Cairo, quali la Libia. Il crescente ruolo regionale della Turchia arriva in un momento in cui i tentativi di riavvicinamento tra il Cairo e Ankara hanno raggiunto un vicolo cieco a causa della continua espansione di quest’ultima nella zona di influenza nell’est della Libia, fondamentale per l’Egitto che considera tale frontiera come una “linea rossa” non valicabile[17].
Il contesto internazionale e regionale appena delineato dimostra il difficile equilibrio nel quale si muove adesso l’Egitto: se il confronto tra Russia e Occidente dovesse protrarsi, il governo egiziano vedrebbe probabilmente diminuire la sua capacità di manovra tra le due parti, con la necessità di una scelta definita che alla fine potrebbe portare a delle rinunce. Rinunce che peserebbero non soltanto rispetto alle aspirazioni geopolitiche, ma anche nel quadro delle proiezioni strategiche regionali del Cairo.
SOURCES
[1] P. Werr, “Egyptian economy seen growing 5.3% in year to June, 5.2% in 2022/23”, Reuters, 21 aprile 2022.
[2] Al Masry Al-Youm, “Egypt’s economy is expected to grow by 5.6% in 2022”, 23 novembre 2021.
[3] “Wheat in Egypt”, OEC.
[4] M. Hanafi, “Egypt may plant 2 million acres of wheat to compensate for Ukraine war”, Al-Monitor, 3 marzo 2022.
[5] K. Dawoud, “A sharp rise in inflation forces Egyptians to cut expenses”, Middle East Institute, 25 aprile 2022.
[6] “War Sets Back the Global Recovery”, World Economic Outlook, aprile 2022.
[7] M.F. Mabrouk, Getting complicated in a hurry: The implications for Egypt of Russia’s invasion of Ukraine, Middle East Institute, 4 marzo 2022.
[8] “UAE investments boost Egyptian economy”, Al-Monitor, 25 aprile 2022.
[9] “War in Ukraine Heightens Egypt’s External Vulnerabilities”, Fitch Ratings, 15 marzo 2022.
[10] Congressional Research Service, Russian Arms Sales and Defense Industry, 14 ottobre 2021.
[11] “Egyptian-Russian officials inspect El Dabaa plant site”, World Nuclear News, 19 luglio 2021.
[12] “Egypt’s exports to Russia reach $489M during 2021”, Egypt Today, 8 febbraio 2022.
[13] E. Salah, “Egypt, UAE, Saudi Arabia abandon neutrality in UN vote, condemn Russian invasion”, Mada Masr, 2 marzo 2022.
[14] H. Hendawi, “After UN Ukraine war vote, Egypt strives to protect vital interests with Russia”, The National News, 6 marzo 2022.
[15] “US, Egypt conclude first 'strategic dialogue' under Biden”, Al-Monitor, 10 novembre 2021.
[16] “Egypt moves ahead with purchase of Russian arms despite US warnings”, Al-Monitor, 3 marzo 2021.
[17] G. Mikhail, “Egypt wary of Turkey’s moves in eastern Libya”, Al-Monitor, 28 gennaio 2022.