Ma come è possibile che un aumento del 4% dei biglietti della metropolitana abbia scatenato la guerriglia urbana in Cile, una delle economie più avanzate e stabili dell’America Latina? La risposta va ricercata nella rabbia accumulata di molti cileni nei confronti di governanti, l’attuale e i passati, che non hanno adottato interventi di politica fiscale in grado di ridurre l’elevata disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, come avviene in quasi tutte le economie avanzate. La ribellione nei confronti del governo di Sebastián Piñera è stata alimentata anche dal suo comportamento: la foto al ristorante nei primi giorni di scontri e la decisione di usare la forza contro i manifestanti hanno catalizzato il risentimento e la rabbia sociale.
I dati macroeconomici del Cile sono buoni: il reddito pro capite, di circa 24000 dollari (a parità di potere d’acquisto) è il più elevato dell’America Latina, negli ultimi dieci anni la crescita media annuale è stata del 3% e l’inflazione è stata pari al 3,1%. Il debito pubblico è molto basso: il Fondo Monetario Internazionale stima che alla fine del 2019 sarà pari al 27,2% del PIL.
L’origine della rabbia di molti cileni non va quindi ricercata nella congiuntura economica. Qualcuno ha scritto che è rabbia contro i governanti corrotti, come è successo in molti altri paesi latinoamericani. Ma anche questa non pare una buona ragione in Cile, che, pur avendo avuto alcuni casi di corruzione, viene considerato molto virtuoso: secondo l’Indice di Corruzione Percepita (elaborato da Transparency International) il Cile è tra i paesi meno corrotti al mondo, posizionandosi al 27° posto su 180 paesi.
La distribuzione del reddito in Cile è sicuramente iniqua: il coefficiente di Gini, che va da zero (perfetta uguaglianza) a cento (estrema disuguaglianza) è pari a 48, leggermente più basso del dato medio per tutta l’America Latina e i Caraibi (49,5). Ci sono però anche alcuni paesi OCSE che hanno un indice di Gini simile al Cile (calcolato per la popolazione in età lavorativa), tra cui gli Stati Uniti d’America, il Regno Unito, la Spagna, il Portogallo e la Grecia.
Ma c’è una differenza importantissima tra questi paesi e il Cile: in questi paesi la disuguaglianza nella distribuzione del reddito dopo le tasse e i trasferimenti diminuisce considerevolmente, mentre in Cile rimane quasi invariata. Quindi in Cile il ruolo redistributivo delle politiche pubbliche è molto limitato: il governo potrebbe ridurre la disuguaglianza nel paese con una opportuna tassazione sui redditi e sui capitali, con trasferimenti monetari agli individui e alle famiglie più bisognose e con una spesa pubblica di tipo progressivo, cioè destinata alle classi più povere.
La rabbia di molti cileni è esplosa per l’aumento del biglietto della metropolitana, ma da tempo era forte la domanda per una migliore istruzione pubblica a tutti i livelli, per migliori servizi sanitari pubblici, in generale per un miglior welfare state, adeguato a un paese a reddito medio alto.