Negli ultimi tre mesi i fatti sembrano aver portato la Libia nuovamente in un vicolo cieco. Le tensioni tra il Governo di unità nazionale (Gnu) di Tripoli, ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite, e la Camera dei rappresentanti (HoR) di Tobruk stanno aumentando, complice anche la rinnovata presenza del maresciallo di campo Khalifa Haftar, spoiler del processo di pace che peraltro, al momento, non ha ancora voluto riconoscere il Gnu. Rimangono sul campo, esattamente come prima e incuranti di qualunque richiesta da parte della missione in Libia dell’Onu (Unsmil) e degli stessi libici – primo fra tutti il ministro degli Affari Esteri libico Najla Mangoush – Turchia, Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, oltre a mercenari provenienti dalle aeree subsahariane del Sudan e del Ciad. La loro presenza non fa che incrementare le frizioni fra i due schieramenti locali (Gnu e HoR), non lasciando prevedere nulla di buono riguardo alle prossime ipotetiche elezioni che dovrebbero tenersi il 24 dicembre di quest’anno. A riprova di ciò, il 21 settembre 2021 il Gnu è stato sfiduciato dall’HoR[1] con 89 voti su 113, aggiungendo un’ulteriore problema ad una situazione già estremamente delicata.
Quadro interno
Nonostante le risoluzioni 2570[2] e 2751 adottate lo scorso aprile dalle Nazioni Unite per cercare di affrontare i problemi legati al processo elettorale e al non avvenuto ritiro delle milizie straniere sul territorio, non ci sono stati cambiamenti positivi, come dimostrato dalle crescenti tensioni tra il Gnu e l’HoR
Il Libyan Political Dialogue Forum (Lpdf) in questi mesi ha perso buona parte del proprio smalto, scosso da continui disaccordi soprattutto riguardo alla sostanza della futura Costituzione, fondamentale per il buon funzionamento del processo elettorale. Ancora, infatti, non si è deciso ufficialmente se le elezioni saranno dirette o indirette e, qualora si riuscissero a tenere le presidenziali, se i candidati possano avere doppia nazionalità. Questo è un punto rilevante, in quanto alcuni personaggi di spicco dell’arena politica libica hanno passaporto americano (Haftar e l’attuale presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Mohamed El Menfi) o canadese (Ali Aref Nayed, ex ambasciatore libico negli Emirati Arabi Uniti). Nonostante ciò, lo scorso 18 agosto l’HoR ha deciso, senza consultare l’Alto Consiglio di Stato,[3] che esse avverranno per voto diretto.
Per quanto concerne le discussioni in merito a una nuova Carta costituzionale, il Presidente dell’HoR, Aguila Saleh, ha ultimamente affermato che la Libia possiede già una Dichiarazione costituzionale – la Transitional Constitutional Declaration (Tcd) del 2011 – atta a fare le veci di una Costituzione vera e propria, che definisce quindi le istituzioni della nazione, la divisione dei poteri, i diritti dei cittadini e così via.[4] È evidente che se questi contrasti non verranno sanati il prima possibile, sarà impossibile che le elezioni si tengano. Oltre a ciò, non va dimenticato che le diverse fazioni miliziane libiche sono super-armate e questo potrebbe essere un problema enorme, qualora ci fossero denunce di brogli o disaccordi sugli eletti. Uno dei grandi spoiler per quanto riguarda il processo elettorale, in questo momento, appare essere proprio Aguila Saleh: egli ha permesso all’HoR di votare a favore del Gnu, ma la sua mossa sembra essere stata più di facciata che di sostanza. Il suo vero obiettivo sembra invece essere quello di rimpiazzare, ancora prima delle elezioni, la leadership delle principali istituzioni sovrane libiche, dalla Banca Centrale (Bcl) alla National Oil Corporation (Noc). La faida, ormai di lunga durata, tra Mustafa Sanalla, chairman della National Oil Corporation e Sadiq Al-Kabir, governatore della Banca Centrale riguardo alla volontà della Noc di riscuotere direttamente gli introiti provenienti dal petrolio e di non farli passare dalla Bcl è uno dei tanti problemi sulla scrivania del primo ministro del Gnu, Abd Alhamid Dbeibah. Probabilmente il fatto che egli abbia creato un ministero per il Petrolio (inesistente ai tempi del Gna di Fayez al-Serraj) potrebbe far pensare all’intenzione di resistere alla richiesta di Sanalla e gestire gli introiti petroliferi attraverso il ministero e sotto la responsabilità diretta del Gnu. Uno dei punti più controversi, e che certo influenza le già acute frizioni politiche, è legato all'approvazione del budget per il 2021 che non è ancora avvenuta.[5] L’HoR, cui spetta l'approvazione, non sembra minimamente intenzionata a superare questa impasse. Agilah Saleh, di contro, ha accusato Dbeibah di non aver lavorato sufficientemente per l’unificazione delle istituzioni centrali del paese. Il budget di 100 miliardi di dinari, fuori misura per un governo provvisorio di pochi mesi, è, secondo il punto di vista di Saleh, fallace, soprattutto a causa degli investimenti sullo sviluppo non dettagliati.
L’altro grande spoiler del processo di pace è il maresciallo di campo e leader dell’Esercito Nazionale Libico (Lna) Khalifa Haftar che, dopo mesi di apparente silenzio, dovuto al completo fallimento della sua operazione militare contro Tripoli, sembra essersi fatto nelle ultime settimane politicamente più aggressivo. La sua priorità è mantenere il controllo degli assetti economici – terreni, imprese, infrastrutture – nelle mani della sua famiglia. Nel contempo, egli ha continuato ad assegnare posti strategici a suoi fidatissimi, come ad esempio la direzione del Dipartimento politico del Lna all’ex capo del governo della Cirenaica, Abdullah Al-Thini, scatenando inevitabilmente le ire di Dbeibah.[6] Quest’ultimo dal canto suo ha, nelle settimane passate, manifestato il desiderio di partecipare in prima persona alle presidenziali – decisione questa che andrebbe contro ciò che è stato deciso nella roadmap del Libyan Political Dialogue Forum (Lpdf): ovverosia che i partecipanti di questo governo transitorio non potranno presentarsi alle prossime tornate elettorali. Gli Stati Uniti, in questo senso, ne hanno proposto uno sfalsamento: il 24 dicembre dovrebbero tenersi le parlamentari, mentre le presidenziali dovrebbero essere rimandate al settembre 2022.[7] Molti sono infatti i dubbi che Dbeibah decida di lasciare entro la data prestabilita: il ruolo delle Nazioni Unite come garanti dell’intero processo è, a questo riguardo, fondamentale.
Un tema fondamentale in Libia è quello legato alla sicurezza, a causa di truppe straniere operative su territorio libico e migliaia di miliziani libici in lotta per la spartizione del potere. Sono loro a costituire la più grande minaccia per la messa in opera di numerose riforme e, quindi, per una stabilizzazione duratura. A esse vanno poi aggiunte cellule di varia provenienza dell’estremismo jihadista, da al-Qaeda a Isis, che non hanno mai cessato di operare. Il 22 agosto scorso, ad esempio, la 128° brigata del Lna è stata oggetto di un attacco suicida – identificato poi l’attentatore come cittadino sudanese – al checkpoint della strada Zillah gate/Zillah-Waddan vicino a Jufra, a 470 km a sud-ovest di Tripoli. Secondo le fonti, l'uomo ha guidato l'auto verso il checkpoint sulla strada adiacente a quella principale ed è stato preso di mira dalle forze del Lna, venendo colpito a morte da un proiettile. Non sono state segnalate altre vittime. L'incidente è avvenuto a meno di 200 metri dal distributore di benzina Zillah. Secondo una dichiarazione rilasciata dal portavoce del Lna Ahmed Mismari, l'attacco ha avuto le caratteristiche tipiche di quelli perpetrati nel corso degli anni dallo Stato islamico che, il giorno successivo, ha effettivamente rivendicato l’atto criminale.
Le sfide, in sostanza, rimangono esattamente quelle che si è trovato davanti il Gna: per questo i cittadini libici assistono ormai disillusi, dopo dieci anni di guerre civili, al fallimento della propria classe politica, tra un blackout elettrico e l’altro, sopportando anche continui tagli alla distribuzione idrica, tra le macerie e la sporcizia delle grandi città. In questo scenario desolante, la pandemia da Covid ovviamente non si è fermata: al 30 agosto si contavano 2.000 nuovi casi in più con 19 decessi, nonostante l’avvio di una campagna vaccinale più seria e sistematica.
Relazioni esterne
Uno dei problemi più stringenti è quello legato al ritiro dal territorio libico di mercenari e unità straniere armate; tutti i leader libici lo chiedono – chi con maggiore motivazione, chi con minor convinzione – ma le loro voci sembrano passare inascoltate. Saleh, ad esempio, ha chiesto che la Turchia si ritiri e che venga sanzionata per la sua presenza in Tripolitania, così come Dbeibah insiste perché i russi allontanino i contractors del Wagner Group. Nonostante queste richieste di ritiro chiaramente partigiane, nessuno sembra aver fatto passi in avanti nel proporre una visione super partes che si allontani dalle solite frizioni tribali, legate più a esigenze individuali che a una reale strategia tesa al bene del paese.
Gli Stati Uniti, attraverso l’ambasciatore per la Libia Richard Norland, che l’11 agosto si è incontrato con Khalifa Haftar al Cairo, sostengono ancora che l’unica soluzione sia quella del compromesso politico, a prescindere dai crimini compiuti dai diretti interessati. Così si spiega, quindi, il rinnovato interesse nei confronti del maresciallo di campo: permangono tuttavia molti dubbi sulla effettiva validità della sua partecipazione al processo politico. Haftar si è dimostrato più volte non affidabile e, anzi, dannoso.
Tutto ciò avviene mentre gli sbarchi dei migranti partiti dalle coste libiche aumentano esponenzialmente: soltanto nella giornata del 28 agosto sono sbarcate a Lampedusa 550 persone provenienti prevalentemente dal Maghreb e dall’Africa subsahariana in un’unica imbarcazione fatiscente e altre tre con più di 50 tunisini. Per questo, la settimana prima, il 20 agosto, Anders Garly Andersen, capo della European Union Border Assistance Mission in Libya (Eubam), si è recato nella sede della Libyan Border Guard, per cercare un accordo sull’addestramento specifico di quelle truppe.[8]
Nel frattempo, la EU-Libya Expertise Analysis and Deployment (EuLead) ha emesso un bando per l’addestramento di 200 ex miliziani basati tra Misurata e Zintan, allo scopo di sondare il terreno degli ex-combattenti e di offrire loro uno sbocco nel difficile mondo del lavoro libico.[9] Il tema del disarmo in Libia è di enorme importanza. Fino a che, infatti, le milizie non saranno disarmate sarà difficilissimo trovare un reale accordo di pace. Negli ultimi anni si sono aggiunti anche gruppi armati stranieri finanziati da un lato dalla Turchia nell’area tripolitana fra al-Watiya, al confine con la Tunisia, e Misurata, al-Yarmouk e Sidi Bilal a Tripoli, nell’aeroporto di Mitiga e nella base specifica per droni sempre nella capitale[10] e dall’altro dagli Emirati Arabi Uniti, prevalentemente attraverso i contractors del Wagner Group, fra Sirte e Jufra.[11] Il loro allontanamento costituisce la sfida principale per il Gnu, anche perché nessuna delle due parti in causa sembra aver la minima intenzione di ritirarsi, contraddicendo qualunque discorso sulla riunificazione del paese.
Il 19 agosto scorso il ministro degli Affari Esteri Mangoush si è incontrato a Mosca con il proprio omologo russo Sergei Lavrov che si è detto assolutamente a favore di una cooperazione fra i due paesi, al fine di realizzare uno stato stabile e prosperoso.[12] Secondo un resoconto del Ministero degli Affari Esteri libico, entrambe le parti si sono dette propense a stabilire una tabella di marcia per un graduale ritiro dei mercenari stranieri dalla Libia. Questo sulla carta, ma nella realtà le cose sono molto diverse e difficilmente gli uomini del Wagner Group si sposteranno, così come le milizie legate alla Turchia. Per questo alcuni osservatori ritengono che il disarmo delle milizie debba essere controllato da una forza multinazionale.
[1] https://www.libyaherald.com/2021/09/21/breaking-libyan-government-loses-...
[2] United Nations, “Unanimously Adopting Resolution 2571 (2021), Security Council Extends Measures against Illicit Petroleum Exports from Libya, Panel of Experts’ Mandate”, Meeting Coverage and Press Releases, 16 aprile 2021.
[3] S. Zaptia, “HoR approves law for the direct election of Libya’s next president”, Libya Herald, 18 agosto 2021.
[4] S. Zaptia, “Ageela Saleh: Aldabaiba increased centralization, lack of elections may cause chaos, army needs more money”, Turkey should be punished, Libya Herald, 20 agosto 2021.
[5] “Libya’s Dbeibah hits back at parliament over no-confidence threat”, AlJazeera, 29 agosto 2021.
[6] U. Necat Tasci, “Do Khalifa Haftar’s actions indicate more violence Libya?”, TRTWorld, 12 agosto 2021.
[7] A. al-Atrush, “Libya elections: Why new US proposal has sparked controversy”, The Africa Report, 3 settembre 2021.
[8] S. Zaptia, “EUBAM visits newly refurbished Libyan Border Guard training facility”, Libya Herald, 20 agosto 2021.
[9] S. Zaptia, “Training for 200 former militias in Misrata and Zintan with grant of up to LD 10,000 launched”, Libya Herald, 19 agosto 2021.
[10] “Turkish Supplied M60 Main Battle Tanks to Libya”, MilitaryLeak, 2 aprile 2021.
[11] D. Aslan, “Russian Wagner group to send 300 Syrian fighters to Libya”, Daily Sabah, 12 aprile 2021.
[12] “Foreign Minister Sergey Lavrov’s opening remarks during talks with Najla Mangoush, Minister of Foreign Affairs and International Cooperation of the Government of National Unity of Libya, Moscow, August 19, 2021”, The Ministry of Foreign Affairs of the Russian Federation.