Il ministro degli Esteri italiano va in Libia e incontra le parti in campo. Ma oltre al dossier economico, proverà a rilanciare la posizione dell’Italia nella partita geopolitica?
Il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale Luigi di Maio è volato oggi a Tripoli in un momento delicato sia per il governo di Accordo nazionale (Gna), riconosciuto dalla comunità internazionale, che per le sorti del conflitto. La scorsa settimana, dopo 17 mesi di guerra, Tripoli e Tobruk, tramite il premier Fayez al Serraj e il presidente del parlamento Aguila Saleh, hanno annunciato un cessate-il-fuoco. Khalifa Haftar, protagonista della (inconcludente) campagna militare contro la capitale libica, ha bocciato l’intesa escludendo una ripresa della produzione petrolifera. Ma da allora, per grandi linee, il cessate-il-fuoco raggiunto grazie alla mediazione di Russia, Turchia e Stati Uniti sembra reggere. A complicare la situazione però è il clima di sfiducia e frustrazione della popolazione civile, provata da lunghi mesi di combattimenti e scesa in piazza nelle ultime settimane per denunciare le privazioni e la corruzione delle milizie imperanti. Ed è proprio sullo sfondo delle tensioni che si sta consumando l’ultima faida interna al governo di Tripoli, che ora concorre a minacciare la stabilità della tregua. Se come sottolineato da molti giornali italiani, Di Maio punta alla ripresa dei vecchi accordi italo-libici firmati da Silvio Berlusconi, con l’obiettivo di dare nuovo impulso agli investimenti italiani nel paese, la missione italiana dovrebbe mirare anche a riguadagnare spazi di manovra e la perdita di influenza in un paese in bilico fra guerra e pace, ma strategico per l’Italia sotto molteplici punti di vista.
Missione in due tappe?
“L’Italia guarda con favore all’accordo raggiunto con Saleh per la promozione di un cessate-il-fuoco e lo sosteniamo. Crediamo anche, come diciamo da sempre, che debba cessare ogni interferenza esterna”: lo ha detto il titolare della Farnesina nel corso di un incontro con il premier del Gna Fayez al Serraj, il capo dell'Alto consiglio di Stato, Khaled al Mishri, il vice premier Ahmed Maitig e il presidente della Noc, Mustafa Sanalla. La missione italiana include anche un’altra tappa a Tobruk, nell’est della Libia, dove Di Maio incontrerà il presidente della Camera dei rappresentanti, Aguila Saleh. “La Libia per noi è un attore importante, uno snodo cruciale per costruire un nuovo modello” di sviluppo nel Mediterraneo, ha detto ancora Di Maio sottolineando: “Istituiremo la commissione” per le questioni economiche tra Italia e Libia “il prima possibile”, perché – aggiunge – “vogliamo che le imprese italiane vengano qui da noi per sostenere lo sviluppo e la crescita della Libia”. Sulle orme del trattato stipulato nel 2008 da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi, la prospettiva è quella di puntare sui progetti in sospeso della cosiddetta autostrada della pace e dell’aeroporto internazionale di Tripoli.
Lotta di potere a Tripoli?
Mentre la tregua langue, sono le problematiche quotidiane ad aver spinto nelle ultime settimane migliaia libici in piazza. La mancanza di stabilità, i continui blackout, l’aumento indiscriminato dei prezzi di beni e carburanti hanno portato gli abitanti a protestare. A tripoli, dove la presenza di milizie è capillare e puntella il fragile esecutivo di al Serraj, le manifestazioni di protesta sono state represse con la violenza. Pochi giorni dopo, il premier ha sospeso dal suo incarico Fathi Bashaga, potente ministro degli Interni e lo ha messo sotto inchiesta con l'accusa di non aver gestito adeguatamente le proteste anti-governative e anzi, secondo alcuni rumors, di averle incoraggiate. Una vera e propria resa dei conti, quella in corso tra il premier e il ministro – divenuto negli ultimi mesi l’interlocutore di Ankara a Tripoli e figura chiave, con cui anche l’Italia dialogava sul dossier migrazioni – che oltre a minare la stabilità interna al Gna complica ulteriormente le prospettive di pacificazione.
Italia: un nuovo approccio?
Dopo mesi di stallo, l’annuncio di un cessate-il-fuoco il 21 agosto scorso ha aperto all’Italia un’opportunità per riprendere posizione e riguadagnare l’influenza perduta nel paese. Dopo aver cercato sponde con il fronte di Khalifa Haftar, sostenuto da Parigi, Roma è tornata al fianco delle forze di Tripoli, che sta assistendo nello sminamento dei quartieri periferici della capitale.
Inoltre c’è il dossier migrazioni: a luglio, il governo italiano ha rinnovato un accordo sull'immigrazione secondo il quale Roma continuerà a finanziare la guardia costiera libica per limitare il flusso di migranti e rifugiati dal paese. Si tratta di uno dei temi più controversi nell’ambito dei rapporti tra i due paesi, poiché come confermato da alcune inchieste giornalistiche i fondi stanziati dall’Italia finirebbero nelle mani di trafficanti e milizie alimentando le violazioni dei diritti umani nel paese. Anche in questo senso dunque, la stabilizzazione della Libia è essenziale per gli interessi italiani, perché consente di individuare partner affidabili e chiamati a rispondere della gestione dei flussi migratori.
Ma il rinnovato dinamismo dell'Italia va inteso anche come la reazione ad un ‘riallineamento’ con i partner europei, Francia e Germania in primis, su obiettivi precisi: ridurre la dimensione internazionale del conflitto, favorire la ripresa della produzione petrolifera e contenere i flussi migratori. Last but not least, l’interesse comune di ridurre la crescente influenza di Ankara sulla sponda sud del Mediterraneo.
Il commento
Di Armando Sanguini, ex ambasciatore e Senior Advisor ISPI
“Il timing della visita di Di Maio rivela le preoccupazioni dell’Italia per le resistenze al cessate-il-fuoco annunciato la scorsa settimana. In questa fase, in cui la fragile tregua raggiunta va puntellata e sostenuta, la priorità va data al momento politico e alla mediazione. I progetti infrastrutturali e commerciali, di cui la stampa mette oggi in evidenza tutti gli aspetti, potranno essere solo una conseguenza successiva a quello che deve essere l’obiettivo principale: la pace”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)